Sicilia militarizzata: cancellare i trattati USA-Italia

Sicilia militarizzata in mano Yankee, piattaforma per le prossime guerre: è ora di cancellare i Trattati bilaterali USA-Italia che hanno apertamente violato il Trattato di Pace internazionale firmato a Parigi nel febbraio del 1947. E’ ora perché la crisi nei Paesi dell’area del Mediterraneo può, da un momento all’altro, travolgere la Sicilia, trasformandola in campo di battaglia. E’ ora che la Sicilia riacquisti la sua sovranità e torni ad essere, come nel passato, Terra di pace, Terra del dialogo fra le genti e le religioni.
Sergio Romano (giornalista, ex diplomatico, storico e scrittore) rispondendo ad un lettore, ieri sul “Corriere della Sera”, ha affermato: Le basi americane in Italia rappresentano un duplice problema. In primo luogo sono regolate da accordi largamente superati dalle condizioni e circostanze in cui stanno operando dopo la fine della Guerra fredda. Gli accordi garantiscono la continuità della sovranità italiana, ma dubito che il Dipartimento della Difesa, a Washington, presti a quelle intese una particolare attenzione (…) Quando furono create, all’inizio degli anni Cinquanta, vi era per i tutti membri della Nato uno stesso potenziale nemico; e le circostanze potevano giustificare qualche eccezione alla regola. Oggi, a meno che non si vogliano risvegliare le passioni della Guerra fredda, il nemico comune, dopo l’intervento dell’Isis in Iraq e in Siria, non è quello di allora. Ma gli Stati Uniti continuano a usare le loro basi, soprattutto nel Mediterraneo, come se i loro obiettivi fossero necessariamente quelli dell’Alleanza. Lo fecero contro la Libia di Gheddafi negli anni Ottanta (…) È giunta l’ora di rivedere gli accordi sulle basi. Non credo che l’Italia possa continuare a ospitare sul proprio territorio senza qualche necessario aggiornamento alcune enclave militari americane, strumento di una politica che non è sempre quella del suo governo”.
L’autorevole opinione di Sergio Romano rispecchia (purtroppo in difetto) la pesante situazione che si vive in Sicilia, dove la progressiva ed eccessiva proliferazione di installazioni militari statunitensi sembra fuori qualsiasi controllo, anche se non crediamo che chi governa attualmente il Paese e la Regione Siciliana possa essere all’oscuro di quanto accade nell’Isola. Risulta equivoco e ambiguo, infatti, il silenzio del premier Matteo Renzi e del governatore Rosario Crocetta sullo stato militare della Sicilia, da Sigonella al MUOS di Niscemi, da Augusta a Trapani, con un continuo potenziamento delle strutture esistenti, tenuto talmente riservato che potrebbe considerarsi segreto. Nessuno chiede una Commissione d’inchiesta, nessuno si domanda il perché Sigonella, Augusta e Trapani sono il punto focale di tutte le più importanti esercitazioni aeronavali e terrestri, solo pochi addetti ai lavori possono conoscere se in queste basi esistono depositi di ordigni atomici, mentre è noto il potenziale bellico costituito dai droni Global Hawks stanziati stabilmente a Sigonella, e il potenziale dei sottomarini nucleari USA che fanno regolarmente sosta ad Augusta, anche se poi resta ignoto il “vero” uso del MUOS di Niscemi.
Se Matteo Renzi e Rosario Crocetta tacciono sui pericoli che incombono sulla Sicilia, il Siciliano Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sembra ignorare la questione (almeno da quel che si può sapere) e quindi anche Lui resta in silenzio. Di conseguenza, chi dovrebbe parlare? Un parlamentare, un politico, un prete? E che potrebbero dire? Più che parlare, dovrebbero urlare, i Siciliani, ma prima dovrebbero risvegliarsi dal loro lungo torpore, riconquistare la loro dignità e – come dice il politologo Edward Luttwak – essere capaci di mandare tutti a casa e fare piazza pulita del lerciume che ha sommerso ogni cosa.
La questione di “rivedere” gli abusivi Trattati bilaterali USA-Italia (come sostiene Sergio Romano) s’impone, e noi diremmo s’impone con urgenza. Ma chi se ne farà carico?
Salvo Barbagallo
Fonte: 
www.lavocedellisola.it