Elezioni Comites: a quando le dimissioni di Gentiloni e del suo sodale Giro?
Si è consumato nell’indifferenza generale più assoluta il voto degli italiani residenti all’estero per il rinnovo dei Comites, gli organismi di rappresentanza consolare, rinnovo atteso da più di 10 anni… ed oggi torniamo a constatare che un’altra beffa si è consumata a danno dei cittadini italiani. Alla luce dei risultati L’Altra Sicilia chiede urgentemente le dimissioni di Gentiloni e di Giro.
Come L’Altra Sicilia ci siamo opposti, soprattutto a queste ultime elezioni, e questo per diverse ragioni.
Innanzitutto perché pur presenti da anni – direttamente eletti dove ci siamo presentati dopo campagne elettorali con pochi mezzi, contro liste foraggiate dai partiti nazionali, dai patronati e dalle associazioni cattoliche – abbiamo verificato per esperienza diretta la difficoltà del dialogo con chi riteneva di essere depositario unico ed accreditato della volontà di tutta la comunità emigrata.
In secondo luogo perché, dall’interno dei vari Comites, abbiamo sperimentato la difficoltà di un loro efficace funzionamento, dovuto certo alla carenza dei fondi allocati, ma anche alla destinazione decisa solo dalle Presidenze maggioritarie secondo interessi particolari e non secondo le vere esigenze della Comunità emigrata.
Terzo perché, pur sollecitati dai vari Consolati a fare opera di convincimento presso la comunità emigrata per l’iscrizione nelle liste, abbiamo sin da subito contestato questo metodo sudamericano (una volta) di fare applicare un diritto costituzionale, quello del voto.
In quale Paese infatti il diritto di voto, diritto fondamentale, non è applicato automaticamente ma si chiede ai cittadini, già iscritti all’Aire, di farsi riconoscere presso i consolati o le rappresentanze consolari per poter ricevere (bontà loro) i plichi elettorali per corrispondenza?
E qui dobbiamo aprire un’altra nota dolente. Ma quale sicurezza ci può essere in un invio di materiale elettorale importante come le schede per il voto, fatto per posta ordinaria? Possibile ci siamo detti, che recidivando diabolicamente, dobbiamo ripetere, coscienti, i brogli e le magagne riscontrati nell’esplicazione del voto all’estero, la sciagurata legge che ha di fatto costituito una categoria di serie B, quella del cittadino che vive ed opera all’estero?
L’Altra Sicilia non solo ha rifiutato di prestarsi a questa ennesima truffa che si operava sulle comunità emigrate ma ha deciso di fare massiccia campagna di sensibilizzazione al diritto di voto negato, chiedendo di ignorare questo appuntamento elettorale, tra l’altro tardivo, operato senza senno e illegittimo dal punto di vista costituzionale.
Oggi, a risultati ormai conosciuti, appare lampante e desolante una considerazione: quella della scarsissima partecipazione al voto, oltre a quella dell’interesse che questa “particolare tenzone” ha scatenato tra le comunità emigrate orbeterrarum: solo 243mila votanti, quindi pochissimi interessati forse, a fronte dei quasi 2milioni di aventi diritto, uno scarso 6%, raggiunto pero’ solo grazie alla partecipazione delle comunità emigrate soprattutto in America e Sudamerica, perché se teniamo conto dei dati che riguardano l’Europa, ci si ferma tragicamente ad un misero e stentato 1%.
L’Altra Sicilia urla oggi la sua rabbia e chiede senza appello al Ministro degli esteri di trovare un momento di dignità e di rassegnare le dimissioni per incapacità e peggio per essersi affidato ad un sottosegretario solo tecnico di un governo che sembra non tenere in nessun conto le esigenze e i bisogni delle comunità costrette alla diaspora e a vivere lontano dalla loro Patria.
Dimissioni che devono interessare anche e soprattutto il sottosegretario Giro, il tecnico che aveva la responsabilità delle procedure di voto; lo impongono i risultati ottenuti, le liste presentate, al di là dei trionfalismi di patronati e associazioni cattoliche che si intestano una vittoria che esprime solo un dato inconfutabile: il rifiuto delle comunità emigrate di abdicare al loro diritto di voto e di accettare di venire rappresentati solo da poche decine di candidati.
Analizzare le ragioni di questa bocciatura del voto potrebbe fare oggetto di futuri studi sociologici su Diaspore ed emigrazioni, noi, più semplicemente, osserviamo che, e ricompaiono come “Lazzari” , proprio quegli enti gestori che per decenza, per equità inconfutabile e per incompatibilità (e per cecità di un ministro che ne avrebbe dovuto decidere l’incandidabilità) non avrebbero dovuto mai neanche essere ammessi alla candidatura proprio per incompatibilità tra quello che fanno quotidianamente e quello che vorrebbero decidere istituzionalmente.
In un paese decente, a fronte del palese flop registrato dalle operazioni di voto, ma soprattutto dallo scarso interesse dimostrato dai cittadini, il ministro avrebbe dovuto già presentarsi dimissionario, o se non lui, per decenza, almeno il sottosegretario che ha competenza per gli italiani all’estero. Ma le autorità sembra oggi abbiano deciso che gli italiani all’estero sono una categoria da cancellare, e se ne fregano, ma, così come appare dal voto Comites, gli italiani, della Patria lontana…. pure.
eugenio preta