Dall’Onorata Società alla Cosa Nostra/Vostra
Considerando la storia della Sicilia e di tutto il meridione degli ultimi
sessant’anni spero che prima o poi si comprenderà che il fenomeno della
mafia e la lotta alla medesima sono un’arma di convenienza e di propaganda
usata e manipolata dallo Stato centrale filo-nord per tenere sottomesso il
popolo siciliano al loro colonialismo. Spero che alla fine ci si renderà
conto che il popolo siciliano dovrà svegliarsi dal coma forzato e lottare
per reagire e cercare di uscire da queste perverse e infami logiche
imposte da propagatori al soldo delle partitocrazie politiche e massoniche
che tutelano gli interessi nel nord del nostro Paese.
Per creare i presupposti e far riscattare la Sicilia e tutto il
mezzogiorno d’Italia bisogna comprendere che la mafia, dal dopoguerra, è
sempre stata usata come espediente dei governi Nazionali per governare la
Sicilia e controllarne l’economia e l’elettorato e l’antimafia degli
ultimi 17 anni come esercito di propaganda utilizzato per i medesimi fini.
La mafia, essendo un’organizzazione autoctona con proprie leggi di
autogoverno, nel tempo manifesta la capacità di diventare potente
economicamente e finanziariamente al punto di essere invasivi nella grande
economia delle Regioni del Nord, infatti, i miliardari tesori della mafia
si sono consolidati nella reboante Milano sin dagli anni ’70 facendo da
padrini a qualche neo industriale all’Italiana e facendo diventare giganti
le banche Lombarde e Piemontesi con la grande finanza Internazionale di
“Sindona”. Mentre il Sud (che ha le mafie) vive nella desertificazione
industriale in tutte le sue forme dell’economia. Questi sono i veri motivi
del contendere con la mafia in Italia e per vincere questa loro guerra
applicano leggi illegali che giustificano con la propaganda di liberare la
Sicilia dalla mafia.
Lotta alla mafia che prevede leggi infami e razziali che offendono
qualsiasi democrazia del mondo occidentale e che, invece, il popolo
siciliano è costretto a subire con l’applicazione visionaria e
inquisitoria che li mortifica nel loro tessuto sociale e colpisce nelle
fondamenta e in maniera irreversibile la debole economia del territorio.
Basti pensare alle migliaia di persone falciate dai provvedimenti di
sequestro perché indagati e conseguentemente colpiti da confische (anche
se in seguito saranno dichiarati innocenti) perché non sono reputati
credibili nel rapporto tra redditi e patrimoni dai vari Tribunali delle
Misure di Prevenzione.
La vera stagione della lotta alla mafia per meriti dei Giudici “FALCONE e
BORSELLINO” è terminata con le loro stragi. Magistrati capaci che, oltre a
combattere la mafia in trincea, avevano capito che dovevano indagare fuori
dalla Sicilia e sono morti da eroi perché hanno avuto il coraggio di osare
e sfidare il sistema massonico e partitocratico delle segreterie dei
partiti Nazionali. L’attuale attività antimafia (millantatrice dei
siciliani Giudici FALCONE e BORSELLINO) maschera ad arte le sembianze
della loro natura, infatti, le statistiche e i numeri riportati
direttamente dalle loro fonti come risultati e successi della lotta alla
mafia non fa altro che avvalorare la mia tesi.
I proventi della mafia concernenti il traffico Internazionale di armi sono
stati enormi ed hanno avuto inevitabilmente la compiacenza e la tacita
collaborazione di diverse banche, finanziarie e istituti fiduciari
Internazionali con quelle italiane in prima linea.
Se la mafia è stata per decenni protagonisti del traffico Internazionale
d’armi su quello della droga, ha invece avuto un ruolo di quasi
monopolista fino alla fine degli anni ’90. I guadagni e i volumi d’affari
scaturiti da quest’attività sono da fare invidia al P.I.L. di qualsiasi
Stato dei grandi Paesi occidentali e non parliamo degli appalti pubblici
in Italia e delle truffe alla comunità Europea che in toto al sud non sono
sfuggiti alle varie mafie locali. Armi, droghe, appalti pubblici, fondi
europei, usura, gioco e scommesse clandestine, contraffazioni ecc. sono
state le attività illegali che ha svolto Cosa Nostra anche in concorso con
le altre organizzazioni criminali, che anche se prese singolarmente
dimostrano di non essere da meno e sono ‘Ndrangheta, Sacra Corona Unita e
Camorra o sistema che in ogni territorio da loro controllato non disdegna
nemmeno il ragguardevole approvvigionamento economico derivante dal pizzo
e dalle tangenti.
