Il 150° anniversario della cosiddetta unità d’Italia è uno scandalo indegno

Si vuol celebrare ufficialmente in pompa magna, come una fulgida gloria, il 150° anniversario di quello che in realtà è stato uno spregevole crimine contro l’umanità: la cosiddetta “unità d’Italia”, di cui gran parte del Paese sta tuttora pagando drammaticamente le conseguenze

Si smetta di continuare a prendere in giro gli Italiani (e gli stranieri) con la massa di sfrontate mistificazioni con cui da 150 anni si occulta ai cittadini questo crimine contro l’umanità – al cui confronto le gesta delle SS naziste sembrano cose da asilo infantile – e co, cui si tenta di giustificare provvedimenti attuali pesantemente contrari agli interessi materiali e morali del Sud Italia.

E si voleva far celebrare questo crimine a Carlo Azelio Ciampi, che invece si è dimesso per… “motivi di salute”, dall’apposito comitato per la celebrazione, dopo che gli si era aperto gli occhi su ciò che in realtà gli si voleva far celebrare…

Ma vediamo qualche dettaglio

Surace : Basta con le menzogne

Da 150 anni una schiera di “meridionalisti”, al servizio dei più indegni interessi antimeridionali, hanno messo in opera una sistematica manipolazione in grado di occultare la realtà di quella che è stata la cosiddeta “unità d’Italia”.

E si capisce: si trattava di occultare semplicemente un crimine contro l’umanità particolarmente ignobile.

Si sta tuttavia verificando che vari ambienti, personaggi, studiosi e politici di ogni orientamento, ognuno per proprio conto, indipendentemente l’uno dall’altro, stanno tentando di demistificare questa manipolazione sistematica, che è ancor oggi di grande, drammatica attualità poiché grazie ad essa si “giustificano” con sfrontatezza provvedimenti pesantemente contrari agli interessi materiali e morali del Sud.

La realtà in effetti è che nel 1860, alla vigilia della cosiddetta “unità d’Italia” il Regno delle due Sicilie, con capitale Napoli, contrariamente a quel che si vuol far credre, era in ben floride condizioni economiche e culturali.

Mentre l’Italia del Nord era in condizioni particolarmente penose.

Qualche dato…

Napoli era di gran lunga la più ricca città d’Italia, ed una delle più ricche e prestigiose d’Europa mentre Torino e il Piemonte ne erano una zona fra le più sottosviluppate.

Il Regno delle due Sicilie aveva due volte più monete di tutti gli altri Stati della Penisola messi insieme.

La riserva aurea a garanzia della moneta circolante, nel Regno delle due Sicilie, (9 milioni di abitanti) era due terzi di quella esistente nell’intera Italia (22 milioni di abitanti) ed era invidiata da tutte le nazioni.

Ammontava precisamente a 443,2 milioni di lire dell’epoca, contro 227,2 milioni del resto dell’Italia.

Mentre la riserva del Piemonte era di soli… 27 milioni, e quella della Lombadia di 8 milioni.

la Borsa di Parigi, allora la più grande del mondo, quotava la rendita del Regno delle due Sicilie al 120 per cento, ossia la più alta di tutti.

Il Piemonte aveva un debito pubblico triplo di quello del Regno delle due Sicilie, con circa la metà degli abitanti.

In effetti con 5 milioni di abitanti il Piemonte aveva oltre un miliardo di debiti (precisamente un miliardo e 271 milioni) mentre il Regno delle due Sicilie, con 9 milioni di abitanti, ne aveva per appena 441 milioni.

Due Sicilie : terzo paese industriale del mondo

La conferenza internazionale di Parigi del 1856 aveva assegnato al Regno delle Due Sicilie il premio di terzo paese del mondo per sviluppo industriale, dopo l’Inghilterra e la Francia.

Oltre al milione e seicentomila addetti nell’industria c’erano duecentomila commercianti e tre milioni e mezzo di contadini.

Gli sportelli bancari erano diffusi capillarmente in ogni paese e villaggio.

Perfino dal censimento ufficiale effettuato dopo l’ ”unità”, nel 1861, dal nuovo “regno d’Italia” risulta che il Sud (fino a quel momento appunto Regno delle due Sicilie) pur con solo un terzo circa della popolazione di questo nuovo regno (il 36.7%) aveva una forza-lavoro nell’industria pari a più della metà (51%).

