La banalizzazione della politica
Nel momento in cui la realtà politica si tinge delle fluttuanti linee del sesso, perduta dietro le fisime di un anziano signore – che pero’, in verità per grande suo merito, è il capo del governo – e si colora dell’ossessiva persecuzione di un segmento della magistratura che non può non dirsi politicizzato, ci sembra poco opportuno dissertare oggi di ideologie, di valori, di destra e di sinistra. Anche ridisegnare filosofie politiche ci appare fuori tema, un non senso.
Purtroppo siamo arrivati alle teorie che L’Altra Sicilia aveva sempre indicato, seppur con profondo rammarico: questa classe dirigente, e il Paese e l’Isola, è portatrice di un modo di fare politica che, mettendo dietro la lavagna il merito, è tutta intesa a premiare gli amici, i compagni e soprattutto le amiche.
Berlusconi, quante volte lo abbiamo ricordato ai lettori, ha la gravissima responsabilità di aver banalizzato la politica! Non che prima di lui fosse un paradiso, ma almeno c’erano i politici che provenivano da una lunga militanza nelle scuole di partito, poi nelle aule dei comuni poi nelle regioni. Oggi ci sono soltanto servi e lacchè, i politici provengono da Mediaset, dalle televisioni, dai casting del grande fratello, dalla vecchia DC scoppiata dopo i “morotismi” : che potete aspettarvi?
Il grande raggiro, accettato da tutti, è stato quello di creare una classe intermedia di sodali e servi sciocchi, di blindare i parlamenti e tutti gli organi elettivi, dopo avervi insediato proprio questi loro lacché (come possono chiamarsi gli eletti che non vengono votati ma nominati dai capi?)
Continuando poi nelle istituzioni civili, questa classe politica, tutta senza esclusioni, ha messo in applicazione il grande progetto di racchiudere il potere decisionale in un giro di qualche migliaio di fortunati, ma fidati sodali, a cui venivano destinate le dirigenze degli istituti bancari, i posti di responsabilità nelle televisioni, nelle redazioni nei giornali, nelle partecipate comunali, regionali e provinciali, nel Parlamento europeo.
Con buona pace per i meritevoli, per chi è professionista esperto o ricercatore studioso e preparato, la parola d’ordine di questo sistema, che speriamo i cittadini riescano a capire e a mandare a monte con una decisa opposizione, è stata quella di occupare l’occupabile e poi di chiudere il cerchio lasciando fuori gli altri cittadini, a cui sarebbe stato sempre più difficile intervenire, esclusi così dalla mappa del potere e addomesticati poi, quando possibile, con speciali regalie – come la stabilizzazione dei precari, in Sicilia – che alla fine non incidono minimamente nell’economia generale del progetto o nuove competizioni elettorali per…. i consigli di zona o la consulta dell’emigrazione!
Certo non è che Bersani, Bindi, Lombardo o Castiglione e gli altri non c’entrino nell’andazzo che ha preso la politica militante : sarebbe troppo comodo accampare ora una loro irresponsabilità. Adesso stanno solo aspettando che venga il loro turno, come previsto nel piano generale : il” condor pasa”.
Rincresce pero’ che quando il re è nudo, tutti si ergano a suoi castigatori.
Rincresce che la prossima caduta di Berlusconi rimetta in circolo personaggi che si sono recentemente distinti , e continuano a farlo, con arroganza di comportamenti, con spocchia istituzionale, nella evidente indifferenza ai problemi della gente, nonostante siano stati messi in un angolo da questo re che non è stato capace di filtrare i suoi amici e si è creduto al di sopra di tutti e di tutto.
Rincresce constatare che ormai il sistema è consolidato e che per cambiarlo occorreranno molti aggiustamenti, il primo dei quali, basilare, è il convincimento dei cittadini a cambiare i personaggi protagonisti della politica, tutti, non possiamo più concederci il beneficio del dubbio.
Riformare il modo di far politica comincia poi con la riforma della legge elettorale.
Un sistema virtuoso premierebbe il bipolarismo. In Italia e in Sicilia non è possibile. La terra dei mille comuni e delle mille città si esprime con mille sfaccettature che, a livello politico, non trovano corrispondenza nella rappresentanza di due soli poli. Certo, poi diranno che mille partiti creeranno mille governi, ma chi non ci dice che forse sarebbe meglio rimettere in uso il sistema del pluralismo partitico con le preferenze, piuttosto che continuare con questo sistema che presenta governi surrettiziamente blindati, che poi scoppiano per i tradimenti di turno, sempre esistiti nel bel paese e nella Bella Terra?
Riformare la politica significa pure ristabilire il carattere del servizio pubblico, non quale metodo di arricchimento personale, ma come missione da adempiere per il bene comune e così’ governare la cosa pubblica, non il proprio portafoglio. Quindi una o due legislature e poi ritornare a fare quello che si faceva prima.
Riformare vuol dire anche cancellare una legge elettorale che si presta ad ogni tipo di illegalità. Ci riferiamo alla legge per il voto all’estero che ha dato sufficiente prova di iniquità speculando sull’ignoranza (non conoscenza) e sulla indifferenza che hanno dimostrato le comunità all’estero, che non hanno ritenuto importante ritirare nemmeno la busta elettorale né votare, anzi l’hanno consegnata ai soliti faccendieri, sicché può apparire normale ora farsi rappresentare da un Di Girolamo o altri che sorridono nei convegni, dopo aver accampato residenze fittizie in tutti gli angoli dell’Europa.
Una legge elettorale ininfluente per le comunità all’estero che non hanno mai avuto il piacere di conoscere personalmente quelli che li rappresentano e che, da parte loro, non conoscono minimamente le loro esigenze, dato che sono stati paracadutati in liste elettorali all’estero solo per avere l’opportunità di rimpinguare quella schiera di commensali di cui parlavamo poco sopra. Inutilmente poi si arrabattano ad allargare il cerchio affidando ai loro rispettivi lacché la responsabilità di patronati e di sindacati che all’estero nessuno conosce, neanche loro. Eppure sono eletti all’estero e dovrebbero rappresentare le comunità che all’estero operano e vivono; sono collegati a galantuomini come Di Girolamo, e a quella cloaca umana capace di speculare sui bisogni di quelle comunità che pero’ sono cresciute e ora aspettano soltanto che ritornino a chiedere il loro voto.
Eugenio Preta
L’Altra Sicilia -Antudo