Monti ci dà l’art. 37? Attenzione ai cavalli di Troia…
E’ un passo dell’Eneide, quando il troiano Laocoonte, di fronte al Cavallo di Troia, diceva di diffidare sempre e comunque dei greci, anche quando fanno regali. Nessuno gli credette e gli finì male, ma ai Troiani non andò meglio.
E’ dunque una svolta epocale quella annunciata dall’assessore regionale all’Economia, Luca Bianchi, e dal Presidente della Regione, Rosario Crocetta?
E chi ci avrebbe fatto questo regalo? Monti in persona? Voi vi fidate di questo dono? Non so perché, ma tutto ciò mi suona un po’ strano. Nell’attesa di leggere il decreto attuativo cominciamo dunque a mettere in fila alcuni fatti, lasciando a chi ne ha voglia l’esercizio sulle opinioni.
Fatto numero 1. Le cifre di cui si parla sono insignificanti e non credibili. Se si sta trattando di meno di 100 milioni non vale la pena neanche fare un decreto attuativo. Le cifre di Ires di imprese siciliane incorporate recentemente da imprese italiane (come il Banco di Sicilia) sono ampiamente superiori, da sole, a quello che ci viene detto. Vero è che siamo in aperta recessione, ma…
Fatto numero 2. Lo Statuto si riferisce chiaramente, sia pure con il suo linguaggio antico, a tutte le attività d’impresa. Ogni lettura riduttiva sarà considerata una truffa da chiunque. Si tratta semplicemente di determinare quanta parte del reddito è stata prodotta in Sicilia da imprese non residenti ed attribuirne il gettito alla Regione. Il modello c’è: le imprese italiane che hanno filiali all’estero non dotate di autonoma personalità giuridica.
Fatto numero 3. Questa quota di reddito può essere determinata solo con una contabilità separata di questi rami d’azienda o con criteri empirici ma obiettivi che devono essere determinati nel decreto attuativo, per esempio con l’attribuzione dei ricavi maturati nell’Isola e dei costi specifici, più l’attribuzione di quota parte di costi comuni. Se, viceversa, questa quota è determinata a forfait da Roma, o da statistiche economiche dell’ISTAT è CERTO che gli interessi in gioco faranno sì che questa quota sarà sottovalutata.
Fatto numero 4: Qui si sta parlando solo di IRES, ma non tutte le imprese hanno forma di società di capitali. Le società di persone e le imprese individuali pagano l’IRPEF. Si sta attribuendo anche questa? Mi pare di no.
Fatto numero 5. L’art. 37 è strettamente complementare al 36. Se allo Stato sono riservati solo tre tributi e su tutti gli altri dovrebbe “deliberare la Regione” (ciò che non è mai stato, purtroppo), sullo stesso territorio non possono insistere due ordinamenti tributari distinti. E quindi, nei decreti attuativi, non solo le imposte sui redditi, come restrittivamente previsto dal 37 in termini letterali, ma OGNI tributo deve essere territorializzato in ragione del luogo di maturazione del presupposto d’imposta (con la sola esclusione dei tre tributi erariali di cui al 2° comma dell’art. 36). Tale interpretazione estensiva non comporta alcun costo per lo Stato, poiché ad ogni maggior gettito corrisponderebbe anche o un trasferimento di funzioni dallo Stato alla Regione o una riduzione di trasferimenti dello Stato alla Regione e agli Enti locali.
L’estate scorsa questa fu la proposta della Regione allo Stato, ma la risposta, peraltro non formale, fu “fuori luogo”: “Non c’è copertura finanziaria!”.
Il sospetto è dunque che, coi numeri veri, si scopra che lo Stato trattiene sistematicamente più di quello che versa, essendo il principale responsabile dell’impoverimento della Sicilia. Ma su questo lo Stato può oggi essere sfidato: ci facciamo carico di tutto ciò che le nuove risorse ci consentono e, se non bastano, per qualche anno, ma solo per qualche anno, il resto ve lo regaliamo, ma poi dovrete arrangiarvi. Ma di questa territorializzazione non c’è traccia.
Fatto numero 6. L’art. 37 ha anche un secondo comma, che attribuisce alla legislazione ed agli organi della Regione l’accertamento, la liquidazione e la riscossione delle imposte in Sicilia. In pratica, ad evitare “fregature” da parte dell’Erario, le imposte ce le dovremmo riscuotere da soli. C’è traccia di tutto questo nel decreto attuativo? Ne dubito fortemente. La Società Riscossione Sicilia dovrebbe incorporare l’Agenzia delle Entrate e, secondo me, anche il Corpo della Guardia di Finanza. E i nostri accertamenti dovrebbero estendersi anche alle acque territoriali. Se vogliamo fare sul serio si sta trattando di questo.
