L’Assegai di Madiba
L’ assegai di Madiba si è richiusa sul destino che accompagna ogni uomo, quella interruzione del cerchio che ci è dato di percorrere. Finisce una vita, gloriosa o normale che sia, e resta da rendere conto di quel che abbiamo fatto nel ricordi affidati all’amore dei nostri familiari, di quelli che ci hanno voluto bene., nelle azioni della nostra vita.
Ora non vengo come Antonio a parlare del funerale di Cesare, ma a ricordare che, miracolosamente, un uomo mezzo bianco e mezzo nero ha attraversato una guerra sconvolgente, l’ha pure vinta questa guerra, non troppo nero da venire accettato dai bianchi e non troppo bianco da venire assediato dai neri.
Nelson Mandela, l’eroe anti apartheid, celebrato dall’orbeterrarum renderà conto delle cose fatte alla presenza del Pantacreatore,e Lui non si lascerà commuovere dagli articoli di giornalisti con tanto di etichetta o dalle lacrime di starnazzanti annunciatrici cui hanno raccontato che perdita enorme per l’umanità abbiano subito. Nel piatto di quella irraggiungibile bilancia ci saranno bene e male, solo a Lui il verdetto finale.
Noi non ci associamo alle parole altisonanti, né ci possiamo entusiasmare per una figura che si è ben barcamenata nella tempesta degli avvenimenti, piuttosto cerchiamo di abbassare i toni che ci sembrano troppo trionfalistici
Mandela è stato un grande terrorista, questo è fuor di ogni dubbi, un altro di quei politici celebrati da una parte del mondo e che il consesso internazionale riesce anche a innalzare al ruolo di eroe decretandogli onori e premi, come il Nobel della pace, oggi referenza più di niente. Mandela è stato l’ ideatore di una lotta armata che non poteva prescindere dalle bombe traditrici, dal terrorismo, dall’odio verso il bianco colpevole di segregare, di voler tenere sotto terra le aspirazioni del popolo nero all’eguaglianza, alla pari dignità.
Peccato che la strada scelta, ma era anche la sola possibile, visto che la comunità bianca si era chiusa a riccio, fosse quella dell’assassinio e della violenza. Mandela pero’ non ha infierito, questo è stato il suo merito maggiore, anzi, intelligentemente aveva capito che senza bianchi non sarebbe andato da nessuna parte.
L’apartheid non finisce perché l’ha detto Mandela, o per un atto lungimirante dei razzisti.
L’apartheid finisce perché è sconfitto militarmente in guerre che non s’insegnano in nessuna scuola occidentale.
L’apartheid finisce perché nel suo delirio espansionista è sconfitto dalle lotte dei popoli dell’Africa australe e deve via via ritirarsi prima dalla Rodesia, quindi dalla Namibia, infine dall’Angola meridionale. È lì, a Cuito Cuanavale, la più grande battaglia campale in territorio africano dalla fine della seconda guerra mondiale, che si combatte tra la fine dell’87 e l’inizio dell’88 lo scontro militare nel quale è sconfitta l’apartheid. È a Cuito Cuanavale che si aprono le porte del carcere dove è sepolto Mandela da oltre un quarto di secolo.
Lo dice Mandela stesso che senza Rivoluzione cubana, senza la volontà politica di Fidel Castro, senza il sangue di migliaia di combattenti cubani, oltre che di angolani dell’MPLA di Agostinho Neto, delle milizie armate del suo African National Congress e dei namibiani della Swapo, l’apartheid non sarebbe finita.
Quel giorno, sui campi di battaglia del Sud dell’Angola, i bianchi sudafricani non sono diventati buoni: “sono stati sconfitti”. Quel giorno non si combatteva l’ennesima battaglia per interposta persona al crepuscolo della guerra fredda ma, sotto gli occhi di chi poteva guardarlo, il più grande esempio di internazionalismo della Storia. I paesi occidentali come l’Inghilterra, gli Stati Uniti e soprattutto i paesi scandinavi, molto attivi nelle reti del sistema comunista mondiale, avevano finanziato i movimenti terroristi in africa del sud, contribuendo alla creazione dell’immagine di Mandela, presentandolo come il Messia nero, l’uomo che avrebbe salvato la Nazione.
Il sostegno incondizionato concesso all’ANC dai poteri forti occidentali hanno praticamente azzerato, in ogni parte del mondo, ogni possibilità di critica contro le campagne di violenza dell’ANC. Il grado di coinvolgimento dell’Occidente è confermato d’altronde dal fatto che la sede centrale dell’organizzazione, non a caso, si trovasse in un qualsiasi paese comunista , ma proprio a Londra , da sempre capitale degli intrighi e delle menzogne internazionali organizzate dai poteri politici ed economici occidentali.
Solo poi venne tutto il resto, la straordinaria capacità di Nelson Mandela di smantellare l’apartheid, di costruire un processo di pace e un nuovo paese. Ma quel processo è comprensibile davvero solo ricordando quel che in mille coccodrilli viene oggi negato: che l’apartheid fu sconfitta e che la pace di oggi fu costruita col sangue di quei combattenti. Mandela è stato un combattente quando è stato necessario combattere per poter diventare un uomo di pace da una posizione di forza. Senza combattere, e senza il decisivo aiuto occidentale e il coinvolgimento militare cubano, l’apartheid sarebbe sopravvissuta per molti anni ancora, avrebbe eretto altri muri e sarebbe stata giustificata e difesa ad oltranza ancora da tanti tra quelli che oggi celebrano Madiba.
Il Sudafrica resta oggi un Paese ancora in mano dell’ANC, ormai in punto di esplodere nelle beghe personali e nelle ambizioni dei più giovani dirigenti che mai hanno perdonato a Mandela di essere stato troppo indulgente verso i bianchi, motivazioni invece che gli avevano valso, e diciamo a ragione il Nobel per la Pace. L’ANC così dilaniato non è riuscito a creare una classe dirigente, i suoi maggiori esponenti, compagni della lotta terroristica di Madiba si sono macchiati di plateali casi di corruzione, lo stesso attuale presidente Zuma è coinvolto in molteplici scandali ed ora rischia i procedimenti della magistratura per avere speso più’ di 27milioni di danaro pubblico per la costruzione della sua residenza privata. Intanto Soweto esplode nella contestazione e nella violenza, i giovani non hanno lavoro e criminalità e baratto sono le sole attività possibili.
Il Sudafrica, grazie alle strutture costruite dai bianchi cattivi, rimane sempre tra i più avanzati Paesi africani e fa parte dei Brics, l’alleanza dei paesi emergenti, anche se ultimamente lo sviluppo ha osservato una battuta d’arresto. La disoccupazione sfiora il 50% e la sicurezza resta sempre aleatoria. La povertà pare essere rimasta quella dell’apartheid e il malcontento popolare è in continua crescita.
Ora per 15 giorni le onoranze funebri per Madiba domineranno la scena, poi, inevitabilmente calerà il sipario. Lo scenario seguente, senza Mandela che garantiva per i bianchi, potrebbe essere uno scenario nuovo ma, purtroppo terribilmente vecchio, già visto.
Eugenio Preta