Disponeva infatti di quasi 5000 fabbriche : cantieri navali (che avevano dato al Regno delle due Sicilie la prima flotta mercantile e militare del Mediterraneo, e la quarta flotta mercantile nel mondo) industrie siderurgiche, tessili, cartiere, estrattive, chimiche, conciarie, del corallo, vetrarie, alimentari.

Il Sud aveva la più grande industria metalmeccanica d’Italia, la più grande industria siderurgica per materie prime e semilavorati, il più grande cantiere navale che fra l’altro aveva prodotto il primo vascello a vapore del Mediterraneo.

Le navi mercantili del Regno delle Due Sicilie solcavano i mari di tutto il mondo e la sua flotta mercantile era seconda solo a quella inglese e così pure la flotta da guerra terza in Europa dietro quella inglese.

Tanto che il governo borbonico fu costretto a promulgare, primo in Italia, il Codice Marittimo creando dal niente una rete di fari con sistema lenticolare per tutta la costa.

L’industria tessile della zona di Salerno era al primo posto in Italia.

Il Sud aveva la più importante industria estrattiva di zolfo del mondo, la più grande cartiera d’Italia, il primo posto in Italia per la produzione di vetri, cristalli, corallo, un’industria conciaria tra le prime d’Europa (secondo posto per i guanti).

Primati in serie

Fra i risultati di queste industrie c’erano, fra l’altro, la costruzione della prima linea ferroviaria e della prima locomotiva in Italia, il primo telegrafo elettrico della penisola, il primo ponte in ferro ad impalcato sospeso in Italia e tra i primi nel mondo, la prima illuminazione a gas in Italia e appunto la prima rete di fari lenticolari in Europa.

Gli operai lavoravano otto ore al giorno e guadagnavano abbastanza per sostentare le loro famiglie ed erano i primi in Italia ad usufruire di una pensione statale, in quanto fu istituito un sistema pensionistico (con una ritenuta del 2% sugli stipendi).

Quanto all’agricoltura, il Sud aveva il primo posto per produzione di olio, agrumi, pasta, pomodoro, pesce, vino, formaggi e nell’allevamento di ovini, equini e suini, con il 55,8% di operai agricoli specializzati e il 56,3% dei braccianti.

Sanità

Nelle Due Sicilie vi era la più alta percentuale di medici per abitanti in Italia : 9390 medici su circa 9 milioni di abitanti, mentre Piemonte, Liguria, Lombardia, Toscana e Romagna messe insieme ne avevano 7087, su 13 milioni di abitanti.

Nel Sud vi era il minor tasso di mortalità infantile d’Italia, mentre i più elevati si riscontravano, fino alla fine del 1800, in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna.

La prima clinica ortopedica d’Italia fu creata a Napoli.

Quanto alla cultura, il Sud aveva quattro università e gli studenti meridionali erano più numerosi di quelli di tutte le altre università italiane messe assieme (9000 circa contro 7.000).

La pubblica istruzione era gratuita e vi erano cattedre letterarie e scientifiche in tutte le città principali.

Il 55% dei libri in Italia erano pubblicate da case editrici napoletane.

Vi era un grande sviluppo nel diritto (fra l’altro il primo codice marittimo italiano fu creato a Napoli) e nell’archeologia, con l’avvio fra l’altro degli scavi di Pompei e di Ercolano e la creazione di musei archeologici tuttora celebri mondialmente.

Carlo III di Borbone intuendo l’importanza di Pompei ed Ercolano, fondò l’Accademia di Ercolano profondendo mezzi e denaro, dando così, di fatto, inizio agli scavi. Oggi Pompei è una delle città più visitate del mondo, con un milione di presenze all’anno.

Regina dell’Opera

Nel settore degli spettacoli, Napoli era considerata la regina mondiale dell’Opera.

Il suo teatro S. Carlo era il più antico teatro lirico d’Europa, costruito ben 41 anni prima della Scala di Milano e 51 anni prima della Fenice di Venezia.

I teatri erano diffusi in ogni parte del Regno delle due Sicilie, e ogni sera una quindicina di teatri erano aperti a Napoli, mentre a Milano non tutte le sere si trovava aperto uno.

Come organizzazione militare, la marina da guerra del Regno delle Due Sicilie era la più potente del Mediterraneo, e la prima accademia militare in Italia era stata creata a Napoli.

