Contro l’Autonomia siciliana Merli e Ascari
Continua senza soluzione di continuità l’attacco strumentale su commissione (e i cui esecutori rispondono al nome dei vari Francesco Merlo, Nino Sunseri e i loro sodali) allo Statuto siciliano e all’Autonomia Regionale. E un disegno preciso, che solamente chi ha il prosciutto davanti agli occhi non riesce a vedere. Un disegno il cui ispiratore e burattinaio in Italia è il Presidente del Consiglio del Ministri, Mario Monti, portatore degli interessi della finanza europea. Monti, per sua stessa ammissione, vuole eliminare la nostra sovranità nazionale.
Tutto questo è funzionale ad un preciso obiettivo: scardinare e annullare le autonomie locali e nazionali per favorire la creazione di uno Stato unico europeo in grado così di controllarne e determinarne finanziariamente gli assetti e preparare il tutto per arrivare, poi, all’obiettivo finale: la creazione di in nuovo ordine mondiale o, più precisamente, di un nuovo Governo unico mondiale controllato da una ristretta oligarchia finanziaria che, è sotto gli occhi di tutti, sta prendendo sempre più campo e sopravvento.
Oggi, infatti, stiamo vivendo una fase di eclissi della democrazia, di perdita delle sovranità nazionali, monetarie e popolari, in cui appunto un pugno di oligarchi esercita un dominio irrazionale, illimitato e prevaricatore. Proprio di recente, dallo stesso Monti, con tracotanza – ritenendosi, il capo del nostro Governo, “legibus solutus” – è stata messa in discussione l’autonomia dei Parlamenti, ridimensionandone il ruolo rispetto alle azioni dei governi. Seguito a ruota, in queste ore, dalle dichiarazioni dal suo mentore, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che a sua volta sostiene l’opportunità che gli Stati nazionali cedano all’Unione Europea parti e quote delle loro sovranità.
In questo senso che va inteso e letto anche l’attacco alla sovranità allo Statuto e alla autonomia della Sicilia ed alle altre Regioni a Statuto speciale e non, con l’obiettivo, da parte del Governo Monti, di riforma del titolo V della Costituzione riguardanti, appunto, l’annullamento delle Autonomie regionali.
Questa, in buona sostanza, è la dittatura della finanza e dei banchieri. E di questa dittatura in Italia è stato chiamato ad esserne garante e mallevadore Mario Monti e il suo Governo.
Non rendersi conto di tutto questo, come dicevo all’inizio, è come avere il prosciutto agli occhi. Come siciliani, oggi, essere solidali e accondiscendenti a Monti e alle sue politiche, significa continuare ad essere ‘ascari’ striscianti e servili ad un potere centrale che, per 150 anni, ha asservito, affamato e depredato la Sicilia.
Questa è una prerogativa che lasciamo volentieri a Francesco Merlo con i suoi articoli, e non da ora, denigratori, come nel suo stile, della Sicilia e dei siciliani e, in particolare, quello dei giorni scorsi su la Repubblica, nel quale, battistrada e interprete di Mario Monti, auspicava l’abolizione dello Statuto siciliano e l’annullamento dell’Autonomia regionale.
Qualcuno dovrebbe ricordare a Francesco Merlo, un Giorgio Bocca in tredicesima, nel suo insopportabile e viscerale pregiudizio antisiciliano che, a differenza da quanto scritto nel suo articolo, che si può definire un vero e proprio “pasticcio di lasagne”, lo Statuto e l’Autonomia i siciliani la ottennero non grazie all’esercito (parto della fantasia di Merlo) di Canepa o alle lupare di Salvatore Giuliano, ma grazie alla conquista (si trattò infatti di conquista e non di una concessione), ai sacrifici e alle lotte di una classe politica siciliana nella sua più ampia e variegata accezione.
Affermare, come fa oggi Francesco Merlo, che l’Autonomia i siciliani la ottennero grazie alle lupare di Salvatore Giuliano significa offendere pesantemente e volgarmente la storia dei siciliani e la memoria dei fondatori e dei promotori dello Statuto e dell’Autonomia siciliana.
