Si stringe la tenaglia sulla Sicilia di Massimo Costa*
La realtà non è quella che sembra. Attenzione a quello che sta accadendo in questi giorni e in questi mesi. Vi proponiamo una nostra ricostruzione, tutt’altro che rassicurante. Fra pochi mesi vediamo se abbiamo “azzeccato” (spero, davvero, di sbagliarmi). Successo della Sicilia per la recente sentenza che “abolisce” il Commissario dello Stato? Risveglio della Sicilia con Baccei che imputa a bilancio entrate in “pre-contenzioso”? Ma quando mai! E’ tutta una messa in scena. L’obiettivo reale è la SOLUZIONE FINALE per la Sicilia. Abbiate la pazienza di seguirmi e di mettere insieme i seguenti elementi.
Crocetta rinuncia “misteriosamente” ai proventi di tutti i contenziosi vinti e a vincersi dalla Sicilia nei confronti dello Stato nel momento più difficile per i conti pubblici in Sicilia.
Una sentenza “misteriosa” della Corte Costituzionale abroga 4 articoli dello Statuto speciale e, con questi, archivia sbrigativamente la figura del Commissario dello Stato, attribuendo al Governo, e quindi al Ministro Del Rio, la facoltà di impugnare le leggi della Regione.
Lo stesso Ministro Del Rio, supera la fase di “commissariamento soft” che va avanti dal 2012, e nomina direttamente un suo uomo, Baccei, ad Assessore all’Economia, con l’esautoramento sostanziale e definitivo del Presidente della Regione eletto al quale resta la competenza di “andare da Giletti” e parlare di antimafia.
Dopo averlo sapientemente pilotato da sempre, giunge finalmente il “dissesto” di Riscossione Sicilia, il Consiglio di Amministrazione si dimette in blocco. Riscossione Sicilia è oggi già virtualmente chiusa ed assorbita da Equitalia, togliendo alla Regione l’ultimo polmone di finanza autonoma, l’ultimo residuo del secondo comma dell’art. 37 dello Statuto in qualche modo applicato.
Il decreto-irpef dà il colpo di grazia alle finanze siciliane, dirottando sui versamenti telematici, e quindi allo Stato, il 90 % delle entrate naturali della Regione, dopo un lungo e lento stritolamento, iniziato nel 2012, che qui non mette conto neanche richiamare.
Prima conseguenza, ovvia: il bilancio 2015 non si può nemmeno abbozzare. Lo strangolamento finanziario è ormai totale. Ma l’obiettivo vero dello Stato-”nemico”, quello non dichiarato, non è questo. C’è dell’altro.
Viene nominato a Presidente della bicamerale per le Regioni un noto siciliano “collaborazionista” (come fecero con La Loggia ai tempi del federalismo fiscale “presunto”), D’Alia, la cui primissima dichiarazione è quella secondo cui le “autonomie speciali”, specialmente “alcune”, vanno superate.
L’Assessore-Presidente ombra, infine, vara una legge “monstruum” di esercizio provvisorio, approfittando della “provvida” eliminazione per tempo del Commissario dello Stato (chi aveva detto che era una “vittoria dell’autonomia”?), e quindi potendola fare andare comunque in gazzetta ed essere efficace. Cosa c’è di mostruoso in questa legge? Due cose: primo, si dilaziona, caso unico in Italia, l’attuazione della L. 196/09 sulla nuova contabilità degli enti pubblici, che dal 2015 quindi varrà per tutte le aziende pubbliche italiane, per tutte tranne DUE, lo Stato italiano e la Regione siciliana, entrambe tecnicamente fallite, ma intenzionate a “nascondere” per altri 12 mesi la polvere sotto il tappeto (in attesa di che? questo mi sfugge); secondo, inventando una parola mai sentita in vita mia: il “PRE-CONTENZIOSO” (?!).
Non so bene cosa sia. Tecnicamente o c’è il contenzioso, o non c’è. L’Assessore Armao impugnava le finanziarie dello Stato davanti alla Corte Costituzionale (quello ERA contenzioso), l’Assessore Baccei rinuncia al contenzioso in essere, e iscrive in entrata entrate “presunte”, che potrebbero realizzarsi SE qualcuno intanto le chiedesse, e SE la Commissione Paritetica emanasse i relativi decreti attuativi.