E non solo non esisteva emigrazione dal Sud ma, al contrario, specie Napoli era meta ambita di ondate di immigrati provenienti da ogni parte d’Europa (i più numerosi dalla Svizzera, come recentemente – nel 2006 – ha sottolineato pubblicamente il console svizzero Claude Duvovisin) spinti da ragioni economiche oltre che dalla bellezza dei luoghi e dalla qualità della vita.

Tutto distrutto

dall’ ”unità”…

Ebbene, con la cosiddetta “unità d’Italia”, questa invidiabile situazione del Sud si trasformò di colpo in un disastro colossale.

Si cominciò col rapinare tutto l’oro e il denaro del Banco di Palermo e del Banco di Napoli.

Garibaldi in particolare sottrasse dal Banco di Palermo 5 milioni di ducati di cui non si seppe più nulla, e svuotò letteralmente il Banco di Napoli.

E non c’è da sorprendersi, poiché Garibaldi era in realtà un avventuriero già condannato per tratta di schiavi negri (condanna che gli aveva comportato fra l’altro il taglio di un orecchio) prezzolato dai Savoia e da altri ambienti internazionali fortemente interessati fra l’altro a rimpiazzare il Regno delle Due Sicilie nel controllo del Mediterraneo.

Per far credere che la popolazione meridionale era favorevole a questa “unità d’Italia” si realizzarono plebisciti-bidone, in cui da un lato si obbligava a votare anche chi non voleva, con violenze e minacce anche di prigione e d’altro canto le votazioni erano predisposte in modo il voto non fosse segreto.

Plebisciti bidone

Il “votante” infatti trovava due tipi di bollettini, uno con stampato un “sì” e l’altro con un “no” sistemati in due recipienti diversi, e doveva scegliere un solo bollettino.

Sicché chiunque poteva vedere se uno sceglieva il no, ed erano subito guai per il malcapitato : c’erano lì dei delinquenti pronti a somministrargli una “buona lezione”.

Con questi sistemi a Napoli e nelle province continentali del Sud si fecero risultare il 99,19 % di sì e solo lo 0,80 % di no… ma, malgrado tutto, con non più di 1.312.366 “votanti”.

E in Sicilia il 99, 84 % di sì e lo 0,15% di no, con solo 432.762 “votanti”.

In effetti la pratica totalità della popolazione era contraria a questa “unità”, come del resto ammesso esplicitamente fra l’altro dagli stessi pur feroci ufficiali piemontesi dislocati in zona, come ad esempio Alessandro Bianco, conte di Saint-Jorioz, ufficiale dello stato maggiore.

O dal senatore torinese Massimo D’Azeglio, che dichiarò al Senato del nuovo “regno d’Italia” a proposito di questo “plebiscito” : “Il suffragio universale? Io so solo che al di quà del Tronto non ci vogliono sessanta battaglioni e di là sì. Si deve trovar modo di sapere dai Napoletani, una buona volta, se ci vogliono sì o no. Agli Italiani che non volessero unirsi a noi, non abbiamo diritto a dare archibugiate”.

Il ministro degli esteri inglese lord John Russel dichiarò a proposito di questo “plebiscito” fasullo : “Questi voti sono mera formalità… non dimostrano l’esercizio indipendente della volontà del popolo”.

E in effetti le popolazioni meridionali si opponevano compatte agli invasori, con numerosi ed efficaci gruppi di patrioti che l’esercito piemontese non riusciva a battere benché forte di 150.000 uomini.

I Piemontesi si scatenarono allora contro la popolazione bruciando villaggi, uccidendo e seviziando in massa uomini, donne, bambini, incendiando vaste foreste compresi i villaggi e gli abitanti che vi si trovavano, bruciando addirittura quasi per intero una regione boscosa, la Lucania, con chi ci viveva…

Migliaia i profughi, centinaia i paesi saccheggiati e distrutti.

Per giustificare questi massacri gli invasori affermavano di battagliare contro dei delinquenti (“briganti”) mentre i criminali erano loro, autori e programmatori di queste atrocità.

A ordinare quei crimini

era Cavour

E tutto ciò avveniva per ordine preciso del capo del governo piemontese, Camillo di Cavour, come risulta fra l’altro da una sua lettera al suo degno re Vittorio Emanuele II, in cui precisava che non bisognava far prigionieri, ma uccidere tutti coloro che capitavano nelle loro mani.

