I Forconi e i pomodorini tunisini
La Sicilia si ribella a difesa dei prodotti siciliani
I Forconi distruggono un carico di pomodorini provenienti dall’Africa
Il tir, entrato per la Spagna, aveva percorso migliaia di chilometri e lunedì 28 luglio era appena sbarcato a Messina. Intercettato dai Forconi, l’autotreno è stato prima sequestrato e poi svuotato distruggendo l’intero carico composto di ortaggi, tra cui pomodori tipo ciliegino provenienti dalla Tunisia. Così la Sicilia si è ribellata a difesa della produzione agricola siciliana, sempre più invasa da merce alimentare straniera. “Questo pomodoro che abbiamo gettato a terra viene da Tunisi e noi con i prezzi dell’Africa non possiamo competere”. E Mariano Ferro, il fondatore del movimento dei Forconi, aggiunge affermando che “in Marocco vi è un milione di ettari di terra pronta per produrre ortaggi di vario tipo; fra non molto saremo sommersi e non potremo fare niente perché ci faranno concorrenza sleale”.
La protesta ha finalmente messo il dito sulle piaghe dolorose che affliggono l’agricoltura siciliana. Da qualche tempo ormai frutta e ortaggi provengono da stati europei ed extraeuropei e che poi sono immessi nel mercato e spacciati per prodotti siciliani. Tutto ciò determina un enorme danno economico e commerciale ai nostri agricoltori, ai lavoratori e a quanti operano direttamente nel settore e soprattutto al “Made in Sicily”. Si tratta, infatti, di una concorrenza sleale e ingannevole per la quale la Regione siciliana dovrebbe pretendere dall’Europa nuove norme più adeguate a questa problematica.
Due mesi fa ci fu l’allarme dei ciliegini contaminati da tossine prodotte da escherichia coli. Il pomodoro proveniva dal Marocco e importato dalla Francia dove era confezionato e poi distribuito in Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Repubblica Ceca e Slovacchia. Dopo numerosi casi d’intossicazione gastrointestinali (vomito, crampi addominali) dovuta al consumo dei pomodori, la merce fu ritirata dal mercato.
E tutto questo accade mentre il pomodoro ciliegino coltivato a Pachino e in Sicilia rimane invenduto!
Angelo Severino
direttore responsabile de L’Ora Siciliana