JeSuisHongrois (Siamo Ungheresi)
JeSuisHongrois, abbiamo titolato, per esprimere la nostra attenzione all’iniziativa del solito “discusso” primo ministro ungherese, Victor Orban, che la scorsa settimana ha indetto una consultazione nazionale, una specie di referendum, che del referendum non porta però l’implicito valore legale, dal titolo ” immigrazione e terrorismo”.
Apriti cielo… già la sola equazione sillogica tra terrorismo e immigrazione ha scatenato le proteste delle cancellerie europee – al servizio di quel paneuropeismo che intende cancellare le sovranità degli Stati Nazione, creare un popolo transegentico, istituire il meticciato e livellare i valori occidentali verso le sfere di un consumismo e di un mercato senza regole – ma soprattutto di ong terzomondiste, croci rosse, misericordie, e cooperative dell’accoglienza benevola che, dalla vicenda dei richiedenti asilo, hanno costruito la loro fortuna favorendo però criminalità e mafie scafiste, senza neanche averne piena consapevolezza… forse.
Il quasi referendum che il “pessimo” Orban ha proposto agli ungheresi rappresenta, in definitiva, una specie di smarcamento degli ungheresi dalle imposizioni dell’ortodossia europea del politicamente corretto e dimostra che ormai bisogna concentrare il dibattito su tutte le implicazioni del fenomeno dell’immigrazione per cercare le soluzioni possibili e poter affermare l’autonomia intellettuale di uno Stato nazione
Infatti i 12 quesiti referendari proposti agli ungheresi sembrano andare oltre il tema del contrasto al terrorismo e tendono a identificare nuove strategie e una nuova gestione delle politiche dell’accoglienza.
Si suggerisce ad esempio l’obbligo per i richiedenti asilo di contribuire essi stessi alle loro spese di soggiorno, in definitiva il pagamento di una specie di tassa di soggiorno attraverso la prestazione di lavori di interesse generale come la manutenzione di strade, palazzi, ferrovie, verde pubblico parchi cittadini eccetera.
E questo non può ritenersi assolutamente scandaloso, anzi costituirebbe una prima scrematura per verificare l’effettiva volontà di integrazione dei richiedenti asilo, senza accampare i falsi alibi dell’indigenza e della persecuzione politica per aprire i chiavistelli dissaldati di un’Europa già di per se stessa gruviera.
Ormai stiamo vivendo un’epoca tragica, e questo da quando lo Stato nazione si è trasformato da res unica in res universalis, da bene originario a bene a disposizione di tutti e da quando i governi hanno subordinato la gerarchia degli interessi dei cittadini alle imposizioni di una inavvertita, peraltro, entità sovranazionale, tradendo la natura stessa del loro compito che dovrebbe essere quello di assicurare la sicurezza, il benessere del cittadino e soprattutto la sua unità politica di fronte alle contrapposizioni che la globalizzazione fatalmente impone.
Qualche anno fa un presidente della repubblica francese, uno dei maggiori campioni della dottrina progressista , aveva dichiarato che ” les États ont un certain droit à l’indifférence ” vincolando in definitiva, ogni intervento dello Stato nei campi dei rapporti internazionali, ma implicitamente anche in quelli delle migrazioni e dell’accoglienza, al mero interesse nazionale, alla soddisfazione delle esigenze nazionali, al di là di ogni buonismo terzomondista e progressista. Lui, questo, poteva dirlo perché coperto dall’immunità… progressista.
Victor Orban, – che ha ri-scritto la costituzione, che è uscito dall’euro, che ha imposto il controllo, attraverso il parlamento, delle nomine e delle attività della banca centrale ungherese – …. no.
Eugenio Preta