In tal modo centinaia di migliaia di persone furono seviziate e uccise…

Spesso poi si tagliavano loro le teste e le si infilava in bella mostra su bastoni piantati a terra o si prendevano i cadaveri, li si mettevano a sedere tenuti fermi in quella posa dai carnefici per le foto-ricordo…

Fra gli altri come sanguionari assassini si distinsero un generale Ferdinando Pinelli e un colonnello Pietro Fumel, che praticarono metodicamente il terrore, la tortura e sevizie inaudite contro inermi cittadini saccheggiando e distruggendo le loro proprietà.

Fucilati preti, donne, ragazzi

Dal settembre 1860 all’agosto del 1861 vi furono 8.968 fucilati, 64 sacerdoti, 22 frati, 60 ragazzi e 50 donne uccisi, 13.529 arrestati, 918 case incendiate e 6 paesi dati a fuoco, 3.000 famiglie perquisite, 12 chiese saccheggiate, 1.428 comuni sollevati.

Nel 1860 a Gaeta in una foiba furono trovati 2000 fucilati.

Impressionante la testimoninza di Carlo Margolfo uno dei bersaglieri piemontesi che entrò a Pontelandolfo : “Entrammo nel paese, subito abbiamo incominciato a fucilare i preti e gli uomini, quanti capitava, indi i soldati saccheggiavano ed infine abbiamo dato l’incendio al paese abitato da circa 4500 abitanti.

“Quale desolazione, non si poteva stare d’intorno per il gran calore, e che rumore facevano quei poveri diavoli cui la sorte era di morire chi abrustoliti e chi sotto le rovine delle case”.

Difficile stabilire con precisione, date le circostanze, il numero dei morti fra la popolazione che resisteva all’invasore.

Le stime dei ricercatori vanno da un milione a varie centinaia di migliaia…

Questa realtà atroce era ignorata dall’opinione pubblica mondiale (non c’era ancora la televisione…) salvo da certi personagi di rilievo che in Europa avevano potuto venirne a conoscenza in un modo o nell’altro, e non nascondevano la loro forte indignazione.

Lo sdegno di Napoleone III,

Disdraeli, Lord Lennox

Per esempio l’imperatore francese Napoleone III che, malgrado fosse alleato di Vittorio Emanuele II (il re del Piemonte che era divenuto re d’Italia in quel modo criminale) ebbe a scrivergli testualmente: “I Borboni non hanno commesso in cento anni nel Sud d’Italia gli orrori che hanno commesso i vostri uomini in un anno”.

Oppure Benjamin Disraeli che – benché l’invasione piemontese convenisse fortemente all’Inghilterra – chiese a gran voce nel Parlamento inglese come mai si dovessero chiamare “briganti” dei patrioti che si battevano per la loro terra.

Oppure Lord Lennox che, sempre al parlamento inglese dichiarò l’8 maggio 1863: “Ciò che è chiamata unità italiana deve principalmente la sua esistenza alla protezione e all’aiuto morale dell’Inghilterra… e però, in nome dell’Inghilterra, denuncio tali barbare atrocità, e protesto contro l’egida della libera Inghilterra così prostituita”.

Il deputato scozzese McGuire nel 1863 dichiarò nel parlamento inglese: “Non vi può essere storia più iniqua di quella dei piemontesi nell’occupazione dell’Italia meridionale… non si ha altro di effettivo che la stampa imbavagliata, le prigioni ripiene, le nazionalità schiacciate ed una sognata unione che in realtà è uno scherno, una burla, un’impostura”.

Il deputato spagnolo Nocedal dichiarò nel 1863 : “L’Italia, dove si stanno sbarbicando dalla radice tutti i diritti, manomettendo quanto vi ha di più santo e sacro sula terra. L’Italia, dove sono devastati i campi, incenerite le città, fucilati a centinaia i difensori della loro indipendenza”.

Il deputato inglese Giorgio Bowyer scrisse nel 1861 a Lord Palmestron, Cancelliere dello schacchiere (ministro dgli esteri) del governo inglese : “Milord, mi tengo in debito di rivolgere la vostra attenzione ai seguenti fatti sul governo presente nelle Due Sicilie.

Il primo di questo mese 64 persone incolpate di essere legittimiste furono trucidare a Napoli…. Continuano gli arresti e il terrore, le prigioni traboccano.

Il due del mese due signore furono arrestate sulla pubblica via. Quattro editori di giornali furono gettati in prigione senza forme legali, e i loro fogli soppressi.

