L’Altra Sicilia contro la Devolution
Si apprende dell’intenzione della Lega di uscire dal Governo se non verrà
portata a termine la riforma della c.d. devolution. L’Altra Sicilia associazione
di diritto internazionale a tutela della Sicilia e dei Siciliani “al
di qua ed al di là del Faro”, dichiara che tale riforma serve
solo a spezzare ulteriormente la solidarietà economica tra le varie
parti dello Stato italiano, mentre
nei fatti ricentralizza talune funzioni precedentemente devolute alle Regioni
e, cosa gravissima, omologa le Autonomie Speciali a quelle ordinarie, ciò
che per noi è semplicemente inaccettabile!
Per questa ragione se il Parlamento della Repubblica dovesse ad ogni modo
approvare tale riforma, al contempo centralista e colonialista, esiziale per
il Popolo Siciliano, saremo in prima linea fra i sostenitori del referendum
con il quale essa sarà definitivamente “affossata” dalla
gran maggioranza degli italiani.
Sappiamo che i compagni che troveremmo in questo referendum lo promuovono
per ragioni opposte alle nostre: perché sono contrari al federalismo
e perché vogliono tornare a forme di stato centralistiche tout court.
Ma ciò adesso non importa. Quel che conta è ora difendere la
specialità dell’Autonomia Siciliana, proprio ora che, anche grazie
al nostro fondamentale contributo, se ne sta cominciando a chiedere a gran
voce l’attuazione dopo che in gran parte essa è stata lasciata come
lettera morta per più di mezzo secolo.
Dopo il referendum, però, la battaglia non finirà. Dovremo
riprendere il discorso laddove lo avevamo lasciato; la stessa nostra militanza
in tal senso, dichiarata sin d’ora, dovrà dissuadere chiunque dal dare
interpretazioni errate sulla “volontà degli italiani” e,
per quel che ci interessa, dei “Siciliani”.
Dovremo riprenderci il nostro Statuto ed anzi esplicitare in esso con maggior
chiarezza quella natura pattizia e confederale che gli è propria e,
soprattutto, “attuarlo” per dare finalmente ai Siciliani una speranza
per il loro futuro dopo quasi duecento anni di “colonialismo interno
italiano”.
Bruxelles, 18/03/2005