La cinesizzazione dell’Italia
Quello che sta accadendo è di una gravità che ancora molti non riescono a comprendere in tutta la sua portata; è la coda avvelenata del capitalismo, quello più becero e arrogante che dall’alto del suo potere impone le sue regole e prima di morire per sua stessa mano, calpesta i diritti che in 100 anni i lavoratori hanno conquistato con dure lotte e sacrifici.
La globalizzazione dell’economia e dei capitali è riuscita a mettere in relazione paesi totalmente diversi fra loro con la conseguenza di un livellamento delle condizioni di lavoro.
Da una parte l’est Europa fino all’oriente, privo di diritti fondamentali che si accontenta di poco viste le condizioni politiche e sociali in un contesto di fermento economico che offre prospettive di crescita e di benessere; dall’altro l’occidente con un’economia ormai in declino con lavoratori che hanno faticosamente raggiunto alcuni diritti che credevano fondamentali e un capitale che cerca sbocchi per continuare la sua eterna corsa al profitto.
Apri le frontiere nazionali ai capitali e agli investimenti e il risultato sarà che i due opposti necessariamente si incontrano a metà strada, verso il basso, con diminuzioni di stipendio e rinuncia ai diritti conquistati per l’occidente e verso l’alto, con aumenti progressivi di stipendio e conquista di diritti prima impensabili, per l’oriente. In questo periodo di tempo c’è il vero e proprio far west dove il capitale si sposta velocemente per sfruttare tutte le occasioni di povertà e bisogno: all’est si sfrutta la manodopera a basso costo e le condizioni di un ciclo economico in espansione, all’ovest si opera un braccio di ferro ricattando per non delocalizzare le produzioni all’est, grazie anche alle assicurazioni che nel tempo i governi hanno costruito per le loro imprese all’estero http://www.centrofondi.it/content/se-adesso-siamo-mutandee-colpa-di-clinton .
Quella italiana è l’esperienza più avanzata, in cui il capitale si sta spingendo a livelli che in nessun altro paese attualmente avrebbe potuto raggiungere, grazie ad una politica inesistente ed ad una condizione economica disastrosamente peggiore degli altri paesi e non solo a causa del debito pubblico.
Dopo anni di laute sovvenzioni di stato la più grande fabbrica di auto chiude perentoriamente lo stabilimento siciliano di Termini Imerese e chiede ai lavoratori di Pomigliano in Campania di accettare condizioni che solo 20 anni fa non sarebbero nemmeno prese in considerazione. Il governo si chiude in un silenzio assordante preso dalla nuova tangentopoli con la complice inesistenza della sinistra mentre gran parte del sindacato approva un piano che riporta i lavoratori italiani indietro di decenni. Con il ricatto del lavoro si costringono gli operai, obtorto collo, a partecipare ad una triste messa in scena, chiamandoli a decidere se accettare condizioni vessatorie o perdere il posto e non poter più pagare il mutuo e mantenere la famiglia.
Ma la cinesizzazione dell’Italia non si ferma all’industria, si estende anche al diritto all’informazione con le disposizioni sulle intercettazioni e al decreto Romani, che equipara le webcam a vere e proprie TV soggette ad autorizzazione ministeriale, alla lotta senza esclusione di colpi fra poteri dello stato, magistratura e politica, alle ronde cittadine con esercito e Carabinieri per “mantenere l’ordine” viste personalmente ieri a Prato, allo svuotamento progressivo della carta costituzionale operato nel silenzio dei media negli ultimi 20 anni da destra e sinistra in modo alternato e uguale.
Continua in tutta quella serie di leggi e norme che ci impongono comportamenti e determinano tassi di imposizioni fiscali che al confronto gli strozzini sono dei amabili ragazzacci e prosegue nella tolleranza di poteri occulti che hanno di fatto le redini di questo paese e determinano tutte le azioni di lungo periodo. Continua nell’esclusione di fatto del Sud dalla vita del paese, senza infrastrutture, strade, autostrade, ferrovie, consegnandolo di fatto alla mercè di mafiosi e massoni e permettendo a cialtroni ignoranti e barbari di inneggiare alla superiorità della razza nordica.
