Dopo la cultura, emergenza acqua, rifiuti e TIR
In questi pomeriggi di fine inverno, nell’increspare delle onde e nella luce solare filtrata da nuvole sparse, Messina appare eterea e fuggente, come una consunta fotografia rivista tante volte per ricordare.
Ma Messina è rimasta sempre città immobile e ‘ffruntata”, come antica amica che vuole nascondere le pieghe del tempo, stravolta dal tram e dal cemento, violentata dalla maleducazione imperante, smarrita in una memoria comune che si è lasciata cancellare, aggrappata ad una classe dirigente che la rappresenta nelle strade divelte, nei marciapiedi impraticabili, nelle soste selvagge dei parcheggi in triplice fila come nell’incapacità di governare, di immaginare un futuro.
Abbiamo scritto una volta, sperando di poter essere contraddetti nel tempo, ” Messina non esiste”.
Abbiamo trepidato e bestemmiato agli scempi delle piogge dello scorso inverno, alla distruzione annunciata di interi villaggi, all’assenza delle istituzioni non solo nel momento del dramma ma anche nel momento del cordoglio per le vittime, e prima ancora nella insufficienza con cui quei territori erano stati amministrati, ma niente si è mosso e tutto è rimasto come prima, peggio di prima.
Verminaio era stata definita Messina dopo la visita della commissione antimafia del Parlamento italiano e ancora non sappiamo se a Matteo Bottari e ai suoi figli verrà fatta giustizia, a 14 anni di distanza dal suo assassinio.
Verminaio rimane ancora oggi con i sospetti e le accuse alle massime cariche dei Tribunali, con lo scempio di ospedali e università, una volta magnifica.
II tempo passa, l’attualità si è solidificata in Storia ma Messina, dorme.
Avevamo immaginato da Bruxelles che la rivincita di questa città sarebbe potuta passare dallo sport, si’ dal volgarissimo football, con le vittorie di una squadra di calcio che portava i colori giallorossi e la Trinacria cucita sulle magliette. Poi i buddaci hanno ripreso il sopravvento e la squadra è stata portata al fallimento, insieme alla voglia di riscatto e alla tentata riappropriazione della dignità calpestata di Messina.
Messina non esiste, lo ripetiamo. Ma è un discorrere che oggi può valere anche per Palermo o per Catania, Caltanissetta o Termini Imerese, per tutta la Sicilia.
Perdute le tracce di un brillante passato, a Messina anche i luoghi della memoria collettiva sono stati cancellati dai buddaci come il ritrovo Irrera o il Bar select o il mitico Celeste.
Dove sorgeva poi la libreria dell’Ospe, cenacolo del tempo passato a fare cultura dal libraio D’Annna, da Salvatore Pugliatti, Vann’Anto’, Quasimodo, Migneco, Palumbo, Passeri, Consolo e tanti altri, nessun sedicente responsabile culturale di questo comune è stato capace, non dico di recuperare i luoghi, ma neanche di apporre una targa ricordo ed oggi quei locali sono sede di un banalissimo bar-caffé, regno di schiamazzi , di ‘zalli e di motociclette senza marmitta, altro che cultura messinese!
Messina non esiste, ed anche i tentativi goffi di svegliarla sortiscono effetti negativi.
Ne è riprova la notte della cultura che l’amministrazione comunale ha voluto organizzare sabato scorso.
Cominciamo con il plaudire all’iniziativa, per non essere sempre quelli che dicono male.
Ma vorremmo chiedere a questo sindaco che – nella buona tradizione della casta, continua a voler fare il sindaco pur mantenendo il seggio di deputato regionale nonostante un parere della magistratura che non se l’è sentita di sconfessarlo completamente – se crede veramente che fare cultura sia, tra l’altro, una notte di disorganizzazione cittadina e di disordine del traffico, se pensa di avere assolto al suo compito con una notte di sballo, se crede davvero che cultura possa essere un festival, Celentano o il sospetto di mutande di una valletta.
Fare cultura non è programmare mostre, tagliare nastri e divertimenti. La cultura la si impara a scuola, quindi in famiglia e poi per la strada, e perciò, ci dispiace, non la si può fare coinvolgendo il buddaci ormai maggiorenne, forse irrecuperabile, destinandogli 4mila euro, e invece addormentandosi sui problemi della città lasciata nelle condizioni di una cloaca. La cultura non è divertimento fine a se stesso, cultura vuol dire coltivare gli animi, renderli più sensibili ed attenti alla realtà.
Se guardiamo Messina però…
Messina non esiste perché non esistono neanche tentativi seri per farla esistere.
Dopo l’abbuffata di cultura del sabato notte immaginiamo il risveglio di oggi, lunedì, in una città dove almeno 3 giovani su 4 non riescono a trovare lavoro né esistono fabbriche o attività industriali.
Oggi, lunedì, passata la festa, gabbatu lu santu…
E no, il santo non si è lasciato fregare e mentre ancora i nottambuli si stanno interrogando se fosse meglio allargare a tutto il fine-settimana il progetto della notte della cultura oppure dispiegarla su tutta un’intera settimana di eventi “culturali”, come la banda dei carabinieri, Messina si è svegliata stordita dai clacson dei TIR e dagli effluvi malefici dei cassonetti della spazzatura, e per di più, in drammatica emergenza acqua.
Neanche una goccia dai rubinetti, tanto che il Sindaco ha chiuso scuole e uffici ed ha raccomandato ai messinesi di arrangiarsi per qualche giorno.
Povero Sindaco, come poteva immaginare che la frana di venerdì’ nella sorgente di Trappitello non solo avrebbe staccato una parete dell’acquedotto di Fiumefreddo, proprio quello che serve una città di 250 mila abitanti come Messina anche se forse si era già proposto di chiedere a Lombardo di poter attingere al Bufardo, pur se il prezzo praticato dalla regione sarebbe stato eccessivo per un bilancio comunale ormai all’osso.
Come poteva sapere che gli avrebbero avvelenato il successo della notte bianca di sabato? Non aveva pensato minimamente di informarsi per tempo e di dover approntare un piano di emergenza che essendo appunto di emergenza, non lo si poteva approntare dopo, ma prima dell’evento.
Ma povero sindaco, insieme all’emergenza idrica, la città è, oggi lunedì, sommersa dai cassonetti di rifiuti lasciati all’aria aperta per lo sciopero degli addetti dell’ OOOS che non ricevono il salario ormai da tempo né benzina per i mezzi di raccolta bloccati nei piazzali. Alla pioggia, il diluvio. Una città in eterna emergenza , la situazione igienico sanitaria al collasso e per di più’ aggravata dalla mancanza di acqua.
Ma ci pensate agli ospedali? Alle esigenze igieniche ? Ma signor Sindaco, la gente conta ancora un poco nelle economie municipali oppure costituisce la variante fissa del bengodi della casta?
Piove sul bagnato oggi, lunedì, perché la città senza una goccia d’acqua e in grave emergenza rifiuti è, per di più, attraversata dai TIR che si imbarcano per il continente o per raggiungere gli imbocchi autostradali come facevano quando attraversavano il viale boccetta, assassinando la città, prima che venissero approntati gli imbarchi di Tremestieri, insufficienti e oggi, lunedì, ancora chiusi e sempre in perenne riparazione.
Dopo l’abbuffata di cultura ora l’abbuffata di emergenze ,rifiuti, camions e sete : vuoi vedere che qualcuno, lassù’, ce l’ha proprio con i buddaci..
Per noi però, Messina continua a non esistere.
Eugenio Preta
27.02.2012