La primavera araba, dopo un mese perde le prime foglie
Più di un amico, incontrandomi ha espresso dubbi sul mio conto e, celiando, ha detto che sono
diventato comunista. Più semplicemente, cerco di analizzare i fatti e condivido quel che so e quel che capisco con chi ha voglia di sapere e capire. Avevo scritto che in Egitto c’era una dittatura militare non del solo Mubarak) e che tale sarebbe rimasta. Adesso se ne accorgono anche quegli egiziani che, in buona fede, hanno manifestato in Piazza Tahrir al Cairo.
Sono tornati in piazza e sono stati presi a fucilate: due morti. Si sono permessi di chiedere le dimissioni del generale Tantawi (quello che era a Washington quando è scoppiata la rivoluzione gentile e concordata). La ricreazione è finita e i bambini buoni non devono più manifestare. Scommettiamo che Hillary Clinton di questi morti non parlerà?
A Tunisi, il nuovo governo comincia a dare segni di disubbidienza: ha detto a chiare lettere che non ci sono ragioni che giustifichino l’intervento dell’ONU in Libia e meno che mai della NATO.
L’organizzazione dei paesi africani , non potendo più decentemente tacere , si è mossa mandando in Libia il Sud Africa che è membro del Commonwealth, a mediare. La regina Elisabetta , da una parte (regina di GB) è belligerante, dall’altra (regina del Commonwealth) è mediatore. Chapeau!
La Siria sembra essere come le nespole, dure a maturare. La rivolta non riesce a prender fuoco e gli angloamericani si limitano a raccontare gli eventi dai paesi vicini: L’Orient-le jour, il foglio francofono di Beirut , pubblica da giorni una rubrichetta sulla Siria dove il numero dei morti aumenta vertiginosamente ( siamo a 170 ) , ma non ci sono foto, non c’è nemmeno una immagine satellitare americana, ci sono solo “riprese di telefonini ” che però non mostrano mai luoghi riconoscibili.
Capisco non mostrare i volti, non capisco il non riconoscere nemmeno i luoghi.
La controparte politica del governo siriano è sempre una onnipresente organizzazione umanitaria che , se esistesse, da sola sarebbe la dimostrazione che in Siria c’è democrazia…
Alla trasmissione REPORT , domenica sera, si è visto come FACEBOOK moltiplica , per fini commerciali, il numero degli accounts e può dare impressione che milioni di persone vogliono un determinato prodotto. Se al posto del dentifricio metti la democrazia, il risultato è identico. Crei un partito virtuale e una serie di gonzi scende in piazza .
Come qualcuno avrà letto nei commenti sui bombardamenti alla popolazione che ho pubblicato, il mio post è stato inibito da questa organizzazione ( Facebook che a Napoli chiamano fessbook) dicendo che era un articolo offensivo. Il titolo lo avete visto tutti, dicevo che bombardare civili inermi è da vigliacchi e contrario all’onore militare. Di questa ghettizzazione me ne farò una ragione. Allegramente.
Intanto la primavera virtuale continua sul sito dello speculatore Soros ” Open Democracy” dove vengono pubblicate le analisi di ben trenta analisti, di cui oltre 2/3 hanno nomi arabi . Il primo si chiama Faisal al Yafai e inizia con una citazione di Tolstoi per raccontare la specificità della primavera araba. Il secondo Shadi Hamid e via dicendo.
Nessuno che abbia un patronimico, nessuno di loro che viva in un qualsiasi paese arabo, nessuno che ragioni come un arabo. Non uno che citi Israele. Nessun Abu, nessun Ibn. Figli di nessuno, irrintracciabili.
Tutti questi analisti collaborano con Università e think tank americani ed hanno contribuito a creare la falsa immagine degli arabi e del vicino oriente che ha portato i venti di guerra nella regione.
La sistematica sottovalutazione del lettore di Internet, è l’unico sintomo riconoscibile di odio che traspare da questi maestri del nulla.
Un paio di risultati strategici però li hanno ottenuti, ma temo non fossero quelli desiderati:
hanno dato a tutti gli arabi la sensazione che sono una espressione geografica unica e che il loro futuro è pensabile unitariamente visto che qualcuno già lo fa.
Si è creato un fronte di resistenza variegato che include Yemen, Siria, Algeria, Bahrain , Libia di paesi che non credono più nell’amicizia dell’occidente e sta cercando di eliminare il pericolo democratico prima che questo elimini loro. Tra i paesi schierati con l’occidente il primo ad essere colpito potrebbe essere il Quatar e la sua TV Al Jazira che si è rivelata un cavallo di Troia per gli arabi dei paesi colpiti.
Temo proprio che tra qualche anno, non troppi, avranno di che pentirsi e se fossi anglosassone, comincerei fin da subito a temere per davvero attacchi terroristici di tipo inedito a “bassa tecnologia”. Coltelli e notti senza luna.
Antonio De Martini
Fonte: http://corrieredellacollera.com