Non c’è dubbio che l’Italia rischia di precipitare prima degli altri paesi nell’abisso della crisi sociale ed economica. Già un primo assaggio lo avremo dopo l’estate quando molti ammortizzatori sociali scadranno e non verranno rinnovati e quando si dovrà presentare la legge finanziaria. Gli enti locali non potranno far più fronte ai servizi a causa dei massicci tagli e non è difficile prevedere un periodo di forte instabilità politica unita all’intromissione al governo proprio di quei personaggi, chiamati tecnici, che hanno portato a questo punto un paese splendido come il nostro. Draghi, Montezemolo, Marcegaglia ecc. sono i nomi più papabili per governi tecnici di unità nazionale in cui i diritti dei cittadini e la stessa democrazia saranno messi a dura prova, molto più di adesso.
Invece di farci prendere dal panico e dalla disperazione cerchiamo di affrontare la cosa con determinazione e chiarezza. La respons-abilità, intesa come abilità nel dare risposte, che riusciremo a mettere in azione sarà determinante per mettere in moto una vera e propria rinascita che potrà dare uno stimolo anche agli altri paesi che precipiteranno nell’abisso dopo di noi e che da noi prenderanno l’esempio per superare il primo momento di smarrimento e rabbia e risalire la china innescando un movimento internazionale spontaneo.
Ricordiamoci che questa è solo allucinazione di scarsità determinata dalle regole che formano l’attuale matrix e che usciti dal matrix esiste un panorama totalmente diverso fatto di abbondanza ed equità.
Rispetto al passato ritengo infatti che questa volta la reazione delle persone comuni sarà totalmente diversa, si assiste già alla formazione di movimenti spontanei che stanno già operando con successo e che risolleveranno le sorti prima delle comunità locali e poi si estenderanno a macchia d’olio fino ad avere una consistenza ed uno spessore talmente importante che non potrà restare ignorato per molto. Ci sono professionalità, enormi conoscenze in tutti i campi, dalla scienza, all’economia, all’educazione, all’arte, di persone che attualmente sono relegate ai margini della società e che sono disponibili a mettere la loro esperienza al servizio delle comunità, ma anche semplici persone di buona volontà che invece di chiudersi nel nucleo familiare escono fuori e scoprono che cooperando insieme agli altri si può fare la differenza.
Il lavoro da fare è tanto, ricostruire un sistema economico partendo dalla base che è l’agricoltura e poi allargarsi a tutti i settori e a tutte le manifatture. Ricostruire un processo educativo, culturale ed artistico che abbia alla base lo sviluppo delle potenzialità dell’individuo e dotare le comunità di governance democratiche e al servizio delle comunità e lavorare per ricreare una stabilità sociale, una solidarietà, una collaborazione reciproca e un’armonia difficili da ricordare a memoria d’uomo. L’esclusione del Sud dal resto del paese per mancanza di infrastrutture potrà favorire accordi con i paesi che si affacciano sul Mediterraneo e iniziare relazioni economiche scambiando il nostro know how con materie prime e intessendo rapporti basati sulla solidarietà e collaborazione con le rispettive comunità sociali e utilizzando a questo fine i porti sottoutilizzati o inutilizzati del tutto…
Adesso tutto questo può sembrare fantascienza o la visione di un pazzo, ma lasciate maturare dentro di voi queste parole e poi vedete se vi risuonano dentro come vere e possibili e percepirete, come accade proprio ora a me, quanto sia vicino e possibile attuare questo.
Esiste un’altra Italia fatta di persone che hanno scelto di mettersi al servizio delle comunità, movimenti che stanno operando già nelle loro comunità e incidono già molto profondamente nel rapporto fra le persone, c’è anche chi si occupa di economia e di ricostruire le comunità sociali disgregate, di educazione, di creazioni di reti a maglia mesh, di comunicazione, di cultura e di arte.
Questa è l’Italia che non sentite nei telegiornali e non vedete sulle prime pagine dei giornali, ma è l’Italia delle persone che ricostruiranno questo paese in putrefazione…insieme e senza aspettare decisioni calate dall’alto…rifletteteci, ma soprattutto AGITE!
Pierluigi Paoletti
Fonte: Blog di Pierluigi Paoletti