C’era una volta.. La tonnara di Punta Tipa
Trapani e la sua provincia sono famose per le tonnare (Bonagia, San Cusumano e Favignana) ma non tutti sanno che la più antica in assoluto è stata realizzata nel diciassettesimo secolo a Punta Tipa, su un zona pianeggiante del promontorio proteso sul mare, a nord-est del nucleo urbano storico di Trapani tra la terraferma e il mare.
Anticamente appartenente al comune di Paceco ed attualmente nelle mani di un privato, la tonnara nei secoli passò più volte in mani diverse, dai conti Fardella alla famiglia romana dei Borghese, ai Serraino i quali, possedendo già delle tonnare a Tunisi, per allargare il loro commercio in prodotti ittici a Trapani affittarono l’immobile all’industriale Vito Tipa, che l’adibì come conservificio di prodotti ittici.
La tonnara è uno struggente esempio di archeologia industriale dimenticata dagli uomini, che, ancora oggi, si erge a rimembrare una tanto florida, quanto estinta, attività.
L’immobile occupava il piano terra al cui interno si trovava un ampio cortile circondato da grandi stanze, a primo piano si trovavano gli alloggi per i dipendenti. Sul davanti dell’edificio si ergeva una piccola chiesa, la “Chiesetta di San Giuliano”, affianco vi era una antica torre di avvistamento, forse quella è una della cinque torri che costituiscono l’emblema della città?.
Lo stabilimento lavorava e vendeva il pescato favorendo un forte legame tra terra e mare, dato dal materiale ricavato dall’entroterra, i tufi provenienti dalle cave, e ciò che offriva il mare: i tonni.
È bene ricordare tutte le donne e le ragazze che lavoravano nello stabilimento per la cottura del tonno e la produzione dello “scapece” in scatola, così veniva chiamato in dialetto il tonno in lattina. Di tutto il pescato del tonno, una parte era venduto fresco nei mercati, non solo trapanesi ma anche siciliani e nazionali, mentre la maggior parte veniva cotto e insaccato. A Trapani la “tonnina” fresca veniva chiamata la “carne dei poveri” perché costava poco. Il tonno nello stabilimento veniva bollito secondo la tradizione dai “cammarioti” che cucinavano e salavano la tonnina, e tutte le interiora, in una grande pentola di rame rosso stagnato, con acqua dolce e salata.
Il tonno, come suol dirsi, è come il maiale, di esso non si butta niente: sott’olio, in salamoia, con l’aggiunta di pepe nero, salsiccia di tonno (comunemente chiamata “ficazza”), l’uovo di tonno (che è una vera bontà per gli intenditori e data la sua rarità è anche assai costoso), la bottarga, il mosciame e il lattume.
La tonnara, purtroppo, è chiusa dal lontano 1961, infatti ormai è una struttura fatiscente e in attesa di recupero, prima di una totale e definitiva perdita. Da una interrogazione fatta al Sindaco, Vito Damiano, per la messa in sicurezza dell’immobile e delle aree limitrofe è emerso che l’edificio è proprietà privata, per cui il comune non può intervenire.
Anche questo pezzo di storia trapanese verrà dimenticata?