Intanto le truppe percorrono il paese mettendo tutto a sacco, a fuoco e a strage”.

Oltre alla strage della popolazione,

la strage delle industrie

Parallelemente alle loro stragi contro la popolazione, i criminali piemontesi si davano anche a far strage delle industrie del Sud che, al momento dell’ “unità” erano al primo posto in Italia.

L’industria metalmeccanica di Pietrarsa (con mille operai e settemila di indotto) i cantieri navali (come quello di Castellammare di Stabia, il più grande del Mediterraneo) il polo siderurgico di Mongiana-Ferdinandea, le industrie tessili e le cartiere furono immediatamente chiusi o fatti cadere in abbandono.

E allo stesso tempo si facevano sorgere quasi dal nulla nel Nord stabilimenti analoghi come l’arsenale di La Spezia o il colossale complesso Orlando (cantieristica, siderurgia, metallurgia e meccanica) in modo da far passare a gran velocità il polo dell’industria italiana dal Sud al triangolo Torino-Milano-Genova.

Mentre al Sud veniva assegnato un ruolo prevalentemente agricolo, e dall’altro canto di fornitore dei tecnici e della mano d’opera sperimentata che fino allora aveva lavorato nelle industrie del Sud ormai smantellate, e quindi erano i soli in grado di far funzionare, con la loro competenza ben collaudata, queste nuove industrie fatte sorgere improvvisamente come funghi nel Nord.

Il Sud da zona ambìta di immigazione

a zona di emigrazione

Risultato di tutto ciò, il Sud si trasformò di colpo da zona ambìta di immigrazione in zona di emigrazione in massa : addirittura il 30% dei meridionali lasciò il luogo di nascita per dirigersi prevalentemente verso le Americhe, benché ciò comportasse circa un mese di navigazione oltre a tutto il resto…

Una vera emigrazione biblica dei meridionali, una diaspora che fa pensare a quella degli ebrei : dal 1863 al 1880 emigrarono circa 1.900.000 abitanti.

Eloquente il modo con cui il sindaco di Moliterno, cittadina di 8000 abitanti in Lucania, salutò con una lettera il capo del governo Giuseppe Zannardelli in visita nel 1901 : “Caro Presidente, ti salutano quì ottomila moliternesi : tremila sono emigrati in America, gli altri cinquemila si accingono a farlo”.

Tuttavia, malgrado quella spoliazione massicia, violenta e sistematica, fu proprio il Sud a sostenere l’economia del nuvo “regno” per quasi un secolo, cioè fino al periodo del cosiddetto “boom economico” (1950-1960)

Infatti più dei due terzi delle entrate della bilancia commerciale italiana venivano dai prodotti dell’agricoltura meridionale (produzione ed esportazione di agrumi, vino, olio) e dalle rimesse dei meridionali emigrati nelle Americhe.

Un crimine da occultare

con ogni mezzo…

Da tutto ciò la conclusione è chiara: la cosiddetta “unità d’Italia” è stato uno spregevole, sistematico, prolungato crimine contro l’umanità.

Evidente quindi la necessità assoluta dei suoi autori di occultarlo dandosi da 150 anni a una costante manipolazione tale da ribaltare la realtà, avvalendosi di una schiera di “meridionalisti” fasulli e prezzolati al loro servizio.

Hercule de Sauclières nel 1863 scrisse: « Scrittori “italianissimi” inventarono i briganti, come avevano inventato i tiranni; ed oltraggiarono, colle loro stupide menzogne, un popolo intero sollevato per la sua indipendenza, come avevano oltraggiato principi, re ed anche regine colle loro rozze ed odiose calunnie.

“Inventarono la felicità d’un popolo disceso all’ultimo gradino della miseria, come avevano inventata la sua servitù al tempo de’ suoi legittimi sovrani”.

Si verificò esattamente il concetto espresso da Milan Kundera: “Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun’altro scrive loro altri libri, li fornisce di un’altra cultura, inventa per loro un’altra storia”.

Giacché, come diceva George Orwel, “chi controlla il passato controlla il futuro”.

E si voleva far celebrare

queso crimine a Ciampi…

Ed ecco che ora si crede di poter continuare nell’impostura celebrando addirittura ufficialmente il 150° anniversario di questo crimine cercando di presentarlo, con altrettanto criminale improntitudine, come… una gloria !!!

