Vergognarsi di camminare scalzi
C’é una bellissima poesia di Ignazio Buttitta, “‘Ncuntravu u Signuri pà strata”, che spesso ripubblichiamo su queste pagine. E’ l’accorato appello che ci ha spiegato personalmente il poeta, passeggiando a Messina tra i vialetti della Villa Mazzini, ai margini di una festa Arci/Fgci, nel lontano luglio del 1976.
Pur declinata dall’alto del suo presunto ateismo, ci era sembrata un grido di dolore che, pur se proveniva da qualcuno che diceva di non credere, tuttavia implicava la sua umana e bastarda implorazione proprio per questo ” Signuri ” che supplicava di esistere, di esserci, anche se, poi, per venire offeso, bestemmiato, maledetto.
Ecco, anche se il paragone può essere giudicato improponibile e persino blasfemo, vista la statura dei personaggi che portiamo in discussione, la sola atmosfera di questa poesia, ci trasmette il filo politico del tempo che stiamo vivendo.
Ribadiamo, a scanso di equivoci, di essere amanti della Sicilia e della libertà, che andiamo cercando talvolta pur a costo di sacrifici immensi come la lontananza, la distanza, la mancanza di sole e affetti. Indipendenti e mai soggetti a chicchessia.
Nessuno può mai rimproverarci di essere stati filo-berlusconiani; abbiamo sempre stigmatizzato gli atteggiamenti dell’attuale presidente del consiglio e siamo sempre stati fermi assertori della banalizzazione della politica che quest’uomo ha fortemente imposto.Forse ci eravamo illusi, parlo a titolo strettamente personale, di possedere l’antidoto alla deriva berlusconiana, ma i fatti di case e di automobili fuoriserie ci hanno tragicamente contraddetti. C’est la vie…
Abbiamo però sempre denunziato i nani e le ballerine di cui si è circondato e la fine delle ideologie che il suo verbo ha comportato; siamo stati tenacemente contro la televisione, così come da lui concepita, oggi vera cattiva maestra per dirla come Karl Popper, siamo sempre stati convinti che Berlusconi abbia incarnato un anti-valore, sia in politica che in morale, e questo perché figlio del tempo che viviamo, della società che, con lui, noi tutti abbiamo aiutato a costruire.
Ma oggi, nel vedere la barca che fa acqua e i topi che abbandonano questa nave, nel vedere “chiddu chi ni fici, pi ni mettiri o munnu” ‘ i versi del poeta ci vengono in mente e : “vi dicu a veritate, non mi spuntò na lacrima”, insieme alla riflessione, amara, sulle mistificazioni dei falsi idoli.
Berlusconi è frutto del tempo che viviamo e, vista la sua posizione sociale e politica, il massimo esponente di un degrado politico che spazia però nel nulla più profondo che questa sua egemonia ha permesso e che non è soltanto politica ma anche della nostra società.
Siamo tutti collegati al Berlusca ma anche a Santoro e Saviano, a Vendola e a Lombardo, falsi “dei” di un mondo ormai in putrefazione che potremmo portare al disfacimento solo col nostro voto, se soltanto noi tutti lo volessimo.
Falsi “dei” di una società contemporanea diventata “bestia e selvaggia nell’anima” che, come la politica attuale, avrebbe bisogno di una purificazione dopo la parentesi dei personaggi che ci siamo offerti e che ci offriamo.
Rifondare quindi la morale, le cose in cui crediamo, i valori societari , per rifondare prima la coscienza della gente e, conseguentemente, affidarci ad una nuova classe politica, figlia di un avvenuto cambiamento.
Oggi i poteri forti, banche, istituzioni, giornali, media, magistratura, università, si sono tutti consociati contro quest’uomo che ancora, illuso da stupidi consiglieri, non riesce a capire di avere tutti contro e continua ad abbaiare alla luna. Non c’é telegiornale, non c’é talk show che non lo attacchi, non c’é suo discorso che, estrapolato dal contesto, gli metta in bocca quello che non ha detto.
E questo accanimento, pur se con le considerazioni che abbiamo premesso, ci indigna, ci fa arrabbiare e ci consegna alla fine un Berlusconi fragile e patetico, senza l’arroganza del potere e senza la solidarietà di falsi amici. Poi, quella particolare nostra attitudine di schierarsi sempre dalla parte del bisognoso di aiuto, di comprensione, del perdente, ci ha consegnato una specie di simpatia per l’uomo attaccato e pur’anche offeso, una specie di difesa fine a se stessa del Berlusconi, così come appare oggi, alla fine della matassa.
Eppure, lo diciamo con convinzione, Berlusconi, visto il panorama politico attuale appare pur sempre il male minore, almeno il solo segnale di coerenza se consideriamo le scaltre fluttuazioni di Bersani, Fini, Casini, Di Pietro, Lombardo e Vendola, ma anche generale di tutti i “deciders” di questa nostra società.
Ma, “… picchi vinisti o munnu… pi ‘ vidirinni ammazzari l’uni cu l’autri” …, vi diciamo la verità, non ci scappa la lacrima.
Nella confusione del momento, tra tradimenti e rinnegati, pur celebrati da tv e gossip miliardari, un pensiero ci consola: che il berlusca comprenda finalmente la trappola in cui lo vogliono infilare e, seguendo il consiglio lungimirante del buon Umberto, mandi tutti a casa.
Da parte di noi siciliani, preferiremmo riprenderci il nostro destino per mano, andare a votare e riportare, noi a Palazzo Reale, loro a Montecitorio, una nuova classe dirigente, figlia finalmente di una società rifondata nei suoi valori e nella sua dignità. Soltanto allora finiremmo, finalmente, di vergognarci… Di “camminare scausi”.
Eugenio Preta