Le baruffe chiozzotte, Goldoni oggi
Sembra un “non problema” inventarsi risvolti di politica interna quando si parla delle prossime elezioni per il Parlamento europeo.
Certo tutto si inserisce nella dialettica politica, nella lotta per la supremazia che si lanciano i partiti più strutturati, ma dire che se un partito riesce ad eleggere due o tre candidati più di un altro possa ribaltare lo stato di cose o addirittura cambiare le maggioranze farlocche attualmente esistenti all’interno del Paese, ma anche laddove si dovrebbe intervenire per “definizione”, li’ in Europa, ci sembra esagerato e ci fa correre il rischio di assegnare a queste elezioni una valenza superiore a quella che effettivamente hanno.
E questo non per vanificare gli sforzi dei partiti in lizza, ora quasi tutti “europeisti” , ma per sottolineare come queste dispendiosissime elezioni europee, alla fine consegneranno agli scranni di Strasburgo 73 italiani, che pure crederanno di essere diventati fulcro del dibattito europeo e attori imprescindibili nella definizione delle politiche continentali, ritenute salvifiche per il Paese, ma in effetti non avranno potere alcuno e in definitiva si trasformeranno, come sempre, in inutili PUPI di una rappresentazione, supervalutata ed eccessivamente esosa per le economie bistrattate dei cittadini.
E questo lo diciamo nel momento in cui si discute “bassamente ” e senza contenuti specifici solo del possibile superamento della soglia fatidica del 4%, tralasciando colpevolmente il senso ed il necessario aspetto della preparazione da ricercare nella scelta delle candidature e dei motivi elettorali e nella contraddizione invece che candida Ministri in carica solo per tirare i voti, per approfittare della visibilità mediatica o ci si affida ad una imprecisata entità dispensatrice di democrazia e trasparenza, che chiamano rete, per scegliere i candidati più adatti.
Ma cosi’ facendo, dove vogliamo andare? quale sarà la nostra valenza nel dibattito europeo, ormai determinante nella scelta del futuro e nella definizione delle esigenze della gente ?
Bisognerebbe a questo punto ricordare che il diritto comunitario è diventato diritto primario, viene cioé automaticamente recepito nelle legislazioni interne degli Stati membri senza più la possibilità dell’adeguamento previsto solo ai tempi dell’Atto Unico, antesignano “milanese” della CIG (presentato su proposta italiana a Milano alla fine del semestre dI presidenza italiana del Consiglio europeo del 1985) e dei vari trattati che hanno via via emendato la procedura legislativa, dal trattato di maastricht e peggio da quello di Nizza, fino alla svolta del trattato di Lisbona dove il diritto comunitario è stato definitvamente promosso e anteposto ai diritti nazionali.
L’ “andare riformando” di Maastricht si stava trasformando nel decisionismo di Lisbona e nell’acceso dibattito che la Convenzione europea del 2003 aveva avviato sul progetto di riforma istituzionale per la definizione di una Costituzione per l’Europa , contrastata già nell’identificazione delle radici cristiane che avevano costituito la base della Storia del continente europeo. Era un momento importante del progetto europeo, era cioé in gioco la vita ventura del continente e si decidevano, in quel periodo, gli aspetti istituzionali e le caratteristiche che sarebbero stati imposti agli Sati membri esistenti e a quelli in avvicinamento.
A questo punto sarebbe stato più che mai opportuno poter contare su eletti italiani pronti ad intervenire nel dibattito, preparati sulle materie costituzionali europee che venivano in essere, capaci di avvertire gli interessi nazionali che dovevano venire tutelati ed invece schieravamo – in una battaglia campale che era battaglia di supremazia tra due differenti visioni e due differenti sensibilità nel modo di concepire questa Europa -, una schiera di eurodeputati lontani dalle logiche (e dalle lingue) europee, anziani politici diventati scomodi in Patria, vecchi signori inviati dai partiti per decantare in Europa guai e crepuscoli personali.
Anteporre gli interessi di partito e peggio quelli personali alla ormai improcastinabile esigenza di mandare in Europa eletti di una certa levatura culturale, capaci e preparati è stata un po’ la malattia infantile che abbiamo pagato come Paese, e le conseguenze continuano ad essere molto pesanti. I candidati purtroppo obbediscono alle logiche televisive più che a quelle culturali e di preparazione specifica e deputati europei sono stati pure Montesano o Farassino tralasciando gli attuali Zanicchi, Gardini e Sassoli, ad esempio.
Oggi , seguendo il dibattito elettorale , non sembra si possa individuare il segno del cambiamento pur necessario. Latita dalle discussioni un tema basilare che ci dovrebbe lasciare prevedere quale tipo di Europa i partiti nostrani propugnino: un Europa livellatrice di lingue e culture, omogeneizzata nel calderone informe federalista, o un’Europa attenta agli Stati nazione che la compongono, riispettosa delle specificità e delle sovranità nazionali?
Nel primo caso , che oggi è l’ipotesi vigente, gli Stati Nazione sono entità indefinite, rappresentate (male) al livello della difesa della loro sovranità, elementi accessori di un progetto che prevede un governo sopranazionale inevitabilmente lontano dalle realtà più deboli;
nel secondo caso gli Stati nazione costituirebbero un elemento determinante nella definizione di politiche comuni, Stati non euroscettici ma euro-realisti , percio’ pronti anche a cedere, temporaneamente e in manera parziale , parte della loro sovranità nazionale per raggiungere obiettivi precedentemente concordati ed accettati da tutti.
Noi cerchiamo ancora di decifrare quale Europa voglia Grillo e capire quale invece persegua Renzi e dove si situino i “cespuglietti” vari che verosimilmente riusciranno a spuntare un esiguo consenso al cittadino, distratto dalla gravissima situazione interna e familiare e poco propenso a studiare e voler capire la valenza di un voto che determinerà il suo futuro. Sceglieremo quindi 73 deputati italiani che possano intervenire, e si impegnino a farlo, quando gli interessi nazionali siano messi in gioco o 73 “scaldabanchi” pronti a girare il capo dall’altra parte quando l’Italia, uno dei principali contribuenti netti di questa Unione, viene messa in stato di accusa o peggio in minoranza?
Ecco cosa vorremmo sentire sviluppato dai santoni dei talk -show altro che le goldoniane baruffe di Chioggia….
eugenio preta