Non a caso Ciampi si è affrettato a dimettersi per… “motivi di salute” da presidente della commissione incaricata di questa “celebrazione”, una volta che gli furono aperti gli occhi informandolo di che cosa in realtà era stato incaricato di celebrare…

E con lui si sono dimessi altri membri autorevoli di quella commissione.

E’ venuto infatti il momento di sconfessarla, urbi et orbi, questa storia fasulla, e di far sì che quella vera sia conosciuta non solo da pochissimi come finora, ma anche dal grande pubblico italiano e straniero, finora così indegnamente ingannato.

Infatti per comprendere realmente il presente occorre innanzitutto conoscere il passato, essendone il presente (e il futuro) una diretta conseguenza.

Stefano Surace

Nota : I dati impressionanti e inoppugnabili contenuti in questo articolo sono tratti, oltre che dalle ricerche dell’autore, anche (taluni riportati quasi alla lettera) dalle ricerche scrupolosamente documentate di una serie di studiosi benemeriti di cui riporteremo in dettaglio nomi, opere e brani salienti.

Qualche citazione…

Napoleone III (alleato di Vittorio Emanuele II)
“I Borboni non commisero in cento anni gli orrori che hanno commesso gli agenti di Vittorio Emanuele II in un anno”
Camillo Cavour
(lettera a Vittorio Emanuele II)
“I nostri non devono far prigionieri, ma uccidere tutti coloro che capitano nelle loro mani”
Lord Lennox
(Discussione al parlamento
inglese – 8 maggio 1863)
“Ciò che è chiamata unità italiana deve principalmente la sua esistenza alla protezione e all’aiuto morale dell’Inghilterra – deve più a questa che non a Garibaldi, che non agli stessi eserciti della Francia – e però, in nome dell’Inghilterra, denuncio tali barbare atrocità, e protesto contro l’egida della libera Inghilterra così prostituita”
Benjain Disraeli
“Desidero sapere in base a quale principio discutiamo sulle condizioni dellaPolonia e non ci è permesso discutere su quelle del Meridione italiano.
E’ vero che in un paese gli insorti sono chiamati briganti e nell’altro patrioti, ma non ho appreso in questo dibattito alcun’altra differenza tra i due”
Giuseppe Garibaldi
“Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto del male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell’Italia Meridionale, temendo di esser preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squllore e suscitato solo odio”
Giorgio Bowyer
Deputato inglese
(Lettera a Lord Palmestron – 1861)
“Milord, ritengo mio dovere rivolgere la vostra attenzione ai seguenti fatti sul governo presente nelle Due Sicilie.
“Il primo di questo mese 64 persone incolpate di essere legittimiste sono state trucidare a Napoli.
“Continuano gli arresti e il terrore, le prigioni riboccano.
“Quattro editori di giornali sono stati gettati in prigione senza forme
legali, e i loro fogli soppressi.
“Intanto le truppe percorrono il paese mettendo tutto a sacco, a fuoco e a strage”
McGuire
(deputato scozzese – 1863)
“Non vi può essere storia più iniqua di quella dei piemontesi nell’occupazione dell’Italia meridionale.
“Come conseguenza certa dell’unità italiana non si ha altro di effettivo che la stampa imbavagliata, le prigioni ripiene, le nazionalità schiacciate ed una sognata unione che in realtà è uno scherno, una burla, un’impostura”
Alessandro Bianco
conte di Saint Jorioz
(Ufficiale di stato maggiore dell’esercito piemontese)
“Il 1860 trovò questo popolo del 1959 vestito, calzato, industre, con riserve
economiche.
“Il contadino possedeva una moneta e vendeva animali; corrispondeva
esattamente gli affitti ; con poco alimentava la famiglia.
“Tutti, in propria condizione, vivevano contenti del proprio stato materiale.
Adesso è l’opposto.
“La pubblica istruzione era fino al 1859 gratuita ; cattedre letterarie e scientifiche in tutte le città principali di ogni provincia .
“Nobili e plebei, ricchi e poveri, qui tutti aspirano, meno qualche eccezione, ad una prossima restaurazione borbonica”
Teodoro Salzillo
“Progresso e civiltà all’uso piemontese vuol dire : la proprietà è furto,
