A chi vuole intendere
Nonostante il gran parlare e i buoni propositi, la Regione siciliana si avvia molto tristemente all’appuntamento del 28 ottobre con una confusione indicibile di sigle partitiche, cartelli elettorali, nominativi mandati in avanscoperta, ringraziamenti e lusinghe, poi, sulle pagine dei giornali.
Laboratorio elettorale o prova del fuoco per le vicende politiche italiane ci dicono. Ma perché sempre la Sicilia deve sperimentare le più sciagurate proposte continentali?
Perché deve proiettarsi sempre sul nostro Arcipelago l’ombra delle beghe italiche?
Povera terra nostra!
Qui i partiti, che sentono troppo vicino l’alone amaro della sconfitta si consorziano, creano sigle impensabili tra candidati improponibili, sempre nella logica abietta di cumulare le cariche, quindi prebende, salari e guarentigie – alla faccia del futuro dei siciliani – , riproporre sempre gli stessi nomi, sempre gli stessi giri, le stesse pantomime per garantirsi la pagnotta sulle spalle dei siciliani che – poveri fratelli nostri, svegliatevi! – seguono con partecipazione le vicende di questi giri di valzer.
Vero eurodeputato Crocetta?
vero sottosegretario al Lavoro, Musumeci ?
vero eurodeputato Fava?
vero Magnifico Lagalla?
vero sottosegretario Miccichè?
Ma chi lo ha mai detto che le cariche istituzionali devono essere sempre appannaggio dei soliti, che peraltro finora ben si sono fatti conoscere in negativo ?
Dov’è scritto, eg. prof. Costa, che il Movimento Per le Autonomie (MPA), oggi Partito dei siciliani, sia la proposta giusta per i cartelli autonomisti ?
Forse perché sono i più abili a cavalcare il malcontento popolare? E allora perché dovremmo essere noi a sdoganarli nelle coscienze della gente?
Non è difendibile quello che dici, caro Massimo: dicono quello che proponiamo noi… e Noi chi saremmo, dei minus abens che hanno bisogno di Lombardo scoppiato o del carneade Pistorio per affermare le nostre sacrosante rivendicazioni?
No, caro Massimo, non è dignitoso arrancare dietro il carro di chi ci ha condotto alla bancarotta, allo sfascio, alla diaspora, al voto di scambio, al clientelismo, al precariato, alla commistione con la Mafia.
Quei tentativi “sicilianisti” sembrano essersi oggi arenati nella velata (ma poi non più di tanto) e reiterata proposta di osservare con favore i tentativi dell’MPA che, innanzitutto cambiando nome, a testimonianza evidente del suo fallimento, tenta di trascinare nel vecchio sistema di fare politica il movimento delle 35 sigle, ad esempio, e tutto un mondo che sperava fosse giunto il momento di proporre il nuovo, certo con il beneficio dell’inventario, ma almeno con la speranza del cambiamento. Peccato! Meglio il certo che l’incerto, soprattutto se questo implica sudore, lavoro e fatica…
Il sasso lanciato ha disegnato nell’acqua un cerchio subito risucchiato dalla corrente, e ora limacciosi appaiono i fondali… come limacciosi e ruffiani appaiono i plausi di quei sicilianisti che pur avevamo imparato ad apprezzare, ma che oggi ci deludono nell’appiattimento generale e nell’accettare il vecchio che consentirebbe loro di …apparire.
L’ALTRA SICILIA rappresenta, da sempre forse, il termometro dell’antipolitica; non nel senso grillino o del fatto quotidiano, troppo recenti, ma antipolitica nel senso di rifiuto della casta e ricerca di una rifondazione dei modi e dell’essere politica, il tutto per ridare ai siciliani dignità e la possibilità di decidere in prima persona del proprio destino senza delegare agli altri, e specialmente senza delegare ai partiti già falliti nel fallimento della Regione siciliana .
Purtroppo la stessa che i figli della Diaspora onorano con il loro sacrificio, ma che puntualmente li ripudia, ostile, tutte le volte che cercano di venire ad essa con amore e senso di servizio.
“Chiù dugnu .. chiù sugnu” recita il motto che appare nella copertina del nostro sito e del nostro bimestrale giornale L’Isola. E avremmo voluto provare, in ossequio a quel motto, la possibilità di esplicare un progetto politico in attesa della definizione delle liste elettorali. Forse ci saremmo messi tutti intorno a Massimo Costa, e, senza candidati uscenti, senza nomi già sentiti e senza approfittatori dell’Autonomia, avremmo potuto veramente tradurre nei fatti quello che il motto del dottor Morina spiega senza fraintendimenti: dare di più per poter essere di più.
E tutto questo a chi vuole intendere…
eugenio preta