Oui, je suis “regionale”, je suis “forestale”, je suis “dipendente delle partecipate” e così via
Non so se è di interesse giornalistico o no e non me ne importa nulla. Non so se è popolare o no, in questa Sicilia incattivìta dal bisogno. Non me ne importa nulla. Quando vedo i potenti, i privilegiati dalla partitocrazia e dall’usurocrazia, o qualche giornalista compiacente e “a libro paga” aggredire, linciare, categorie socialmente deboli e indifese, additarle al pubblico ludibrio, come la madre di tutte le sventure, facendo credere a tutti gli altri siciliani, imprenditori, professionisti o disoccupati, che – se non fosse per questi – chissà in quale paese di bengodi ci avrebbero traghettato, allora letteralmente ribolle il sangue. Aggredire i deboli da parte dei forti, forti quanto inetti e parassiti, è qualcosa che di per sé grida vendetta.
Oggi l’unica politica accattona di cui dovremmo liberarci è quella dei privilegi di politici che non hanno lavorato un’ora in vita loro, e che fanno avanti e indietro da Roma per essere “infeudati” da questo o quel potente. E con loro dei falsi professionisti e dei servili “intellettuali” che affollano le stanze del potere. Guardateli bene. Sono loro gli unici che oggi stanno bene in Sicilia, gli unici che sorridono, sulle spalle di tutti gli altri, ma proprio di tutti: da chi ha la partita IVA a chi è, o vorrebbe essere, lavoratore dipendente, da chi gravita nella sfera del pubblico, a chi nel privato.
Badiamo bene: contro i privilegi lo siamo tutti, e personalmente credo che, se la Sicilia disponesse delle proprie risorse, dovrebbe progressivamente dotarsi di una PA molto leggera, selezionata esclusivamente con pubblici concorsi, preparata, motivata e, laddove lo merita, anche valorizzata economicamente. Ma qui non c’è in vista alcuna modernizzazione: solo tagli, tagli e ancora tagli all’infinito, fino allo smantellamento totale dei servizi pubblici indivisibili, con conseguenze irresponsabili.
La Regione è per lo Stato quello che lo Stato greco è per la Trojka. Nelle sue mani nessuno si salverà. Siamo un paese occupato da una potenza straniera con un governo di collaborazionisti. Sono interessati a tutte le nostre risorse, niente di più, niente di meno. Ci sono solo due alternative: accettare, alzando bandiera bianca, come fa l’attuale governo, qualunque richiesta venga dai rapinatori della Penisola, ovvero ribellarsi, ma ribellarsi veramente, pronti a tutte le evenienze.
Si tenta di fare un bilancio regionale, in queste settimane, mentre tutte le risorse tributarie maturate in Sicilia sono detratte dalla Sicilia e dirottate allo Stato, come abbiamo più volte denunciato. Quadratura del cerchio impossibile. Ma il Commissario Baccei è venuto proprio per questo. Non si tratta di togliere qualche piccolo residuo privilegio del passato, che nessuno vuole difendere, ma di tagliare con l’accetta stipendi e pensioni dei dipendenti regionali, sia di quelli che il loro lavoro lo fanno male, sia di quelli che invece lo fanno più o meno bene, nonostante tutto, cercando di fare andare avanti la baracca, andando dietro a leggi regionali, circolari, delibere di giunta, e decisioni erratiche del presidente di turno, che si contraddicono tutte e si sovrappongono l’una con l’altra. Dipendenti la cui funzione ormai non è più quella di far funzionare la macchina amministrativa ma di fare da capro espiatorio per le insipienze del governo. Si chiudono le Terme di Sciacca con tanto di delega del Presidente della Regione? Dal Governo si alzano voci per rinnegare quella delega e si annunziano ispezioni interne per “inchiummare” il funzionario di turno, o – perché no – il liquidatore. Insomma la politica non è in grado di mantenere un gioiello, una fonte inesauribile di risorse come le Terme di Sciacca, si fanno andare a spasso i lavoratori (assunti clientelarmente? a questo punto “chissenefrega”, fate i concorsi se avete gli attributi), e poi si dice “non sono stato io, ma chi è stato? cerchiamo il colpevole di turno”. In questa Sicilia sotto il doppio tallone della Trojka e dell’Italia, si è bravi solo quando si licenziano le persone, e si va nel penale quando le si assumono. E’ il mondo al contrario. SI chiudono le province; e i dipendenti delle partecipate? Ops, che sbadati! Non ci avevamo pensato, come con gli esodati della Fornero… Tutti a casa. C’est plus facile! O vorreste mantenere questo assurdo, anacronistico, intollerabile, privilegio, chiamato stipendio?
