Confusione. Ribadiamo e controfirmiamo: il sud dell’Italia non è Sicilia
Iniziamo con il ribadire che Sicilia non è Sud. Essere Sud vorrebbe dire far parte di un’entità che ha un nord, ma anche un centro, quindi essere sempre accorpati a qualcosa che alla fine è distante sia geograficamente sia ideologicamente o culturalmente; essere sud sempre di qualcosa, altro da se’, perciò.
Sicilia è Sicilia e basta. Non ci va di continuare a vivere nella confusione e nell’arruffata congerie meridionalista; non ci stiamo, noi siamo popolo, da soli, senza aggettivi; saremmo anche nazione…, non abbiamo niente a che vedere con calabresi o campani o pugliesi, se non l’assimilazione, che il nord ha sempre scientemente favorito, equiparando tutto il sud a paritarie condizioni di povertà, di sottosviluppo, di necessaria emigrazione, talvolta di inaffidabilità che collide spesso, nella vulgata corrente, pure con innatismo criminale. (Un Mengele del nord, Cesare Lombroso, è divenuto luminare delle scienze criminali per una teoria, ancora oggi vergognosamente celebrata, che identifica nelle caratteristiche somatiche del meridionale l’archetipo del criminale.)
Notiamo che al Nord, di questo sud, cui sono invece affibbiati come peculiarità, non si sono mai connessi termini come mafia, ‘ndrangheta, camorra o sacra corona, rimasti soltanto e sempre termini sudisti e meridionali, gli antichi briganti, lasciando perbenismo e buona educazione regnanti in questo Nord altezzoso, vergine di malaffare fino a quando questo sud non si insinua nei gangli di quella società tanto da inquinarla e creare corruzione e crimine.
Ribadiamo e controfirmiamo: il sud dell’Italia non è Sicilia.
Usciamo finalmente dalla mistificazione duosicilianista che ci portiamo dietro quasi fossimo un tutt’uno; ricordiamoci dei moti del 1820, di Paterno’ Castello, della sanguinosa repressione del generale napoletano Florestano Pepe, e ancora dei moti del 1848 e del re Bomba, Ferdinando che bombardo’ dal mare l’insorta Messina. Con il regno detto delle due sicilie, i siciliani non sono mai andati d’accordo, storicamente, quindi basta con le mistificazioni.
Paradossalmente i territori di questo sud, compresa la Sicilia, oggi sono tanto decantati e perseguiti, da costituire l’ultima frontiera, l’eldorado della politica che, perdute le antiche ideologie e suddivisioni, si sforza di trovare nuovi motivi per sollecitare la gente e carpire la sua buonafede. Le elezioni, a detta di titolati demoscopi, si vinceranno al sud.
Non restiamo qui a ricordarvi il vecchio (1946) federalismo pattizio siciliano da non confondere col nuovo federalismo municipale leghista, ma le ragioni del buon Niccolò sono ancora valide e per giustificare i mezzi si inventano nuove alchimie: i partiti del sud, proprio per allargare la possibilità di incidere, di millantare potere.
Dalla Sicilia, ormai spremuta nel suo svolgersi di autonomia, ci siamo allargati a tutto il territorio meridionale dell’Italia, in modo da diventare – in termini di consenso- più forti, sempre a Roma pero’, dove si spingono anche le mire dell’autonomista di cui abbiamo sempre diffidato: Raffaele Lombardo.
Anche lui oggi, secondo la moda, per l’ennesima volta cambia casacca e bandiera, a dimostrazione della propria indole e dell’ormai fondato sospetto avanzato da L’ALTRA SICILIA che la proposta della cancellazione della Triscele dalla bandiera giallorossa della Sicilia non fosse ipotesi peregrina e innocente: togliere i simboli per manipolare le opinioni e cancellare l’identità.
Perciò oggi tutto si lega e anche Lombardo parla di un movimento del sud…
E per fare passare l’idea parla di nuovo nome, di nuovi dirigenti e addirittura indica come Presidente di questo nuovo soggetto politico – spazio ai giovani – nientemeno che Andrea Camilleri, il papà di Montalbano, si’ del commissario siciliano con l’accento romano del suo scadente interprete, il vecchio regista -scenografo Camilleri, la cui produzione letteraria è come un fiume in piena, quello che propinandoci il suo dialetto sin dalla prima pagina ha raggiunto esattamente l’opposto di quanto si era, forse, prefisso: Invece di rendere simpatico l’interloquire siciliano, lo ha spinto tanto al parossismo, che è riuscito a farcelo odiare.
La confusione voluta, diciamo noi, è quella che mette sullo stesso piatto meridione e Sicilia, territori di un sud da una parte e dall’altra la Nazione Siciliana, con la conseguenza di rendere ormai palese le strumentalizzazioni che marpioni come Miccichè o Lombardo, sono riusciti a fare dell’Autonomia, grazie ai paria isolani, senza pero’ riuscire a capire le istanze dei siciliani a cui non interessano gli sconvolgimenti del voto delle elezioni – in quel marasma che è la politica siciliana, tutto appare tremendamente simile – ma intendono smascherare le manovre strumentali di gente che, delusa o messa di lato in ambito regionale, reputa finita la stagione dell’autonomia e, in un delirio di onnipotenza, cerca di allargare la propria area di influenza spostandosi verso il nord parlando pero’ di sud e alleandosi poi con movimenti inesistenti, con movimenti scoppiati, con personaggi cui non affideremmo neanche un fiammifero già utilizzato, sempre e regolarmente del nord.
Povera Autonomia, sedotta ed abbandonata dopo essere stata utilizzata e tradita per l’esercizio di un potere quasi assoluto, se anche il PD ha accettato di fornire la stampella ad un governo di tecnici voluto per disporre a proprio piacimento dei fondi e delle opportunità della regione. Iscriviamo perciò nel libro della storia siciliana più recente un’altro approfittatore, l’ennesimo di una schiera che, ahimè, diventa sempre troppo lunga.
Ufficio stampa
L’ALTRA SICILIA – Antudo