La Regione NON HA la facoltà di stravolgere le leggi di bilancio al punto di mettere in attivo entrate presunte, che peraltro lo Stato NON HA A SUA VOLTA. Ma non è questo il punto! Dire che la Regione non lo può fare, o che lo Stato, ormai fallito, non può permettersi di restituire dei furti alla Sicilia nemmeno un centesimo, perché in cassa non c’è nulla, ebbene tutto ciò è fuorviante. Il vero punto è un altro, cari lettori. Il punto è che Baccei ha CERTAMENTE CONCERTATO CON ROMA, questa mossa.
E Del Rio, quindi, la conosce perfettamente. Non c’è, non può esserci a logica, alcuna sfida tra Baccei e Del Rio, non siamo stupidi!
Ma sarà lo stesso Del Rio, con il quale questa mossa è stata concordata, che se ne servirà per dare alla Sicilia il colpo di grazia finale.
Il Ministero per gli affari regionali impugnerà la legge che autorizza l’esercizio provvisorio, manifestamente incostituzionale, e la impugnerà ex tunc, diffidando la Regione dal dare seguito alla stessa, a pena di risponderne personalmente.
A quel punto Baccei, sconcertato (per finta), si dimetterà. La Regione cadrà nella paralisi più totale.
Nel frattempo i pogrom quotidiani contro la Sicilia riprenderanno. L’Autonomia Siciliana sarà linciata come non mai, posta sul banco degli imputati. Giornaii, giornalisti, sindacalisti, politici, persino qualche regista, specialmente siciliani, saranno precettati per la sollevazione “colorata” contro l’Autonomia, che sarà considerata la madre di questa catastrofe e di tutti mali della Sicilia (e forse anche del mondo). Si spiegherà a 100.000 siciliani che resteranno senza stipendio che la colpa è della Sicilia, dello Statuto e della Sua Autonomia.
Tutti ne chiederanno a gran voce la soppressione, forse anche scendendo per strada.
Il Governo raccoglierà pietosamente questo invito. Commissarierà la Regione, ma non indirà le nuove elezioni. Farà votare a tamburo battente una legge costituzionale specialissima con cui si revoca l’Autonomia speciale e si dilazionano di un anno le elezioni della nuova Regione, questa volta completamente castrata, svuotata di ogni risorsa e a statuto ordinario, dove la normalizzazione della Rivolta scoppiata nel 1943 dovrebbe trovare il suo definitivo compimento.
Conservate questa profezia. Secondo me non arriviamo a giugno con lo Statuto speciale.
La soluzione finale è stata decisa già nell’estate del 2012, quando la Sicilia ebbe l’ardire di chiedere semplicemente quello che le spettava. Per due anni si è semplicemente galleggiato, sia perché altre emergenze scuotevano l’Italia, sia perché bisognava ancora esaurire, poco a poco, tutte le residue energie finanziarie della Regione, bisognava affamarla con mille attenzioni, soprattutto con il “contributo della Regione alla sostenibilità delle finanze nazionali” (più di un miliardo l’anno dato come colpi di maglio dal 2013 in poi).
E’ stato Renzi, uno dei Presidenti in assoluto più anti-siciliani della storia, a voler chiudere definitivamente i conti. Lo scippo dei fondi nazionali, l’esclusione da ogni investimento nello sblocca-Italia, persino le provocazioni sulle Olimpiadi, dalle quali sarebbe espressamente esclusa la Sicilia, danno un’idea del clima che si sta creando.
Tra il 2015 e il 2016 si dovrebbe consumare sotto i nostri occhi un vero e proprio genocidio da lungo pianificato e con effetti devastanti e definitivi. Della Sicilia resterà un cumulo di macerie. A meno che… non ci si metta di mezzo la Vergine Odigitria, la “Bedda Matri” protettrice della Sicilia, e qualcuno non li “sgami” prima o qualcosa in questo piano non funzioni o qualcuno in Sicilia non cominci a scuotere il giogo e cominci a identificare nemici e, soprattutto, traditori. Se questo non dovesse accadere prepariamoci alla catastrofe: collasso dei servizi pubblici, centinaia di migliaia di persone senza reddito, disordini e insicurezza, mancanza di qualsiasi prospettiva per 3 o 4 decenni a venire. Grazie Renzi! Grazie Crocetta! E soprattutto grazie, grazie, grazie di cuore, a tutti i Siciliani, “sperti”, imprenditori, intellettuali, politici rampanti o professori universitari, che in un modo o nell’altro avranno contribuito a raggiungere questo prezioso risultato.
* docente di Economia Aziendale presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università degli Studi di Palermo