Giuseppe Alessi. Primo presidente della Regione, ma alla fine fu solo un politico democristiano
Chi era Giuseppe Alessi? Sicuramente un politico con una contraddittoria anima siciliana, non sicilianista. E’ stato il primo presidente della Regione Siciliana, ma la sua azione politica che scaturiva dalla sua appartenenza ad un partito nazionale e nazionalista, non è mai stata genuinamente autonomista.
Va comunque ricordato perché oltre ad essere stato il primo presidente della Regione, è comunque stato un politico vero ed onesto. Qualità che nel tempo si sono perse in terra italica.
Il Presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, nell’anniversario della morte ne canta le virtù “”La lezione etica e politica di Giuseppe Alessi, ancorata ai valori dell’Autonomia e’ ancora viva e, oggi più che mai, deve guidare l’azione della classe politica siciliana, riprendendo soprattutto il suo stile pacato ma acuto, nella realizzazione pratica e concreta dei principi e dei dettati del nostro Statuto, che può essere una fonte di grande ricchezza giuridica, la leva per la rinascita sociale, politica ed economia della nostra terra”.
Non ricordiamo alcuna “pratica e concreta” realizzazione dei principi e dei dettati dello Statuto di cui parla Raffaele Lombardo da parte di Alessi democristiano.
Ricordiamo di Alessi, al di là delle tante enunciazioni di principio, una flebile sollevata di scudi in occasione dello scippo della Corte Costituzionale.
Ma poi ?
Secondo Lombardo, Alessi è un esempio da seguire per le nuove generazioni, ma anche come fonte di ispirazione per un corretto utilizzo della politica intesa come sintesi tra i valori e l’esigenza di dare riposte responsabili e concrete ai problemi del territorio e dei cittadini.
Noi pensiamo che Alessi è stato un politico serio e corretto, ma era solo un politico, democristiano, con una politica nazionalista lontana dall’autonomia concreta …
L’anno scorso, in occasione della morte ci furono tanti interventi da parte di tutti i politici siciliani che ovviamente, un lode, postuma non la negano a nessuno.
Ricordiamo Raffaele Lombardo che lo definì “uomo dallo stile pacato e riservato, con intelligenza acuta, esempio per le nuove generazioni, ispirazione e stimolo per la vita politico e per il governo regionale” ; Lino Leanza “uomo il cui insegnamento vive oggi nella idee di quanti oggi credono nel riscatto orgoglioso della nostra terra …. La politica siciliana deve guardare alla sua esperienza come ad un modello a cui ispirarsi in futuro”; Leoluca Orlando “un grande siciliano, un uomo di cultura, coerente … monito per un vero autonomismo”; Enrico La Loggia “un esempio per tutti noi e per le nuove generazioni”.
Distaccato e professionale, Renato Schifani che ha espresso ”con profonda commozione partecipo al dolore per la scomparsa di Giuseppe Alessi, uno dei padri dell’autonomia siciliana”.
Schifani, con il suo messaggio distaccato è l’unico che ha riferito il passaggio storico di Alessi, ovvero, che è stato uno di quei politici siciliani che è stato partecipe delle vicende pre statutarie, non parlando, opportunamente, di Alessi post 1946.
Nessun politico siciliano comunque ha meriti da ascriversi dopo il 1946, tutti so sono dimenticati dello Statuto per oltre mezzo secolo e solo da poco, a parole, lo hanno riscoperto.
Fuori dalle ipocrisie. Giuseppe Alessi ha avuto grandi meriti prima della firma dello statuto. Nessuno può dimenticare le sue prese di posizioni e la ferma richiesta di ottenere il riconoscimento dello status di stato-regione con la dizione di Regione Siciliana, al pari della Repubblica italiana e non Regione Sicilia che avrebbe sminuito il valore pattizio, peraltro ampiamente tradito dallo stato italiano e dalla politica siciliana, dello Statuto Siciliano che molti non sanno essere l’unico nato durante la monarchia e non concesso dallo stato repubblicano. E forse per questo sempre tradito e saccheggiato. Ma questa sua battaglia fu guidata dalla necessità di arginare la voglia di indipendenza della Sicilia guidata dal Movimento per l’indipendenza della Sicilia, guidato da Antonio Canepa e Andrea Finocchiaro Aprile.
Alessi, come dicevamo, a parte la sollevata di scudi quando nel 1957 la Corte Costituzionale scippò l’Alta Corte ai siciliani, avocando a se le prerogative, con l’avvento della repubblica è stato si un politico coerente, serio ed onesto, ma soprattutto è stato un esponente di spicco della democrazia cristiana.
Un esponente di uno dei partiti che hanno consegnato la Sicilia, l’economia siciliana e il territorio siciliano alla politica nazionale. E i disastri attuali non sono certo solo figli di Cuffaro che ci ha messo del suo ad incrementare lo sfacelo, né di Lombardo, che da parte sua sta giocando una strana partita per il potere, ma vengono da lontano e sono il risultato di una politica siciliana insipiente e sempre dipendente da Roma capitale e dagli interessi del nord Italia.
E Alessi, democristiano, e quindi “intimamente” nazionalista, ha colpe politiche molto pesanti che non possono essere dimenticate con la sua morte.
Abbiamo sollevato polemiche l’anno scorso con le nostre osservazioni fuori dal coro, e non tiriamo il sasso per poi nascondere il braccio, anzi, sottolineiamo come il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che da sempre parla di rispetto della Costituzione senza mai denunciare le violazioni costituzionali messe in atto dallo stato italiano ai danni dello Statuto, si sia ricordato solo in occasione della morte di Alessi che l’autonomia siciliana è riconosciuta dalla Costituzione.
Avesse soltanto espresso cordoglio per la morte di Alessi nessuno avrebbe avuto da ridire, ma parlare ancora di “riconosciuta autonomia (ndr.: della Sicilia) dalla Costituzione”, come ha fatto in quella occasione, forse l’unica, senza denunciare scippi e truffe allo Statuto, dà a noi più di un motivo per essere critici con il Presidente della Repubblica italiana che aspettiamo che faccia sentire la sua voce e soprattutto ci dica come le disposizioni statutarie sono state “scippate” senza modificarne il testo originario, dalla Corte Costituzionale prima, dallo stato italiano poi e dalla politica nazionale.
Domani quindi ricorre il primo anniversario della morte di Giuseppe Alessi, primo presidente della Regione Siciliana, democristiano. Con lui è nato lo Statuto, ma con lui e iniziata la grande operazione di distruzione del sogno siciliano. Alessi va ricordato perché è stato il primo presidente della regione, e anche perché è stato comunque politico serio, corretto e coerente, ma non parliamo per favore di un politico autonomista.
Michele Santoro