Se avessi cercato
Si racconta che Cortez, il killer degli Atzechi, vedendo Montezuma disteso sulla sabbia con i suoi tesori fosse immediatamente preso dall’idea del divino, e che lui, assassino per volontà della cattolicissima regina di Spagna, si fosse lasciato sfuggire una frase diventata emblematica di tutto il periodo dei conquistadores: “e se fossi andato alla ricerca di un DIO e l’avessi trovato proprio qui? …”
Ecco, la ricerca del Dio, della verità dentro noi stessi o nelle azioni che compiamo per dovere o per delizia; la ricerca di qualcosa di grandioso, oro o incenso, che non possiamo toccare eppure sentiamo che esiste e che, pur gente distratta da tv e dai mercati di stracci, cerchiamo profondamente e involontariamente dentro noi stessi.
Forse l’atmosfera di un Natale ormai tramontato nella crisi economica delle famiglie, forse una certo patetismo che il periodo veicola per la possibilità di un ritorno a casa di noi siciliani, figli della Diaspora, ci porta ad elevare un po’ il tono del discorrere e ci fa arrestare al limite sempre meno frequentato delle coscienze.
Eppure in mezzo a eccidi, crisi economiche, viaggi istituzionali, jobs act o elezioni regionali vinte, perse o pareggiate, l’aria di casa ed i suoi odori diventano un momento di riflessione per tutti, forse patetico ma assolutamente vero e necessario.
Stride in questo bisogno di assoluto, almeno per una notte dell’anno, il rumore di quanti rimangono ancorati all’effimero, di quanti cercano di allinearsi al nuovo obbligatorio, di quanti si dimostrano pure disponibili a mettere da parte le cose in cui hanno creduto e che li hanno fatti adulti, ora pur responsabili di istituzioni, di Chiese o di famiglie.
Stride il relativismo che ci avvinghia e ci fa lasciar correre come fossero cosa normalissime, in linea con il mondo che viviamo, le tante miserie compiute nel nome di una nuova società che si vuole imporre nel sentire umano, l’uomo nuovo senza sesso senza ideologia ma soprattutto senza fede, materialista e senza valori e senza storia, ormai livellati verso il basso.
Pare ad esempio che a Taormina, il sindaco abbia sospeso ogni iniziativa in preparazione dei festeggiamenti del Santo Natale e che lo abbia giustificato dalla mancanza di fondi. Certo il periodo non è molto florido, ma è Natale diciamo noi e, se proprio non volessimo fare letteratura ed esporci alle critiche del politicamente corretto ricordando la venuta del Cristo, potremmo semplicemente addurre ragioni di convenienza economica per la cittadina, ricordando l’indotto economico che creerebbe l’esporre l’Albero o il Presepe in un clima di manifestazioni Natalizie, stelle filanti e luminarie in una cittadina che di turismo vive per quasi 12 mesi all’anno, un’aria natalizia che servirebbe ad invogliare ancora più turisti e visitatori in provenienza dall’al di quà e dall’al di là del faro.
Ma ci sorge spontaneo il dubbio che sia proprio il simbolo cristiano del natale a venire contestato, la necessità purtroppo sempre più condivisa di non dover più associare a questo periodo simbologie religiose, come invece è stato fatto per anni. Ci sembra che anche la nostra Chiesa abbia abbassato le braccia ed accetti supinamente le imposizioni della modernità, l’uomo nuovo senza qualità, il politicamente corretto con la relativa messa in mora del sacrificio e dell’applicazione meditata.
Ma che lezione dalla Russia…Dalla navicella spaziale dove gli astronauti vivono direttamente a contatto con i segreti del cielo piu’ alto, tra le meravigliose diapositive di panorami intoccabili che giungono sulla Terra, spunta l’immagine di un crocifisso e delle sacre icone della ortodossia russa.
Dalla Scienza all’uomo, e lo scienziato restituisce ogni onore al Pantacreatore, all’artefice di tanta bellezza manifestando la sua fede senza remore o paure e soprattutto senza l’obbligo di schierarsi dalla parte dell’uomo nuovo che livella a modelli particolari la sua storia togliendole ogni universalità.
Mentre l’avamposto dell’uomo nell’infinito trova nella Croce il riferimento alla riconoscenza e alla fede, nella Terra bassa riusciamo pure a togliere questo simbolo da scuole e tribunali…
Là nei segreti del cosmo si trova il modo di celebrare il Pantacreatore, qui nella quotidianità più banale, non riusciamo ad altro che ad offenderlo….
eugenio preta