La Trinacria in Inghilterra di Giuseppe Quatriglio
*** Tratto da: L’isola dei miti, Palermo: Flaccovio Editore, 2009 ***
Una Trinacria di neon risplende di sera a Trafalgar Square unendosi al coro delle luci della celebre piazza londinese. La Trinacria si trova sull’edificio che ospita l’ufficio turistico dell’ Isola dell’Uomo, l’ «Isle of Man», il cui simbolo è costituito, appunto, da tre gambe in movimento piegate al ginocchio come quelle della Triskelis.
La seconda Trinacria, prima di giungere all’Isola dell’uomo, s’incontra, sul molo di Liverpool, sulla poppa del traghetto che in quattro ore raggiunge l’isola larga sedici chilometri e lunga quarantotto, adagiata al centro del mare d’Irlanda.
Il traghetto dalla prua aguzza e dai fianchi alti, come si conviene a una nave che deve solcare anche d’inverno i tempestosi mari del Nord, si stacca puntualmente dal molo, seguito da uno stuolo di rumorosi e grossi gabbiani. Gli edifici nerastri di Liverpool perdono i loro contorni nella nebbia che cala fin sul mare dal colore del1’acciaio.
La Sicilia è lontana, ma il ricordo della sua luce mediterranea splende sulla Trinacria che è dipinta di giallo sulle scialuppe, è stampata sulle etichette delle bevande distribuite a bordo, è incisa sulle posate e sui bicchieri della sala da pranzo della nave. Ma perché questa Trinacria calda, viva e luminosa, dinamico simbolo del sole, così a Nord ? Chi 1’ha portata fin qui ?
Il primo contatto con Douglas non svela il mistero. La capitale dell’Isola dell’Uomo è una simpatica cittadina del settentrione d’Europa, con il lungo molo di legno, le basse maree che di notte scoprono per intero le chiglie delle navi alla fonda, i corni che nelle interminabili serate invernali ululano a intervalli regolari per avvertire i naviganti dei pericoli della nebbia.
Questa è terra di antiche conquiste. Gli scandinavi l’invasero nell’anno 800 con il proposito di saccheggiarla, ma a poco a poco si innamorarono dell’isola coronata di alte montagne e di verdi pianori, e vi rimasero. Le antiche saghe popolari ricordano l’incontro che il rude uomo scandinavo fece nell’isola solitaria, posta a metà strada tra l’Irlanda e l’Inghilterra, con una natura più benigna; racconti che fluttuano in una luce di leggenda.
Il periodo storico dell’Isola dell’Uomo incomincia con l’arrivo del primo capo vichingo, Godred Crovan, nell’anno 1079. Nel Chronicon Manniae, compilato dai monaci dell’abbazia di Rushen del XII secolo, sono descritte le vicende di questo secondo periodo vichingo dell’isola e si parla del primo re, King Orry, che si crede sia il Godred Crovan giunto dalle regioni scandinave. Il figlio del re Orry, Olaf, vissuto dal 1113 al 1152, fu il primo sovrano a farsi chiamare “rex Manniae et insularum”. Il figlio di quest’ultimo, Godred II, divenne vassallo di Enrico II d’Inghilterra e da quel momento l’isola divenne una pedina nella guerra intrapresa dalla potente vicina contro la Scozia. Ma i re vichinghi continuarono a dominare l’isola; ve ne furono in tutto quattordici che divisero il potere insieme a quindici vescovi. Durante tutto questo periodo l’isola venne retta con un sistema di governo di tipo scandinavo che e rimasto praticamente immutato fino ad oggi.
La prima Trinacria apparve nell’Isola dell’Uomo in quel tempo su una massiccia croce di pietra che si trova ora al centro di un piccolo cimitero di campagna e su una grande spada che il re Olaf Godredson impugno per combattere i mori. Gli esperti del Museo Britannico affermano che la spada, ancora oggi usata nelle cerimonie ufficiali, venne forgiata nel 1250. La croce di pietra è dello stesso periodo. Nel 1310 la Trinacria apparve ancora sullo scudo di Enrico di Bello Monte, Lord dell’Isola.
Le fonti ufficiali, i libri, le enciclopedie non dicono come e perché le tre gambe divennero il simbolo di questa terra nordica e il direttore del Museo di Douglas è ancora in cerca della chiave del mistero. Ma forse, più che un’arida documentazione, può soccorrere l’ala di una poesia gentile mai fermata sulla carta, ma che la gente raccolta ai piedi dei medioevali castelli di Rushen e di Peel racconta al forestiero.
Nel grande silenzio del Fort Anne, rotto soltanto dal nervoso svolazzare dei gabbiani sull’ampio arco della baia, ho ascoltato dalla voce di una piccola, vecchia signora l’affascinante racconto.
«E’ semplice» disse sollecitata dalle mie insistenze « è stato un re vichingo a portare la Trinacria qui. Fu in Sicilia che un monarca cresciuto nell’Isola dell’Uomo incontro’ la donna che riusci a fare palpitare il suo duro cuore di guerriero. E fu una principessa siciliana. La sposo’ e la condusse a Douglas dove il dovere gli imponeva di restare. Ma la principessa languiva tra le brume del Nord e cercava disperatamente il sole. Per consolarla, il re decise di adottare la Trinacria – simbolo del rutilante sole di Sicilia – quale emblema dell’isola al posto della nave vichinga».
La Trinacria rimase per sempre nell’Isola dell’Uomo, ma in omaggio alla natura guerriera dei dominatori si corazzo’ e, pertanto, le tre gambe appaiono ancora oggi chiuse dentro armature irte di speroni.
Nell’Isola dell’Uomo la Trinacria si vede dappertutto. La si trova sulla carta moneta, sui monumenti, nelle insegne degli uffici, sulle testate dei giornali, sulle scatole dei fiammiferi, sui francobolli, sui souvenir. Ma non è il solo punto di contatto con la Sicilia.
L’Isola ha un governo autonomo ed un proprio parlamento, pur facendo parte geograficamente dell’Inghilterra. Elisabetta II, regina delle “vicine isole”, e soltanto il “Lord” della Terra di Man. Ogni anno, ripetendo una cerimonia vecchia di mille anni, i deputati si recano su una collina artificiale costruita con la terra di tutti i distretti dell’Isola per leggere nella lingua locale, che e ben diversa dall’inglese, le leggi approvate durante l’anno dai legislatori locali. La popolazione presente alia fastosa cerimonia approva in silenzio, ma puo anche fare pubblico ricorso.
L’Isola dell’Uomo aveva in passato monete di metallo della zecca locale, oggi c’è soltanto la sterlina di carta emessa dalla «Isle of Man Bank Limited», che circola nell’isola insieme al “pound” con l’effigie delia regina Elisabetta.
Gli abitanti sono orgogliosi della loro autonomia, delle loro civilissime istituzioni, degli antichi monumenti che costituiscono una nobile testimonianza del loro passato. Hanno vivo il senso dell’ospitalità e sono gelosi della Trinacria, il misterioso simbolo del calore mediterraneo che divenne dono d’amore di un rude soldato nordico allorché fu conquistato dalle grazie di una principessa siciliana.
Qui sotto pubblichiamo la cartolina che – da quasi un decennio – L’Altra Sicilia ha distribuito a migliaia di siciliani per tentare di diffondere la propria coscienza di popolo.