Cari dipendenti regionali, se fosse per togliere qualche privilegio a qualche funzionario di alto livello che striscia nelle anticamere dei politici, oggi non vi difenderei proprio per niente. Ma il vero fatto è che vogliono decimarvi, licenziarvi, magari a poco a poco, e, per quelli che restano, umiliarvi a vita, trasformarvi in schiavi indifferenziati da 1.200 euro al mese e senza diritto a pensione. Se date loro tempo è lì che arriverete tutti, colpevoli del vostro “parruccone” sicilianismo autonomista. Praticamente vi stanno istigando al Separatismo pensando che siate fatti di mollica di pane e che assorbirete, alla fine, qualunque colpo. Se uniste le forze, voi e tutti i “licenziandi”, sareste invece una massa di dimensioni incalcolabili. Fareste tremare l’Italia e l’Europa, e invece…magari ancora date retta a qualche sindacalista di vecchio stampo che fa il doppio gioco per garantirsi la solita carriera politica.
Mai, in 70 anni circa di vita repubblicana, si era visto un attacco tanto indiscriminato contro la Sicilia in quanto tale. Ma reagite una volta buona! Voltate PER SEMPRE le spalle a partiti e sindacati italiani. Organizzatevi. La Sicilia ha bisogno di voi, della vostra rabbia, della vostra disperazione.
E a tutti gli altri una preghiera. Non date retta alla demagogia di questi quattro mantenuti che occupano le stanze del potere e che ogni giorno svendono all’esterno la vostra e la nostra patria.
Il loro motto, dai tempi degli antichi romani, è “divide et impera”. Il dipendente degli enti locali non applauda al sacco della Regione, delle Province e delle partecipate. Dopo tocca a lui. I Comuni boccheggiano per colpa della stessa mano che ha chiuso il rubinetto della finanza regionale e locale per dirottare tutto a Roma.
Il dipendente privato e l’imprenditore non festeggino per qualche rancore lontano o vicino che la PA siciliana si è giustamente meritato. Questo giro di vite farà crollare la domanda interna e la sua impresa chiuderà, e i lavoratori, questa volta quelli privati, andranno a spasso più in fretta di quelli pubblici. Se non c’è un’economia pubblica, anche il privato si ferma in un’economia moderna. Statene certi.
Forse potrebbe gioirne qualche esportatore o operatore turistico? Gli unici che non dipendono dalla domanda interna…Ma, col collasso dei servizi pubblici che questa dannata austerità si porta dietro, anche per lui sarà la fine. Guardiamo al disastro nella gestione dei rifiuti denunciato da poco dall’ex assessore Marino. Ma che turisti dobbiamo attrarre lasciando accumulare la spazzatura, privatizzando e facendo aumentare il costo dell’acqua, chiudendo le linee di trasporto interno?
Il vero fatto, cari Siciliani, è che oggi, tranne i pochi manutengoli del potere, siamo tutti sulla stessa barca. E se non facciamo capire ORA, SUBITO, che la Sicilia non ci sta, che questi politici siciliani solo d’anagrafe, ministri o sottosegretari che siano, non ci rappresentano affatto, domani non potremo più farlo. Saremo spacciati. Non più “i nostri figli”, come spesso si dice. Ma proprio noi, direttamente, e tutti: compresi i pochi dipendenti dello Stato (scuola, università, giustizia, agenzia entrate) che vedranno quante belle attenzioni dedicherà a loro il governo del “nuovo che avanza”.
Dobbiamo spezzare gli steccati che ci dividono, cominciare ad essere solidali gli uni con gli altri. Io oggi, nel mio piccolo, lo sono con tutti i dipendenti regionali, provinciali, pararegionali, e paraprovinciali aggrediti. Io oggi mi sento uno di loro. Non so dire o fare altro. Ma è un cambio di cultura che si impone.
E mi raccomando: tra poco si rinnovano alcuni Comuni importanti. E se la società avesse la forza di toglierli ai partiti per mezzo di vere liste civiche? Forse si comincerebbero a preoccupare, forse li arresteremmo. Chissà che da un’altra Agrigento e da un’altra Enna non cominci la liberazione della Sicilia. Ma c’è chi vuole tentarla questa resistenza?
P.S. Dopo la vicenda Helg non parlatemi più di antimafia. Quando ne parlano i magistrati della procura mi metto ancora sull’attenti. Quando ne parlano politici, burocrati, e rappresentanti di corporazioni imprenditoriali interessate, perdonatemi, ormai mi giro dall’altro lato.
Massimo Costa