il diritto è trannide, la religione è inceppamento, la pietà è delitto, il fucilare è bisogno, lo spoglio dei popoli è necessità
Hercule de Sauclières
“Gli intrighi, les menzogne
ed il brigantaggio piemontese
in Italia” – 1863
“Scrittori ‘italianissimi’ inventarono i briganti, come avevano inventato i tiranni; ed oltraggiarono, colle loro stupide menzogne, un popolo intero sollevato per la sua indipendenza, come avevano oltraggiato principi, re ed anche regine colle loro rozze ed odiose calunnie.
“Inventarono la felicità d’un popolo in realtàdisceso all’ultimo gradino della miseria, come avevano inventata la sua servitù al tempo de’ suoi legittimi sovrani”
Massimo D’Azeglio
Scrittore e senatore torinese
“Pare non bastino sessanta battaglioni per tenere il Regno. Ma, si dirà, e il
suffragio universale ?
“Io non so niente di suffragio, so che al di qua del Tronto non ci vogliono sessanta battaglioni e di là sì.
“Si deve dunque trovar modo di sapere dai Napoletani, una buona volta,
se ci vogliono, sì o no.
“Agli Italiani che non volessero unirsi a noi non abbiamo diritto di dare
archibugiate”
Lord John Russel
Ministro degli esteri inglese
(dichiarazione sui plebisciti del 1860 nel Regno delle Due Sicilie)
“Questi voti sono mera formalità dopo un’invasione ; né implicano in sé l’esecizio indipendente della volontà della nazione nel cui nome si sono dati”
Pietro Cala Ulloa
“Napoli è da sette interi anni un paese invaso, i cui abitanti sono alla mercé dei loro padroni.
“L’immoralità dell’amministrazion ha distrutto tutto, la prosperità del passato, la ricchezza del presente e le risorse del futuro”
Carlo Margolfo
(uno dei bersaglieri
che entrò a Pontelandolfo)
“Entrammo nel paese, subito abbiamo incominciato a fucilare i preti e gli uomini, quanti capitava, indi i soldati saccheggiavano ed infine abbiamo dato l’incendio al paese abitato da circa 4500 abitanti.
“Quale desolazione, non si poteva stare intorno per il gran calore, e che
rumore facevano quei poveri diavoli cui la sorte era di morire chi
abrustoliti e chi sotto le rovine delle case”
Giacinto De Sivo
(Storico)
“Sorsero bande armate, che fan la guerra di buon diritto perché si fa contro un oppressore che viene gratuitamente a metterci una catena di servaggio.
I piemontesi incendiarono non una, non cento case, ma interi paesi, lasciando migliaia di famiglie nell’orrore e nella desolazione; fucilarono impunemente chiunque venne nelle loro mani, non risparmiando vecchi e fanciulli”
Francesco Crispi
(Discussione al parlamento
di Torino)
“In un solo mese, nella provicia di Girgenti, le presenze di detenuti nelle prigioni sono state 32.000.
“Non si turbino!
“Ho qui il certificato, la nota è officialissima.
32.000 presenze in carcere solo nei 30 giorni del mese.
“Ed ora, coteste essendo le cifre, io domando all’onorevole Ministro dell’Interno : ne avete ancora da arrestare ?”
Gemau
(Generale francese – 1863)
“Per i disordini nel Reame di Napoli si fa una differenza fra i rivoluzionari napoletani e polacchi, chiamando insorti i polacchi e briganti i napoletani, mentre questi sono vittime delle più feroci persecuzioni
“Eppure gli uni e gli altri difendono il loro paese, la loro nazionalità, la loro religione al prezzo dei più duri sacrifici”
Giuseppe Ferrari
(Storico nato a Milano)
“Potete chiamarli briganti ma combattono sotto la loro bandiera nazionale.
Ho visto una città di 5 mila abitanti completamente rasa al suolo e non dai briganti
“E’ possibile, come il malgoverno vuol far credere, che 1500 uomini comandati da due o tre vagabondi tengano testa a un esercito regolare di 120 mila uomini ?”
Nocedal
(deputato spagnolo – 1863)
“L’Italia, dove gli usurpatori stanno sbarbicando dalla radice tutti i diritti,
manomettendo quanto vi ha di più santo e sacro sulla terra.
“L’Italia, dove sono devastati i campi,incenerite le città, fucilati a centinaia
i difensori della loroindipendenza”
Pasquale Stanislao Mancini
“In alcune province quasi non vi è famiglia la quale non tremi dell’onnipotenza dell’autorità di polizia, dei suoi errori ed abusi.
