Come cambia il consenso

Avrete certamente notato che noi de L’ALTRA SICILIA abbiamo lasciato scorrere, quasi fosse un temporale estivo, una di quelle “bagghiolate” d’acqua che ti colpiscono inaspettate, durano un attimo e poi ritorna il sole, un avvenimento importante come quello delle elezioni amministrative che hanno interessato 41 comuni della nostra Piccola Patria, la Sicilia.

Non é stata certamente una dimenticanza da parte nostra, quanto piuttosto una forte dose di indifferenza e scetticismo rispetto ad un avvenimento che avrebbe potuto segnare, finalmente, l’avvio di una nuova stagione virtuosa ma che, già nei suoi prodromi, lasciava presagire il permanere dell’assioma “saliniano” del sonno siciliano e del tutto cambia per non cambiare niente.

Ci veniva in mente pure il “facite ammuina”, l’ordine del giorno della regia marina -falso storico comprovato, artificiosamente inventato dai piemontesi per screditare un comparto efficientissimo dei Borbonici – che invitava tutti i marinai, in caso di visita di autorità a bordo non stare fermi al proprio posto ma a spostarsi continuamente “tutti chilli che stanno a prora vann’ a poppa … chi non ha niente da fare, si dia da fare qua e là.”

E i candidati hanno cercato certamente di “fare ammuina”, riuscendoci a metà, visto il tasso di astensionismo sempre crescente e a qualsiasi latitudine, segno del rifiuto di tanti a partecipare alla spartizione della cosa di tutti, che pero’ resta appannaggio di pochi.

Alla fine i 341 sindaci e i 4336 consiglieri comunali, recentemente eletti, con la sospensione del risultato legato al prossimo ballottaggio in grossi centri come Enna e Gela, ad esempio, sono il risultato obbligato di una forzatura imposta alla gente.

Non vogliamo parlare delle lotte interne agli stessi partiti, segno evidente dell’ “ammuina”, del tutti con tutti o contro tutti, purché si ottenga il risultato dell’elezione del proprio agnato e cognato, segno evidente della confusione imperante e la fine, non delle divisioni ideologiche, sarebbe un parolone rispetto al contendere, ma di una seria partita senza trucchi, da una parte ad esempio i gialli, dall’altra i rossi.

Oggi non sembra obbligatorio che i gialli stiano con i gialli o i rossi con i rossi, ma possono anche mescolarsi o giocare tutti contro la stessa porta, non conta più l’appartenenza ad una data squadra ma quella ad un obiettivo confuso e contronatura.

Vi immaginate il portiere in siffatta partita?

I giornali riportano una conclusione di parità fra destra e sinistra.

Ma quale partita hanno visto ?

Ma quale parità se i giocatori hanno giocato partite differenti? ( il PDL ha giocato una volta contro il PdL Sicilia e con il PD e una volta con il Pdl contro Pdl Sicilia, e lo stesso hanno fatto a loro volta UDC, Mpa, Pd : il trionfo del maggioritario imposto alla gente!)

I risultati confermano in Sicilia la deflagrazione dei grandi partiti arruffoni, PdL e PD, e l’aspirazione della gente ad un sistema, pluralista, frammentario quanto si vuole, ma almeno identitario e ben definito nei suoi risultati, qualcosa che precorre – ah Sicilia mia! – quello che accadrà prossimamente nel Continente…

Appare quantomai evidente oggi il teorema della gestione politica, che significa gestione del territorio, un ‘associazione di interessi leciti e – purtroppo, la Storia ci insegna – illeciti che, in Sicilia, come ovunque del resto, apre alle commistioni politico-malavitose, alle infiltrazioni mafiose e camorristiche, al connubio politica/affari, piaga della modernità che accettiamo costi quel che costi.

Nella logica dominante della necessità di gestione politica del territorio, rimangono, secondo i risultati delle recenti elezioni, due incognite: l’astensionismo sempre crescente, segno del rifiuto e della lontananza dei cittadini dal Palazzo e “l’ammuina” di cui sopra, che ha consegnato eletti e aggregati elettorali preoccupantemente senza identità e senza progetti di sviluppo.

Scozia, Catalogna e Paesi Baschi ci indicano la strada della vera Autonomia e dell’indipendenza: soltanto un movimento che sappia costruire una fitta rete di aspirazioni convergenti sulla base di un principio identitario unico e condiviso è in misura di dare avvio ad un processo di autonomia, indipendenza e sviluppo che metta finalmente nell’angolo gli ascari e gli schiavi di turno e premi esclusivamente gli interessi e le aspirazione di una Piccola Patria e di tutto un popolo virtuoso, il Popolo Siciliano.

Ufficio stampa
L’ALTRA SICILIA – Antudo