Padri dell’Autonomia che rispondono, ove Merlo, per mala fede o ignoranza, non ne avesse memoria e cognizione, che, al di là degli schieramenti e delle appartenenze, ai nomi, tanto per citarne alcuni, di: Salvatore Aldisio, Giuseppe Alessi, Gaspare Ambrosini, Antonio Canepa, Giuseppe La Loggia, Girolamo Li Causi, Mario Mineo, Antonio Varvaro, Luigi Sturzo, Pompeo Colajanni, Attilio Castrogiovanni, Francesco Musotto, Andrea Finochiaro Aprile e tanti altri di rilevante cultura e di grande levatura etica e morale, che avevano realmente a cuore il bene e gli interessi della Sicilia. Una Sicilia e uno Statuto traditi poi dai figli degeneri (che Merlo definisce, e forse qui a ragione, “casta delle sarde”) di quei nobili padri dell’autonomismo siciliano.
Una Sicilia tradita e uno Statuto, in gran parte e per lungo tempo, disatteso e mai applicato in molte sue parti, da una classe politica siciliana ‘ascara’, servile e condiscendente al potere centrale. Uno Stato centralista (che Merlo difende strumentalmente e strenuamente nel suo articolo) che, anche da parte sua, venne meno al rispetto degli accordi, disattendendo, in più parti e in più punti, a quel patto d’onore che è lo Statuto siciliano, sottoscritto tra la Sicilia e l’Italia in quel lontano 1946 e ancor prima della Costituzione della Repubblica italiana. Patto firmato da Umberto II di Savoia e dal guardasigilli di allora, Palmiro Togliatti.
Uno Statuto tradito e, in buona parte, mai applicato e di questo se ne faccia, suo malgrado, una ragione il buon Francesco Merlo, E proprio dalla disattesa e dalla non applicazione dello Statuto, rendendosi servili ascari e accondiscendenti al potere e allo Stato centrale che non ha mai avuto interesse all’attuazione dell’Autonomia regionale, che i politici siciliani hanno fatto le loro fortune, ottenendo tornacontisticamente riconoscimenti e prebende a discapito dell’Autonomia della loro terra.
Di tutto questo che è l’esatto contrario del suo ragionamento argomentato su la Repubblica e funzionale all’abolizione dello Statuto e dell’Autonomia siciliana Francesco Merlo se ne faccia una ragione e, se vuole bene alla Sicilia, non si occupi più scrivendo, a sproposito, dei problemi della nostra Regione. Gettando discredito sulla Sicilia e sui siciliani rischierebbe, infatti, con l’essere il migliore alleato di quella “casta con le sarde”, come lui l’ha definita, che ha tradito lo Statuto e l’Autonomia siciliana.
L’Autonomia e l’identità di un popolo, per far piacere a Monti o a chi per lui, non si cancellano con un colpo di spugna o, peggio ancora, con articoli che definire “pasticci di lasagne” sarebbe ancorché generoso. Articoli strumentali e di basso profilo e come detto all’inizio, funzionali ad un turbocapitalismo finanziario, predatore e corsaro, che come un vortice tutto travolge e risucchia e che sta creando povertà, facendo pagare sempre più ai poveri della terra le conseguenze della crisi.
Un capitalismo che renderà i popoli sempre più impoveriti da burocrazie tecnocratiche e bancocentriche e dominati da una nomenclatura senz’anima e senza cuore che governa oggi per conto di un potere invisibile . Un potere, di cui Mario Monti è uno dei più autorevoli interpreti. Un potere che, per il raggiungimento dei propri obiettivi, ovvero la già citata costituzione di un nuovo ordine europeo e mondiale, si ripromette, senza esclusione di colpi, di aggredire e di limitare le sovranità nazionali e annullare di fatto le autonomie regionali.
E un gioco al massacro ormai scoperto al quale i siciliani, nella loro piena capacità di intendere e di volere, si opporranno con tutte le loro forze, anche scendendo in piazza, per dire “no” a un preciso e sempre più evidente disegno criminale e antidemocratico che intende, annullando le loro identità, le loro sovranità e le loro autonomie, soggiogare ed asservire i popoli ai voleri di una ristretta oligarchia finanziaria nel solco di un nuovo governo e di un nuovo ordine mondiale.
Ignazio Coppola
Fonte: http://www.linksicilia.it/