Una televisione siciliana
Non si può portare avanti con serietà un disegno politico senza ignorare la pervasività e l’importanza dei media nell’influenzare e nel costruite le coscienze. Chi non ha voce è come se non esistesse e, senza voce, l’identità siciliana rischia seriamente di scomparire.
Il potere dei media (e sopratutto della TV) si estende dovunque, quasi in maniera impercettibile e, percio’ stesso, più potente. Esso determina che lingua dobbiamo usare, quali sono i nostri costumi e convinzioni nella vita di ogni giorno, quali beni o servizi dobbiamo comperare, quali sono le nostre idee, da quelle politiche a quelle sportive, e così via.
Il potere dei media (e sopratutto della TV) si estende dovunque, quasi in maniera impercettibile e, percio’ stesso, più potente. Esso determina che lingua dobbiamo usare, quali sono i nostri costumi e convinzioni nella vita di ogni giorno, quali beni o servizi dobbiamo comperare, quali sono le nostre idee, da quelle politiche a quelle sportive, e così via.
Si è detto spesso che è stata la televisione ad aver veramente fatto l’Italia, ad avere unito culturalmente popoli fino ad allora molto lontani fra loro, a renderli partecipi di una comunità che condivide dai più alti destini comuni fino al più modesto pettegolezzo di cronaca. Tutto cio’, nel bene e nel male, è quanto mai vero e i Sicilianisti non vogliono portare indietro le lancette deI tempo. Il Sicilianismo non è isolazionista o separatista; la presenza diffusa della cultura italiana (aggiungeremmo non solo italiana) è da considerare una conquista per il nostro Popolo nella misura in cui ha fatto circolare idee nuove in un clima culturale apparentemente immobile da secoli. Del resto avere nostalgie per la Sicilia che fu non serve; nessuno mai è tornato indietro.
È importante però che tutto ciò non si traduca in un percorso a senso unico dalla cultura siciliana alla cultura italiana. Questo sarebbe soltanto e semplicemente la distruzione della nostra anima e, con essa, del nostro destino. Noi abbiamo il dovere di non spezzare il filo della nostra civiltà che, da epoche immemorabili ad oggi, non ha mai vissuto vere soluzioni definitive di continuità.
Cosi’ è importante che – accanto alla solita voce dei media nazionali – si faccia sentite potente un’altra voce, la Nostra.
Una voce che parli a noi stessi, coi nostri codici, coi nostri punti di riferimento ed interessi, non per “mummificare” una vecchia Sicilia, ma per partite dall’antica Sicilia per costruirne una sempre nuova.
Una voce che sia in grado anche di parlare all’esterno, a cominciare dall’Italia, con cui condividiamo almeno Stato e lingua, affinché gli Italiani sentano la nostra voce, la nostra cultura, le nostre idee, e non sempre noi la loro, magari anche con gli stereotipi ignoranti che si sono fatti di una Sicilia che non conoscono perché intrinsecamente “altra” rispetto a loro.
D’altronde non ci può essere Autonomia speciale o eccezionale (e men che mai “confederale”) senza solide basi etnico-culturali a difenderla. Non ci puà essere Autonomia senza voce autonoma che, solo per limitarsi ad uno dei più importanti esempi, quello della partecipazione civica, ricordi implicitamente e quotidianamente a tutti i Siciliani che essi fanno parte di una Comunità, che questa ha un’organizzazione politica e non solo amministrativa, che è bene vigilare più su questa che sui livelli più lontani dell’organizzazione sociale. Come si farà altrimenti a far sentite lo “specifico” siciliano dalle TV nazionali?
Affinché questa voce esista, lo Stato di Sicilia avrà il dovere di favorire, sia con intervento diretto sia con promozione di interventi privati, tutti i tipi di media che abbiano i requisiti di una produzione di cultura nazionale e non solo locale: i quotidiani, le riviste, le radio, i siti internet, l’editoria e cosi’ via. È ovvio, pero’, che assoluta centralità nel sistema deve avere la televisione.
In particolare, oltre alla cultura specifica siciliana in senso lato, uno spazio specifico dovrà essere dedicato alla comunicazione in ”lingua” siciliana, ché solo in questo modo potrà riappropriarsi del suo ruolo di strumento di comunicazione di massa. Cosi’ dovranno esserci telegiornali in siciliano (almeno uno al giorno), film doppiati in siciliano o anche produzioni autonome interamente espresse nella nostra lingua.
Si è detto della centralità della TV. Ci dovrà essere una TV di Stato, con almeno due canali, uno destinato al solo pubblico siciliano e immesso nei circuiti satellitari affinché anche i Siciliani più lontani dalla loro Patria possano riceverlo, un altro per il pubblico (siciliano e no) di lingua italiana, sia esso nella Penisola o altrove residente. Dovranno essere parimenti incoraggiate quelle TV private che abbiano carattere “nazionale” (magari non meno di due per una sana competizione e con sedi di produzione nelle maggiori città dell’Isola). Le TV che trasmettono per la Sicilia devono contribuire a cementare l’identità “nazionale”, dare informazione e intrattenimento di alta qualità ed essere la più genuina espressione della cultura e della società siciliana. Le TV che trasmettono dalla Sicilia devono veicolare quella parte della cultura (e perché no? anche di beni e servizi) che può essere con profitto esportata o in ogni modo fatta conoscere ad altri italiani o a siciliani e italiani della “diaspora”.
La nostra TV deve privilegiare l’informazione “nazionale-regionale” rispetto alla cronaca locale, dare una continua rappresentazione della Sicilia come polis autonoma e gelosa delle proprie prerogative; deve dare spazio a tutti quegli eventi che contribuiscano a consolidare l’identità collettiva, anche implicitamente (come del resta quotidianamente fa la TV italiana): sport, iniziative sociali e culturali, momenti istituzionali. È importante, ancora, che le notizie dall’Italia vengano presentate in modo chiaramente distinto dall’informazione interna.
È importante, infine, una vera concorrenza con la TV italiana nelle ore di punta per ottenere quote significative di share, senza le quali la TV siciliana si ridurrebbe a pura testimonianza e, in ultima analisi, sacrificio inutile di risorse.
La TV dalla Sicilia dovrà trasmettere soprattutto per i Siciliani di tutto il mondo (un po’ come RAI international, ma anche come vetrina della Sicilia nel mondo.
Intorno aile nostre TV, pubbliche o private che siano, deve ruotare gran parte della “Rinascita” della Nazione Siciliana, attraverso tutti i capitoli del palinsesto: l’informazione, l’approfondimento, l’intrattenimento, la fiction, lo sport, la cultura e cosi’ via. Le stesse devono essere veicolo e volano per tutte le forme d’espressione che oggi sono negate al Popolo Siciliano.
È infine vitale che tutti i media dell’Isola siano in grado di provvedere al proprio sostentamento, attraverso la raccolta pubblicitaria e forme di abbonamento ed azionariato diffuso, al fine di evitare una deprecabile colonizzazione (come accade oggi per i tre quotidiani isolani) che ne determina un controllo non solo finanziario ma altresì ideologico.
L’ALTRA SICILIA – Bruxelles 2004