Sotto la fallace apparenza della persecuzione del brigantaggio si vuol avere in mano la facoltà di arrestare o mandare al domicilio coatto ogni
specie di persone al Governo sospette”
Pio IX
“Aborre invero e rifugge l’animo per dolore e trepida nel rammentare tanti paesi del regno napoletano incendiati e rasi al suolo, e quasi innumerevoli
integerrimi sacerdoti e religiosi e cittadini d’ogni età, sesso e condizione, e gli stessi malati indegnissimamente ingiuriati e poi, senza processo, gettati nelle carceri o cruddelissimamente uccisi”
L’OSSERVATORE ROMANO
“Il governo piemontese si vendica mettendo tutto a ferro e fuoco.
Raccolti incendiati, provvigioni annientate, case demolite, mandrie sgozzate in massa.
“I Piemontesi adoperano tutti i mezzi più orribili per togliere ogni risorsa
al nemico, e poi arrivano le fucilazioni
“Si fucilarono senza distinzione i pacifici abitatori delle campagne, le donne e fino i fanciulli”
Claude Duvovisin
(Console svizzero, 2006)
“Nel secolo precedente il Meridione d’Italia rappresentò un vero e proprio eden per tanti Svizzeri, che vi emigrarono spinti soprattutto da ragioni
economiche, oltre che dalla bellezza dei luoghi e della qualità della vita.
“Luogo di principale attrazione, Napoli verso cui, ad ondate, tanti Svizzeri, soprattutto Svizzeri tedeschi di tutte le estrazioni sociali, emigrarono con diversi obiettivi personali.
“Verso la metà dell’Ottocento nella capitale del regno delle due Sicilie quella Svizzera era tra le più numerose comunità estere”
Lettera del sindaco di Moliterno
al primo ministro
Giuseppe Zannardelli in visita
“Caro Presidente, ti salutano quì ottomila moliternesi : tremila sono emigrati in America ; gli altri cinquemila si accingono a farlo”
Antonio Gramsci
“Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi contadini poveri che scrittori salariati tantarono di infangare col marchio di briganti”
Francesco Proto
Carafa Pallavicino
Duca di Maddaloni
“Intere famiglie veggonsi accattar l’elemosina ; diminuito, anzi annullato, il commercio ; serrati i privati opifici.
“E frattanto tutto si fa venir dal Piemonte, perfino le cassette della posta, la carta per gli uffici e le pubbliche amministrazioni.
“Non vi ha faccenda nella quale un onest’uomo possa buscarsi alcun ducato che non si chiami un piemontese a sbrigarla.
“Ai mercanti del Piemonte si danno le forniture più lucrose : burocrati del Piemonte occupano tutti i pubblici uffizi, gente spesso corrotta
“Anche a fabbricar le ferrovie si mandano operai piemontesi i quali oltraggiosamente pagansi il doppio dei napoletani.
“A facchini della dogana, a camerieri, a birri, vengono uomini del Piemonte.
Questa è invasione, non unione, non annessione !”
Luigi Einaudi
“Noi settentrionali abbiamo contribuito di meno ed abbiamo profittato di più delle spese fatte dallo stato italiano, peccammo di egoismo quando il
settentrione riuscì a cingere di una forte barriera doganale il territorio ed assicurare così alle proprie industrie il monpolio del mercato meridionale”
Indro Montanelli
“Abbiamo sempre visssuto su dei falsi: il Risorgimento assomiglia ben poco a quello che ci fanno studiare a scuola”
Francesco Saverio Nitti
“Il Regno delle due Sicilie aveva due volte più monete di tutti gli altri Stati della Penisola messi insieme”
Giustino Fortunato
“L’unità d’Italia è stata purtroppo la nostra rovina economica”
Rocco Chinnici
(Giudice antimafia)
“Prima di occuparci della mafia del periodo che va dall’unificazione del Regno d’Italia alla prima guerra mondiale e all’avvento del fascismo, dobbiamo necessariamente premettere che essa, come associazione e con tale denominazione, prima dell’unificazione non era mai esistita in Sicilia.
“La mafia… nasce e si sviluppa subito dopo l’unificazione del regno d’Italia”
Milan Kundera
“Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria.
“Si distruggono i loro libri, la loro cultura,
la loro storia.
“E qualcun’altro scrive loro altri libri, li fornisce di un’altra cultura, inventa per loro un’altra storia”
George Orwel
“Chi controlla il passato controlla il futuro”

Stefano Surace da Parigi