Infatti, nell’undicesimo rapporto di “S.O.S. Impresa – Confesercenti” del
2008, denunciano e stimano per difetto che il giro d’affari delle mafie
nel suo insieme si aggira intorno ai 130 miliardi di euro l’anno, qualcosa
come 350 milioni di euro al giorno. Sono cifre imponenti e impressionanti
che ti danno l’idea di quanto, sono potenti e ben introdotti le mafie nei
tessuti vitali dell’economia e della finanza del nostro Paese. Poi
riflettete sui successi che vanta l’attività antimafia negli ultimi 20
anni che ha prodotto sequestri di beni e patrimoni a tutte le
organizzazioni criminali per 800.000.000 di euro fino al 2007 e vi
renderete conto che in un quinto di secolo ha sequestrato meno di un
miliardo di euro che rappresenta poco meno di 3 (tre) giorni di lavoro di
tutte le mafie che abbiamo al sud dell’Italia. Secondo Voi questi sono i
successi di una vera volontà di lotta contro le mafie?
La verità è che con lo slogan e la propaganda che fa la politica e la
magistratura contro la mafia crede di starci a prendere in giro e la cosa
grave e aberrante è che ci riescono talmente bene da farci impegnare in
una guerra fratricida. Invece dovremmo fare come i contadini e i marinai
che sanno il tempo che farà domani perché hanno conoscenza quotidiana
della natura e non dobbiamo farci abbindolare dalle loro false e infami
previsioni che nascondono la loro ignobile volontà di colonialismo del
sud.
Avete mai visto qualche industriale o qualche banchiere del nord colpito
dalle misure di prevenzione perché indagato sul riciclaggio di capitali
della mafia? Non lo vedrete mai, anche se saranno loro stessi e con la
copertura dei potenti politici del nord e veri boss, ad appropriarsi degli
ingenti capitali della mafia una volta vinta questa guerra con gli ingenui
mafiosi siciliani.
La mia unica intenzione è dare una chiave di lettura diversa e veritiera
del popolo siciliano. Voglio dare un’interpretazione reale dei sentimenti,
del pensiero e dell’anima della stragrande maggioranza del mio popolo vero
e civile. Verità che sono fuori dalle logiche professionistiche delle
varie associazioni, manipolate, create e chiamate “società civile”.
Dei siciliani “veri e civili” conosco il modo di pensare, di agire e
muoversi legalmente o più legalmente possibile nel grigio di tutti i
poteri legali e illegali di uno Stato che si era integrato alla mafia
costituendosi ufficiosamente tra loro. Posso garantirvi che malgrado sia
stata costretta a vivere in una morsa opprimente, la popolazione siciliana
dimostra un’eccezionale capacità di sopravvivenza nelle più avverse
condizioni sociali e civili cui è costretta a destreggiarsi per sbarcare
il lunario. In un Paese normale la popolazione siciliana, nella loro
terra, avrebbe la possibilità di dimostrare (come nel periodo Borbonico)
che sono ottimi cittadini e capacissimi d’ingegnarsi per produrre
ricchezza per se e per la loro comunità.
Dei siciliani della “società civile” ne conosco l’infame opportunismo di
alcuni politici che hanno cavalcato il malumore di tutto il popolo
siciliano che era ed è saturo della consorteria tra politica, malaffare e
questa mafia. Questi sciacalli politici hanno dato origine alla formazione
strumentale di queste associazioni che della lotta alla mafia ne hanno
fatto un professionismo politico creando le basi, ancora assopite, di una
guerra fratricida.
Speranzoso di contribuire o di illuminare qualche uomo politico siciliano
degno di questo nobile significato di “POLITICA” e “SICILIA” o nella
fiduciosa attesa che ne nascano di nuovi, cercherò di dare un apporto
all’attuale politica (diciamo, miope e incapace) di questi decenni che
continua ancora oggi a non comprendere e a non preoccuparsi di capire o
addirittura a fregarsene delle sorti del nostro popolo.
