Lettera aperta su qualche Siciliano “pentito” e sulla Festa dell’Autonomia
In questi giorni, nonostante le continue adesioni alla Festa dell’Autonomia, in programma a Mazara del Vallo dal 13 al 15 maggio prossimi, fortemente voluta da L’Altra Sicilia, associazione di diritto internazionale al servizio della Sicilia e dei Siciliani “al di qua ed al di là del Faro”, nonostante i preparativi siano entrati nel vivo e tutto faccia presagire un’ottima riuscita dell’evento, si è assistito al sommesso e progressivo disimpegno, economico ancor prima che partecipativo, di alcuni esponenti della politica siciliana.
Non c’è bisogno di far nomi, ché anzi è meglio evitare di far sembrare la nostra una polemica personale o strumentale. Chi legge sa, sa chi si sta tirando indietro piano piano, anzi si sta tirando indietro e non sta mantenendo fede alla parola data, tanto più quanto più si accorge che … facciamo sul serio e che la cosa sta riuscendo.
Che strano, non è vero? Anziché rallegrarsi di un’iniziativa che voleva soltanto riavvicinare i cittadini alle istituzioni, che voleva “soltanto” far conoscere a tutti l’importanza dell’appuntamento del 15 maggio e di quel 1946 che ha segnato l’inizio del nostro ordinamento ad autonomia speciale, sembra quasi che ciò dispiaccia, che ciò che è ovvio in qualunque parte d’Europa (la celebrazione della propria identità e la presa di coscienza dei propri diritti) qui diventi anomalo e pericoloso .
Si è arrivati, talvolta, persino all’aperto boicottaggio e ciò – spiace dirlo – persino dai massimi livelli della nostra politica che pure ci avevano a parole incoraggiati.
Si fissano le elezioni amministrative proprio il 15 maggio (come se l’Italia le fissasse il 25 aprile o il 2 giugno). Non contenti di ciò (in fondo le amministrative non coinvolgono tutti i Comuni) si accorpano con il primo referendum regionale (come dire, o vai a Mazara a festeggiare o vai a votare). Finanziamenti (modestissimi) prima promessi vengono ora negati o, ancor più astutamente, se ne rinvia sine die la risposta in modo che poi, a cose fatte, non servano a nulla. Alcuni arrivano alla vera e propria defezione, accampando “scusette” puerili o irrilevanti.
La regia ha detto questo: togliamo l’ossigeno dei finanziamenti e dell’informazione cortigiana. Passiamo l’evento sotto silenzio e lo faremo naufragare. Secondo loro noi siamo i soliti piagnoni che elemosinano un po’ di carità pubbliche per sopravvivere. Secondo loro dovremmo imparare la lezione che solo chi passa dai “ras” della politica locale può avere spazio e visibilità.
Poco importa se cifre ben più elevate vengono spese per inutili missioni all’estero o per manifestazioni o premi di cui nessuno sa nulla. Ma – si sa – questa non è ancora quell’Autonomia della responsabilità che vogliamo. Ed anche questa è una ragione per insistere, per battere sul tasto dell’Autonomia, perché è di un grande rinnovamento, di una grande pulizia che ha bisogno la politica siciliana. Queste reazioni, silenziose, stizzite, astiose, sono la migliore dimostrazione che siamo nel giusto e che dobbiamo perseverare.
Ad ogni modo, lor signori stiano tranquilli, la manifestazione si sta facendo lo stesso, e quasi con le stesse potenzialità con cui sarebbe stato possibile se le istituzioni avessero fatto la loro parte. Ci sarà qualche sacrificio finanziario da parte della Nostra Associazione, ma saremo ben lieti di farlo se ciò serve per la causa della Sicilia nella quale crediamo.
E non sarà una manifestazione da poco. La qualità dei temi proposti e degli intrattenimenti è di tutto rispetto per essere la prima volta, e questa non sarà neanche l’ultima: anche noi abbiamo imparato qualcosa e il 60° anniversario della Sicilia Autonoma sarà festeggiato ancor meglio di ora e, forse, senza più disturbare i Siciliani “tiepidi” o “pentiti” che – abbiamo imparato – fanno più che altro perdere tempo prezioso.
La lezione è che c’è una classe politica che si riempie la bocca ogni giorno della parola “Sicilia”, della parola “Autonomia”, della parola “Sviluppo”, ma che non ha idee e, come nel Gattopardo, l’unico reato che conosce è quello di “fare” qualcosa. Qui non si deve fare niente. Se ci fosse qualcosa da fare ci avrebbero già pensato gli altri e ce l’avrebbero detto.
Statici, nemici della Sicilia e delle sue istituzioni, invidiosi di qualunque iniziativa, subalterni per natura e per cultura, sonnolenti, sensibili solo alle lusinghe del guadagno, privi di coscienza e di amore per la propria Terra, per noi la Sacra Terra di Demetra, icona della fertilità naturale ed umana.
Ma anche ignoranti: pochi conoscono bene quanto questo Statuto (minacciato da una controriforma in atto) dia potenzialità alla nostra Isola; pochi lo conoscono e lo sanno leggere ed interpretare.
Allora è vero che la nostra iniziativa era utile. Ci si doveva pensare molto tempo prima. Sarebbe o sarebbe stata un’occasione per un grande riscatto della nostra terra, poteva essere un Nuovo Vespro; sarà, per ora, una grande Festa della Sicilia e tanto ci basta.
Ma i semi gettati germogliano. Prima o poi ne raccoglieremo i frutti. Anche avendo come unico alleato il Popolo Siciliano, come unica guida il nostro grande e disinteressato amore per la Nostra Terra, come unica risorsa il coraggio, l’orgoglio e la dedizione di tutti i veri e “altri” Siciliani. Tutte doti che costoro non hanno mai avuto o hanno dimenticato in cambio di qualche prebenda personale.
Viva la Trinacria! Viva il Vespro! Viva la Sicilia!
Ufficio Stampa
Bruxelles, 24/04/2005