Fatto numero 7. Stiamo attenti che, mentre ci danno con una mano un pezzettino di art. 37, non ci tolgano con l’altra quel po’ di art. 36 che ci è stato dato. Infatti, non essendoci mai stato consentito di creare il nostro ordinamento tributario, nel 1965 (ma in realtà già dal 1947 in modo “provvisorio”) ci sono stati ‘girati’ al 100 % (sulla carta) i gettiti delle principali imposte erariali (oggi IRPEF, IRES, IVA, per limitarsi alle maggiori). In realtà, con trucchi “sleali”, già si arriva solo il 66 % di questo gettito. Il resto va illegittimamente a Roma. Ora, con abuso inaudito, il Governo ordina all’Agenzia delle entrate, di effettuare “accantonamenti” a favore dell’Erario anche su questa unica risorsa certa della Regione. Se passa il principio che Roma può riprendersi quello che vuole (oggi quasi un miliardo, domani anche tutto), a che serve avere le briciole del 37? Le entrate che oggi “surrogano” il 36 devono essere intoccabili, specie in un momento di gravissima recessione come l’attuale.
Fatto numero 8. Le accise petrolifere non c’entrano un tubo in linea di principio con l’art. 37. Quelle sono entrate erariali ai sensi del secondo comma dell’art. 36. Questo non significa che non si possa chiedere su queste una compartecipazione, dato che è espressamente previsto dall’art. 119 della Costituzione. La “mia” modesta proposta è stata in passato di lasciare su queste accise allo Stato quello che serve per: difesa, esteri, organi costituzionali dello Stato, interessi passivi pro quota attribuibili alla Sicilia sui debiti dello Stato. Per il resto, visto che la Regione si deve far carico di tutto, polizia inclusa, perché non girarli tutti alla Regione? L’applicazione dell’art. 37 non può quindi andare disgiunta dalla regolamentazione delle compartecipazioni (regionali e comunali) alle imposte erariali (essenzialmente le accise e le entrate da giochi e scommesse). Se ne parlerà in questi decreti? Ne dubito.
Fatto numero 9. L’attuazione dell’art. 37 dovrebbe essere finanziariamente neutrale.
La Regione si deve far carico di nuove funzioni in cambio, ai sensi questa volta dell’art. 20. Nulla di male. Coi nostri soldi ci facciamo ciò che vogliamo. Ma siccome nessuno ha ancora compensato i minori trasferimenti agli enti locali (con l’attribuzione all’erario di metà gettito dell’IMU), che c’è da trasferire? Nel momento in cui la Regione subentra allo Stato nel sostegno ai Comuni, ha già fatto più del suo dovere. O lo Stato intende restituire alla Regione l’IMU che illegittimamente trattiene?
Il sospetto è che ci vogliano passare qualche altro ufficio statale, con annessi dipendenti, così poi Panorama, la Gabanelli, Giletti, e qualche politico siciliano distratto (tipo La Loggia), possano dire che la Sicilia ha più dipendenti di tutte le Regioni messe insieme. No, grazie. Già ci facciamo carico degli enti locali. O, se lo Stato affronta bene il tema degli enti locali, che si aumenti un po’ la quota di partecipazione regionale al Fondo Sanitario. NO A NUOVI DIPENDENTI DELLA REGIONE! Saranno messi bene in chiaro questi elementi nei decreti attuativi? Staremo a vedere.
Mi fermo qua. Se le nostre perplessità risultassero infondate la svolta sarebbe semplicemente epocale e il nostro Presidente della Regione meriterebbe una statua in tutte le principali città dell’Isola.
Dove gli altri hanno soltanto parlato, egli ha fatto.
Se invece si trattasse di una manovra con cui Monti dà quattro spiccioli con una mano per potere fare un saccheggio con l’altra, per di più considerando “chiusa” da parte dello Stato la questione dell’art. 37 e accusandoci, con la loro stampa amica, di avere “aumentato” i dipendenti regionali, allora saremmo di fronte alla più colossale delle truffe ai nostri danni. I decreti vanno letti e li leggeremo con grande attenzione, ma oggi la tensione su questi temi è altissima e nessuno pensi di metterci l’anello al naso.
Massimo Costa