Salvarsi la cadrega
Riceviamo e pubblichiamo.
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A guardare l’operato della gente cui abbiamo delegato la nostra rappresentanza parlamentare si corre davvero il pericolo di allontanare sempre più i cittadini dalla politica, con la conseguenza logica della futura diserzione massiccia delle urne e in pratica della ri-consegna a questa classe di sodali, vera e propria casta, ogni differenza di partito confusa, della possibilità di ri-continuare a fare quello che vogliono sia della cosa pubblica sia del nostro stesso denaro.
Non passa giorno che un esponente della realtà politica non passi sulle cronache per ruberie o soprusi, tanto che il bunga bunga di Silvio Berlusconi appare veramente una goliardata di fronte alla casta che si industria per aggiungere soldini a soldini.
E che la questione economica sia stata sempre il motore che ha fatto muovere guerre, cambiato gli Stati, scatenato le rivoluzioni, ma ha anche sconvolto repubbliche e diviso famiglie oggi come oggi costituisce una variabile fissa del panorama parlamentare.
Che si facciano pagare l’affitto o si facciano ristrutturare l’attico grazie alla loro posizione di potere non sembra più così scandaloso ma appare ormai una regola accettata da questa casta che sembra chiudersi a riccio quando viene minacciata nelle sue guarentigie.
Sicilia-Informazioni, un onesto e molto seguito giornale telematico, poco pirandelliano e molto leopardiano, ha impostato una lotta lunga due anni per poter conoscere i salari dei deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana e solo in seguito ad una sentenza del TAR è riuscita a svelare gli stipendi di 10 deputati, 5 “peones” e 5 importanti, scelti dalla Presidenza dell’ARS come campione di riferimento non grazie al principio di dovuta trasparenza e necessaria informazione al cittadino ma in conseguenza del lavoro dei giudici amministrativi.
La Regione Lazio, presieduta dalla fortunata dirigente di un sindacato di media forza, tanto importante da permettersi oggi, quale segretario generale, un grigio signore che si è sempre barcamenato tra CTIM, CGIE, Enas, italiani all’estero e consociate di Alemanno, in linea con la vulgata corrente, leggi ruberia, ha cercato di far passare alla chetichella una misura che avrebbe raddoppiato lo stipendio dei dirigenti regionali proposti dai partiti. Fortunatamente se ne sono accorti al “Giornale” e la manovra è naufragata con il fuggi fuggi dei proponenti: chi, io?
Il Presidente della Camera, indiscusso esponente della casta dalla doppia morale, ha nel frattempo bocciato la proposta dell’Italia dei Valori che tentava di far passare la soppressione immediata di ogni forma di conguaglio pensionistico per i deputati presenti per soli 5 anni di mandato. Bravo poi invece il Presidente Fini ad assurgere a fustigatore dei vizi extra parlamentari di Tremonti, lui, il Giannullo, che ancora deve onorare il suo impegno a dimettersi se il cognato Tulliani fosse stato riconosciuto proprietario della casa della Colleoni in quel di Montecarlo.
Ma tutto si lega diceva un famoso filosofo ateniese, e noi siamo costretti a legare all’ipotesi di doppia morale di questa casta anche le guarentigie parlamentari che nessuno vuole rifiutare, e men di tutti il condomino Fini che da buon super partes non conosce cosa sia una ricerca di biglietto aereo su internet e men che si dica una fila in aeroporto, o una chiamata al radiotaxi.
Beh, si dirà di Fini che è personaggio importante di questa Repubblica, ma si dovrà altresì constatare che nonostante tutto, il signor Fini, come ogni deputato senatore della succitata repubblica percepisce per le cose che vengono sbrigate dai servizi dell’Istituzione un’indennità personale, mai rifiutata, su rimborsi taxi, indennità assistenti e diaria giornaliera, prevista questa solo per i deputati che non abitano a Roma… Infatti!
Si parla, nel caso del presidente della camera di una cifra complessiva di oltre 100 mila euro annuali per rimborsi….
E come se non bastasse, appare sempre pesante l’eredità del vecchio MSI, diventato AN nel tempo: Beni Immobili e lo stesso giornale di partito, il secolo, pur ridotto a foglio di parrocchia, ma pur sempre iscritto ai rimborsi parlamentari. Tralasciando la facile polemica su Montecarlo, Colleoni e i beni passati di mano, ma chi controlla la fondazione che ha incamerato questi beni?
Che fine hanno fatto gli immobili sedi di partito se il partito non esiste più?
Tutto un mondo squagliato nelle metamorfosi del suo condottiero adesso vuole conto delle proprietà che sono ancora degli iscritti.
Proponiamo che semplicemente il tribunale competente per territorio si incarichi della vendita all’asta di tali immobili e che con il ricavato della vendita si provveda ad una sovvenzione particolare per le famiglie delle tante vittime che il partito MSI ha subito nel corso degli anni di piombo. Allo stesso tempo proponiamo l’istituzione di una casa di riposo per i vecchi militanti dello stesso partito, e …che giustizia sia fatta.
Lettera firmata