Gladiatore donna di Katana…
Nimes – E’ vero, non si finisce mai di imparare, soprattutto quando si viaggia…
Che la presenza romana sia quasi ovunque in Europa è un dato scontato, da Bath nell’Avon (Grand Bretagna) a Utrecht l’antica Ultragectum (Paesi Bassi) si passa alla Gallia dove le testimonianze sono più significative ed imponenti: teatri, anfiteatri, terme, rendono indimenticabili Orange, Nimes, Arles.
Proprio in queste due ultime città due immensi colossei testimoniano come la “Province” francese fosse importante e ricca ed i consoli glorificassero l’Urbe con i ludi dovuti.
Fin qui tutto abbastanza scontato, anche gli scambi con la Sicilia e la Magna Grecia che risalgono persino al periodo preellenico.
Quello che ci ha colpito, seguendo una preparatissima guida turistica che riferiva di recenti scavi archeologici e di monete trovate nella zona è il fatto che nell’anfiteatro di Nimes combattessero anche gladiatori donne, mai con la rete (retiarius) perchè non potevano mascherarsi come i Secutores ed il pubblico non avrebbe forse accettato bene un combattimento tra un virile ed una donna! Fin qui, anche se la notizia è quanto meno singolare, ma non nuova, potrebbe rientrare nella normalità, la difficoltà si avrebbe nell’uso del femminile di gladiatore (gladiatoressa, gladiatrice, gladiatora…) quello che ci ha fatto drizzare le orecchie è stato il fatto che la preparata professionista abbia detto che tra le gladiatrici risultavano della atlete della greca Katane o meglio la romana Catana.
Facendo gli gnorri abbiamo chiesto se fosse la Catania della Sicilia o l’enclave del Senegal (la Katane famosa per le tartarughe e le gazzelle, ndr. ), in base ai suoi studi ed alle ricerche fatte in Gallia le migliori gladiatrici,sembra, venissero proprio da Catania!
Il perchè di questa forza ed abilità delle donne catanesi che sfidavano alla pari anche i virili gladiatori non è dato sapere, nè si può avere ancora una certezza assoluta perchè i documenti scritti sono rarissimi e gli stessi atleti erano sotto contratto di veri e propri manager che li costringevano a combattere spostandoli nelle varie arene dell’impero dove venivano richiesti e pagati con le monete dei Cesari.
Sinceramente non sappiamo come immiginarla una gladiotoressa, una cosa però è sicura, doveva essere di “marca liotru” data che la Katane in oggetto era la nostra città e, non lo nascondiamo, un po’ ci siamo inorgogliti!
Felice Belfiore