Non ci resta che google
(28/6/2012) – Logo celebrativo dei 145 anni dalla nascita di Luigi Pirandello da parte di google oggi, a conferma che il motore di ricerca è diventato misura e forma di tutte le nostre attività socio-culturali, con buona pace di scuole, università, premi letterari e convegni vari.
Nell’ignavia dei tempi, nel menefreghismo dell’attuale classe politica e nella distrazione della cultura, dobbiamo certamente ringraziare google, il moloc di una conoscenza virtuale che ha soppiantato il sapere per libri, citazioni e nozioni culturali che oggi ci aiuta a ricordare, poveri e distratti fruitori dei nuovi messaggi di una comunicazione di massa, livellata ahimè verso il basso, una data importante nella trascurata storia letteraria del nostro ‘900.
La commemorazione di oggi trascende, osiamo sperare, il significato promozionale che si farebbe per un prodotto di detersivi ed è segno invece di un’attenzione culturale che gli operatori italici del settore se ne sono guardati bene dal dimostrare. Ma l’importanza di Pirandello trascende l’Isola, a dispetto delle piccole menti dei nuovi beoti che ci attirano invece nelle piccole diatribe quotidiane, senza respiro spirituale.
Lo sa chi frequenta i libri e la letteratura dei secoli, lo capisce solo chi è consapevole del valore di Luigi Pirandello, un poeta siciliano che ha oltrevaricato gli angusti confini che un sapere scolastico, sballottato dalle scelte spesso antinomiche di ministri incapaci, impone ai discenti, oggi purtroppo disattenti e distratti da televisione, Grande fratello e X factor.
Basta pero’ andare verso Agrigento, affrontare qualche chilometro di un rettilineo disseminato di carcasse di fabbriche, distributori di benzina e ipermercati di cemento per raggiungere il respiro del caos, forse ancora il mito, se sai leggere tra il vento del mare e le foglie immobili dell’estate.
Caos è l’estrema propaggine di una località denominata, in vero, Cavuso perché come un pantalone dispiegato si erge sul promontorio di porto Empedocle da cui si indovina l’antico porto di Girgenti, sfogo sul mare di tutto il comparto agricolo siciliano una volta fiorente, oggi segno inequivocabile di un mondo contadino scomparso nelle spire di una modernità di cibi liofilizzati e di sapori che immaginano soltanto i vecchi profumi del basilico, della menta e del rosmarino.
Poi diventato Kaos, secondo le asserzioni dello stesso Pirandello, località da cui, la vecchia casa dei Pirandello si protendeva una volta versa il promontorio e il porto di girgenti, verso una ricchezza diversamente da oggi livellata per strati, nel mondo dello zolfo e delle zolfatare che insieme al mondo contadino assicuravano il quotidiano ad intere famiglie nella magia che ancora riusciva , nelle notti delle messi di agosto, a far vedere le lucciole oggi scomparse, costruire muri a secco, fontane, partenze e sogni.
Anche Pirandello, siciliano della diaspora, fuggì da Agrigento vuoi per motivi di studio (si laureo’ a Bonn) , vuoi per la sua attività letteraria, ( Roma , Stoccolma e Parigi furono le città dove più di altre si rappresentava il suo teatro che cercava l’autore e “u birrittu chi ciancianeddi” che il suo amico Martoglio riuscì a rappresentare in lingua siciliana, senza vergogna né timori reverenziali.
Certo la sua presunta adesione al fascismo, in verità l’autore stesso dichiarava di essere apolitico, se si fosse manifestata al giorno d’oggi non gli avrebbe procurato il Nobel per la letteratura, dopo Carducci, Kipling o Hamsun, ad esempio e prima di Deledda o Quasimodo, un premio che all’epoca, era il 1934, appariva ancora una grande scelta erudita e democratica ma che oggi, visti gli ultimi laureati (Walcott, Fo o Hertha Muller) non sembra poi essere rimasto ai livelli di un tempo.
Ma senza più divagare e sperando di aver celebrato, con poche righe, l’anniversario che Google ha avuto la sensibilità di ricordarci, vogliamo sottolineare un grande siciliano e un grande letterato e uomo di teatro sempre innamorato della sua Isola ma, di fronte agli eventi certamente un uomo solo, come ebbe a scrivere Luigi Pirandello con una frase che calza perfettamente con la nostalgia della solitudine, un sentimento che è nostro, figli della Diaspora siciliana: “…la solitudine è in un luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce e dove dunque l’estraneo siete voi..” .
Al Caos, proprio davanti alla vecchia casa, oggi museo che non siamo pero’ riusciti a visitare per uno sciopero comunale, c’è ancora il pino di Pirandello, o meglio, quel che resta del frondoso albero che serviva, una volta, da refrigerio al pranzo all’aperto della famiglia, in seguito luogo in cui si sono raccolte le ceneri del poeta .
Ma sembra la metafora dei tempi che viviamo e certamente la dimostrazione della rabbia degli dei verso gli umani se quel pino mediterraneo sia stato colpito tempo fa da un fulmine che ne ha carbonizzato il fusto, rimasto oggi un annerito tronco senza vita: come dire che anche il Cielo fugge dall’ignoranza dei tempi.
Eugenio Preta