L’opinione del magistrato – La Lettera
Caro amico Francesco Paolo Catania,
Ho ricevuto la “Carta Politica delle rivendicazioni del Popolo
Siciliano” che condivido pienamente.
Ritengo, però, che la
compilazione di una tale “carta”,
anche se poi affiancata e supportata
da una capillare diffusione, potrà solo
portare ad una generica e parolaia condivisione senza alcuna
conseguenza pratica.
La prova di questa mia affermazione e
convinzione si ha nel fatto che pur
sussistendo nella legislazione italiana
la legge costituzionale dello Statuto
Siciliano, tutto è rimasto come prima
con l’aggravante di avere svuotato di
ogni serio contenuto tale legge fondamentale, travisandone la
lettera e lo spirito e ciò con il beneplacito e senza alcuna
rimostranza degli ascari di destra, di sinistra e di centro, che
da sempre hanno gestito l’autonomia.
Il Popolo Siciliano dal 1946 ad oggi non è ruscito ad esprimere
un raggruppamento politico sicilianista, che avesse
rappresentanti nell’assemblea regionale, nel parlamento
“nazionale” romano e meno che mai nel parlamento europeo,
per far sentire la voce di questo nostro popolo e reclamare
l’attenzione dei nostri diritti e delle nostre prerogative
proclamati e sanciti solennemente nella legge costituzionale
anzidetta.
In compenso abbiamo avuto ed abbiamo una marea di sigle,
di associazioni e di partitini capitanati da generali senza
soldati, con la conseguenza che nessuno riesce a varcare
nemmeno la soglia di un qualsiasi consiglio comunale siciliano
e meno che mai dei parlamenti anzidetti dove si potrebbe e si
dovrebbe far sentire la nostra voce.
Il Nord Italia, invece, almeno in questi ultimi tempi, ha fatto
quello che noi non abbiamo saputo fare. Bene o male la
Padania fa sentire la sua voce più o meno stonata, ma sempre
grintosa e viva attraverso un partito ed un capo aventi voce in
capitolo nel governo del Paese.
A noi, purtroppo, manca un capo carismatico che sappia
coagulare intorno a sè e ad un partito le nostre istanze.
La via da seguire a mio giudizio è quella della ricerca del
consenso politico dei Siciliani attraverso l’organizzazione
unitaria di tutti i gruppuscoli sicilianisti in un soggetto politico
credibile, attivo, dinamico e battagliero. Tutto il resto (carte,
proclami, memorandum, appelli ecc.) si risolve in un parlare
tra di noi, per come i fatti del passato ci confermano.
Mi rendo conto che il problema non è di facile soluzione, ma
certamente non è impossibile: basta volerlo.
Do atto della meritoria azione della vostra rivista, che
senz’altro contribuisce alla formazione delle coscienze e la
ringrazio per la pubblicazione dei miei articoli che ha fatto e
che vorrà fare.
Tanti cordiali saluti con l’augurio che le nostri comuni
aspirazioni possano avere presto successo.
Salvatore Riggio Scaduto*
* già Magistrato a Caltanissetta, apprezzato per il suo autentico Sicilianismo, è un impegnato studioso di storia e di etnologia.