Ci sorge un dubbio…

Con il continuo arresto di importanti latitanti e relativa manovalanza, certamente da iscrivere alle intercettazioni telefoniche che adesso, con arroganza parlamentare si vogliono vietare, possiamo dire di avere la certezza della connivenza politico-malavitosa.

L’ALTRA SICILIA aveva avanzato la convinzione che l’arresto obbedisse, più che ad una vittoria degli investigatori, alla volontà delle cosche mafiose di ricambiare i propri vertici e così’, consentendo la cattura dei latitanti più famosi, aveva raggiunto lo scopo di avviare la rifondazione dell’organizzazione, ormai necessaria per adeguarsi all’era d’internet, degli stati canaglia (?), dei conti off-shore, a tutte le sfaccettature della modernità.

Non dimentichiamo che da sempre, la casta che ha governato e governa questa repubblica bananiera, ha promesso lo smantellamento dello province ma, nonostante le promesse fatte nelle campagne elettorali, una volta al potere la parola non è stata mai mantenuta “passata la festa…gabbatu lu santu”.

Prendiamo il caso della Regione Siciliana (Stato di Sicilia) che nel suo statuto (15 maggio 1946) all’articolo 15, uno dei più disattesi, recita: ”Le circoscrizioni provinciali e gli organi ed enti pubblici che ne derivano sono soppressi nell’ambito della Regione siciliana. L’ordinamento degli enti locali si basa nella Regione stessa sui Comuni e sui liberi Consorzi comunali, dotati della più ampia autonomia amministrativa e finanziaria. Nel quadro di tali principi generali spetta alla Regione la legislazione esclusiva e l’esecuzione diretta in maniera di circoscrizione, ordinamento e controllo degli enti locali”

Ma i politicanti e i loro ascari nostrani hanno provveduto, con delle leggi gattopardesche, una degli anni ’50 ed un’altra degli anni 80, a riesumare queste Province aggiungendovi l’attributo, quindi “province regionali”, e riuscire a lasciarle assolutamente intatte in ogni aspetto.

I lestofanti che si sono succeduti al comando dello Stato di Sicilia (Regione Siciliana), che vanno dall’estrema sinistra all’estrema destra, in tutti questi anni non hanno fatto altro che mirabolanti annunci di richiamo al rispetto della Carta Costituzione siciliana, ma lo hanno fatto soltanto per tenere calmi i “patrioti dell’Autonomia” e per prendere per i fondelli anche quei siciliani che credono fermamente ad una confederazione con lo stato italico.

Allora ci sorge un dubbio.

E se le province, che nessuno vuole eliminare, stessero ai mandamenti mafiosi come i consigli di quartiere stanno alla manovalanza criminale?

Perché? Il semplice fatto di mantenere in vita queste strutture nasce da una sola motivazione: il voto di scambio.

Alle elezioni comunali di Palermo nel 2007, dove con una nostra lista abbiamo partecipato alle elezioni, le frasi che spesso sentivamo erano le seguenti: non posso votarvi, anche se dite delle cose giuste, perché il mio voto l’ho prenotato; l’ho riservato, l’ho promesso etc… voti, come riportato dai quotidiani, venduti per 20 (venti) euro, come se la dignità di una persona, anche la più smidollata, potesse valere una somma simile. Pupi che raccattavano voti, convinti di fare i pupari ma ignorando di essere a loro volta i pupi di un semplice consigliere comunale o di un potente notabile nazionale, etc…..

Ricordiamo che si attribuisce alle province quel ruolo primario nella gestione delle strade, delle scuole, degli asili nido, ospedali, etc… e che la stessa gestione potrebbe ricadere sulla regione e sui comuni senza triplicare poteri ed infiltrazioni.

Quindi grazie a queste strutture si mantiene in vita un sistema di dare ed avere in cui i principali benefattori sono, da una parte, i gestori della politica quindi i partiti, dall’altra le organizzazioni criminali che così gestiscono appalti, affari e politica!

Ragionando all’eccesso ci figuriamo uno strano parallelo tra i consiglieri provinciali e di quartiere ed i manovali della mafia, n’drangheta, corona unita e camorra (organizzazioni criminali nate nell’ex regno delle due sicilie subito dopo l’unità d’italia, ndr).

Il nostro assioma è il seguente: Come la manovalanza criminale è pagata per esercitare il controllo del territorio, cosi’ la politica paga i consiglieri nei loro vari gradi di competenza per esercitare lo stesso controllo che esercitano le cosche mafiose.

Abolire, quindi, le province ed i consigli di quartiere, punti che fanno parte delle nostre principali rivendicazioni, se da una parte potrebbe risanare la situazione finanziaria dei territori, dall’altra pare urtarsi con gli interessi mafiosi.

Perciò la criminalità, insieme alla politica, mai potrebbero accettare una riduzione così evidente di potere e soprattutto di combutte affaristiche.

PS: Rimandiamo ancora una provocazione: Visto che tanti si professano filo-europeisti e, rinnegando lo Stato Nazione di origine, continuano a dichiararsi cittadini europei, per quale motivo e a quale esigenza obbedisce la necessità di tenere in vita le ambasciate nell’Unione Europea? Tanto più che continuano ad assorbire notevoli fondi che, in periodo di recessione come quella odierna, potrebbero servire ad alleviare i problemi della comunità emigrata e tanto più che alcune, come successo a Bruxelles, sono salite alla cronaca per i sospetti di connessioni criminali malavitose ? (L’Ambasciatore Siggia è stato… mandato a casa in seguito all’affare Di Girolamo, ndr)

L’ALTRA SICILIA – Antudo