I simboli dell’identità

L'Altra SiciliaUno degli elementi tipici dell’Autonomia Siciliana che più la distingue da forme semplicemente burocratiche della stessa è la presenza di alcuni istituti propri di un’entità sovrana. La “sovranità” è qualcosa in più del federalismo e qualcosa in meno dell’indipendentismo; è una sorta di “indipendenza potenziale”, di riconosciuta soggettualità storica ed internazionale. Senza questi simboli la Sicilia non sarà una vera comunità politica autonoma, ma solo une dei tanti enti locali di cui si compone la Repubblica Italiana.

In breve, i simboli di questa identità dovranno essere:

  • l’essere Stato e non semplice Regione;
  • il nome ufficiale di Stato di Sicilia (assonante con il cessato Regno di Sicilia di cui rappresenta la continuazione ideale) e l’esplicitazione del rapporto “confederale” con lo Stato italiano;
  • lo Stemma (non quello attuale, senza storia, che verrebbe assorbito dalla bandiera, né l’inutile “gonfalone”, tipico di entità amministrative minori e copiato nientemeno che dalla “regione militare Sicilia”, cioè dall’araldica militare): quello storica del Regno di Sicilia: in questo stemma si fece la Rivoluzione deI Vespro, questo stemma duro’ finché visse lo Stato indipendente di Sicilia;
  • la bandiera (quella attuale, che rappresenta l’antichissima Trinacria e che fu in fondo quella del nazionalismo del 1943-1947);
  • l’Inno (da scegliere con attenzione e da comporre in ogni casa in lingua siciliana): sembra quanto mena discutibile quello attuale che, senza motivo, si riallaccia a “Fratelli d’Italia” e, implicitamente ci fa “schiavi di Roma”, ciò che proprio non pare il caso;
  • la presenza di giornate festive “nazionali”, da recuperare, in tutto o in parte, dalle c.d. festività soppresse:
    1. 31 marzo, FESTA DEL VESPRO;
    2. 15 maggio, FESTA DELL’AUTONOMIA;
    3. 2 novembre, RICORRENZA POPOLARE DEI “MORTI”;
  • la facoltà (per ora pare opportuno soltanto ciò) di potersi dotare di rappresentanze sportive autonome attraverso l’autonomia riconosciuta nell’ordinamento sportivo;
  • la dizione ufficiale di “Capitale” per la città di Palermo;
  • la dizione ufficiale di ”Parlamento di Sicilia” per l’organo legislativo e la sua equiparazione a tutti gli effetti con il Parlamento nazionale;
  • la dizione ufficiale di Governo per l’esecutivo dello Stato di Sicilia e di ”Presidente dello Stato” (non ”Presidente regionale” o “Governatore”) per il primo cittadino;
  • l’istituzione della “cittadinanza siciliana” per tutti i cittadini italiani residenti in Sicilia e per i Siciliani in Italia e nel mondo;
  • la promozione della “lingua siciliana unificata” ed il suo uso come lingua amministrativa a fianco dell’italiano, la sua promozione come lingua di comunicazione di massa, il suo insegnamento obbligatorio nelle scuole di ogni ordine e grado;
  • la costituzione di una commissione per la revisione generalizzata della toponomastica di vie, infrastrutture, scuole, etc., ancora improntata in senso coloniale (i vari “Garibaldi”, ”Vittorio Emanuele”, ”Roma” e cosi’ via);
  • la legge elettorale orientata al fine di evitare l’elezione diretta del premier (come per i Comuni ed altri enti locali, comprese le Regioni a statuto ordinario) in quanto si tratta di carica politica e non amministrativa, per la quale è bene sottolineare la centralità del Parlamento (sia pure dotato di stabili maggioranze attraverso un sistema sostanzialmente maggioritario) e lo sdoppiamento, altresì, delle funzioni esecutive da quelle di rappresentanza istituzionale, affidate queste ultime al Presidente dello Stato;
  • la presenza di un’organo giurisdizionale “terzo” per i conflitti di competenza e la natura “pattizia” dello Statuto- Trattato-Costituzione;
  • la presenza stabile di un rappresentante del Governo di Sicilia nel Consiglio dei Ministri italiano;
  • la presenza di un sistema di rappresentanze diplomatiche (con funzioni di promozione economica e scambi culturali);
  • l’istituzionalizzazione, nel quadro di cui al punto precedente, delle “Case Sicilia” in Italia e all’estero come punto di raccordo delle comunità siciliane nel mondo, con organi elettivi da parte delle stesse comunità;
  • la totale autonomia del sistema della giustizia amministrativa (con l’attuale CGA, ridenominato “Consiglio di Stato Siciliano”, e il ricorso straordinario al Presidente dello Stato di Sicilia);
  • la quasi totale autonomia di politica economica nei termini sotto specificati;
  • la presenza di onorificenze specifiche dello Stato di Sicilia;
  • la promozione di grandi happening nazionali culturali, sportivi e di spettacolo;
  • la presenza di una scuola e di una televisione di Stato come in seguito specificato;
  • il contatto del cittadino con aziende di Stato o controllate dallo Stato nei servizi pubblici essenziali e nei trasporti;
  • la promozione della separazione generalizzata dell’associazionismo siciliano rispetto a quello italiano;
  • la conclusione di accordi con le confessioni religiose che garantiscano l’autonoma organizzazione delle Chiese e delle altre organizzazioni confessionali rispetto alla giurisdizione degli analoghi organi italiani;
  • la promozione della presenza, in almeno una delle tre grandi città siciliane, di servizi commerciali e sociali analoghi a quelli di qualunque altro paese europeo.

Tratto dalla Carta Politica delle Rivendicazioni del Popolo Siciliano
L’ALTRA SICILIA – Bruxelles 2004