I Siciliani non vogliono Luttwak
bbiamo parafrasato il titolo de La Sicilia del 3 settembre 2003 (Luttwak “I siciliani vogliono il Ponte”) per dire e sottolineare che siamo stufi e arcistufi di questa insulsa storia: gli statunitensi, con la loro arroganza, continuano a pretendere di potere comandare e decidere in casa altrui. Passi che lo facciano con paesi che considerano nemici e li sommergano di bombe, ma che lo facciano anche con il loro (ciecamente) fido alleato è davvero troppo.
Il signor Luttwak, accademico dalla lingua facile e dall’italiano forbito, si è scaraventato sulla Sicilia con l’immancabile sicumera del cow boy convinto ancora di cavalcare le praterie strappate agli Indiani con la violenza: “Il ponte di Messina si farà perché è la gente a volerlo”. Scusi professor so tutto, quale gente? Di sicuro quella che spera di razzolarci sopra per arraffare soldi e tangenti; sicuramente quella che vede, in prospettiva, un utile ritorno elettorale; di certo quella che ha tanta voglia di potere attraversare lo Stretto, finalmente, in sette minuti e non più in mezzora, in modo da potere dire che è arrivata a Roma in 6 ore nette anziché 6 ore e 23 minuti. Capirai che guadagno!!!
Perché il sunto di tutta la faccenda sta qui e qui solo: quel ponte, se lo metta in testa e cerchi di farsene una ragione, servirà solo a distribuire mazzette e a foraggiare le imprese mafiose. STOP. Il fatto che lei lo giustifichi come “una questione di democrazia” non regge nemmeno un minuto: la democrazia presuppone l’avallo popolare, specie quando si tratta di opere così complesse e costose. Chi ha interpellato i Siciliani e i Calabresi (chissà perché costoro non vengono mai citati: sono forse i minus habens della vicenda?) sul loro gradimento? Nessuno, e lo sa perché? Perché a dispetto di tutti i tromboni stonati alla Luttwak, un referendum sul ponte vedrebbe prevalere i NO.
Motivi a sostegno di questo NO ce ne sarebbero davvero tanti, ma mi limito ad uno solo: che mi frega attraversare lo Stretto in sette minuti se per raggiungerlo, da Ragusa, devo impiegare più di 3 ore e per arrivare a Napoli, laddove inizia un po’ di “civiltà” autostradale, devo sommarne, quando va bene, altre 4? Non mi sarebbe più utile, quindi, potere arrivare a Messina in 2 ore, attraversare lo Stretto nell’attuale mezzora, indi giungere a Napoli in 3 ore? Tirando le somme: col ponte e senza viabilità impiegherei,da Ragusa a Napoli, ad andare bene, 7 ore e 7 minuti; senza ponte, ma con strutture viarie decenti, impiegherei 5 ore e mezza? Se la matematica non è un’opinione, questo vuol dire che i molti milioni di euro che il ponte fagociterebbe potrebbero trovare una destinazione diversa: costruire autostrade degne di un paese che si proclama civile. Costerebbero meno, avrebbero un minore impatto ambientale e servirebbero non solo a percorre un tragitto di circa tre chilometri, ma anche a servire tutti i molti chilometri di stupendo territorio su cui passerebbero favorendo quel turismo di cui tutti si riempiono la bocca e nessuno cura.
Strano che una persona intelligente come lei non abbia l’accortezza di portarsi dietro una calcolatrice per fare due conti. Rimedi subito, professor Luttwak, così eviterà di dire altre stupidaggini e l’aiuterà a… pontificare di meno. Almeno a casa altrui.
Giovanni Cappello
L’Altra Sicilia – Ragusa