Con la propaganda mediatica ci vogliono convincere che la mafia in Sicilia
sia stata e sia il male assoluto. Personalmente, e sono sicuro della
stragrande maggioranza della società siciliana, credo che oggi sia vero ma
non credo che lo sia stata nella sua storia. Sono, invece, convinto che è
diventato un male assoluto per ragioni d‘ingenuità accompagnata alla loro
dissennata sete di potere che li ha trascinati in una consorteria con la
massoneria legata alla partitocrazia politica Nazionale filo-nord
attraverso referenti politici locali, anch’essi ingenui e assetati di
avidità e potere, resi baroni dalle segreterie dei partiti nazionali.
Il vero male assoluto, il reale cancro per la nostra popolazione sono
stati i governi Italiani che hanno usato e dato sostegno a questa mafia e
ai governi siciliani collusi, retti dalle segreterie dei partiti
Nazionali, all’unico scopo di governare la Sicilia non avendo nessun
interesse per il popolo siciliano. I nostri politici locali sono diventati
“Ascari militanti” a servizio degli interessi partitocratici delle
segreterie dei partiti Nazionali che li hanno resi “Generali e Baroni”
della Sicilia. Una pratica di governo fatta dalle segreterie dei partiti
che hanno permesso di dare linfa a una mafia che non ci appartiene perché
diventati “Ascari e militari armati” di un sistema contrario al bene del
nostro popolo.
Il gioco è semplice e ben rodato nella nostra storia, infatti, ha origine
fin dal 1860 ai tempi del “Regno dell’Unità d’Italia”.
L’obiettivo è
sempre quello che è sempre stato, sfruttare le ricchezze del nostro
territorio e del nostro popolo per arricchirsi e mantenere la Sicilia come
una loro colonia. La mafia è stata un elemento fondamentale per conseguire
il raggiungimento dei loro obiettivi poiché, nella loro strategia, ha
determinato il condizionamento del voto al fine di far governare la nostra
Regione a politici, avidi e senza scrupoli, che non hanno avuto nessun
interesse per le sorti dei siciliani. Quest’assedio con strategie
politico-militari messa in atto da politici indegni e infami delle
segreterie di partiti Nazionali facenti parte a potenti gruppi massonici e
partitocratici hanno favorito e assoldato mafiosi e politici nostrani,
ingenui ma assetati di potere, che sono stati protagonisti della nostra
scena politica e di governo siciliano.
Per decenni i politici siciliani in concorso con la mafia hanno
consolidato poteri e interessi non compatibili al bene della Sicilia. Sono
stati abilissimi (per propri fini di arricchimento e di potere) a
perpetrare danni socio-economici alla nostra popolazione. Gli stessi sono
stati ingenui nel non capire che il loro potere lo aveva legato a un
servizievole comportamento che ha reso la Sicilia colonia dell’Italia del
nord. Che sono stati ingenui protagonisti nell’indebolire e rendere
vulnerabile il loro popolo e il Governo della Regione Siciliana. Questa
ingenuità sopraffatta dalla loro avidità è stata anche la conseguenza che
ha reso anch’essi deboli e burattini sacrificabili al cospetto del loro
padrone.
Nelle sue origini la mafia non rappresentava il male come si descrivono le
mafie di oggi, infatti, nei racconti dei nostri nonni, la visione di
questo fenomeno rappresentava realtà e sentimenti suggestivi e pieni di
fascino. Questo per la semplice ragione che la mafia, a quei tempi,
nasceva e si sviluppava come forza e sistema di difesa dei proprietari
terrieri contro i furti e le prepotenze, o per intimidire gli stessi per i
medesimi casi verso il popolo.
Questa è la mafia che ha creato sentimenti nell’animo del nostro popolo e
che ancora oggi vive nella suggestione di molti siciliani. Se la mafia
siciliana si fosse estinta, come per incanto, con la repressione razziale
del “Prefetto Mori”. Oggi parleremmo della mafia come una leggenda da
tramandare con orgoglio ai nostri figli e sfiderei chiunque a smentirmi.
Chissà se avessero potuto mortificare la Sicilia e trattare così il popolo
siciliano se i nostri politici locali collusi con la mafia avessero
contribuito a sollevare le sorti dei siciliani e magari a capovolgere
l’assetto economico e finanziario dell’Italia.
Paolo Faraone