Finisci chi nna fannu mettiri sutta lu lettu…
Se, con un’immagine metaforica (ma non tanto) ” la casta” sembra annegare oggi l’Italia in una fogna costituita da tangenti, sprechi, costi spropositati della politica e della pubblica amministrazione ed immoralità diffusa, la scena siciliana appare inoltre, anche una palude di rifiuti.
La ministra dell’ambiente Prestigiacomo ed il sottosegretario Miccichè hanno incontrato a Roma il Ministro-Presidente dello Stato regionale di Sicilia Raffaele Lombardo e vari assessori, per discutere della delicata situazione in cui versa la Sicilia in materia di realizzazione di impianti di smaltimento rifiuti e di gestione delle discariche.
La situazione, in tutta l’Isola, appare grave e specialmente a Palermo si delinea un quadro a rischio “napoletano”, aggravato dall’assenza di autocompattatori, dalle condizioni in cui versano le discariche a causa della cattiva manutenzione e dal fallimento delle municipalizzate della giunta Cammarata.
Se al problema rifiuti aggiungiamo anche quello dei depuratori idrici, vergognosamente quasi inesistenti negli agglomerati urbani, tanto che ben 70 di essi, e certamente i più popolosi e a più spiccata vocazione turistica, devono scaricare in mare i rifiuti non depurati, alla fogna a cielo aperto della terraferma corrisponde lo stato pietoso del Mare nostro, una volta mirabile, ed oggi ridotto a vero acquitrinio.
Tanto da sembrare di essere di fronte ad un quadro del fiammingo Bosch, con le sue figure orripilanti, curiosamente contemporanee dei dipinti che Antonello da Messina regalava al Rinascimento con la bellezza pacata dell’Annunziata, il ritratto d’ignoto o il tormento della Crocifissione ….
La politica pero’ è diventata misura di tutto, ed un mare di liquami ci sommergerà se, secondo dati Istat, la Sicilia è situata negli ultimi posti del comparto relativo al ciclo dei rifiuti dove, ad esempio, la raccolta differenziata é aumentata in 5 anni solo dell’1%,al pari del suo costo, quantificato in 132,61 euro/abitante, situato tra i più cari del Paese dato questo si’, che pone la Sicilia al terzo posto della classifica nazionale.
Invece Messina con il 3,1% di raccolta differenziata, Catania con il10%, Palermo il 4,6%, Siracusa con il 7% (città del ministro dell’ambiente) ed Enna con il 5,4%, occupano ben gli ultimi posti della classifica nazionale, a distanza siderale dalla vetta dei virtuosi occupata da Verbania con il 73,5%, Novara 72,4% e Asti 63 %, a dimostrazione del combinato disposto affari-politica-cosa nostra che impedisce lo sviluppo della Sicilia.
Infatti a distanza di poco meno di un mese dal suo insediamento, uno dei 3 commissari dell’AMIA di Palermo, il prefetto Romano, ha gettato la spugna adducendo la scusa di sopravvenuta incompatibilità del suo incarico con l’impegno di vicepresidente dell’Ospedale Galliera di Genova, in verità per gli ammanchi di cassa registrati, si parla di 80 (ottanta) milioni di euro e per la vicenda della discarica di Bellolampo, dove si è riscontrata la formazione di un vasto lago sotterraneo di 100 mila tonnellate di percolato che già provoca un forte inquinamento ambientale, cosa gravissima, ma ancora più emblematica perché, a detta degli esperti, non si tratta di emergenza ma di formazione strutturale già esistente al momento dell’individuazione del sito.
Da parte del consiglio comunale, arrivano le problematicità più inquietanti per i siciliani di Palermo, già obbligati da una delibera comunale del 2006 al pagamento di un aumento del 75 % delle tariffe TARSU.
Oggi infatti, per la mancanza di accordo tra maggioranza e opposizione, il Sindaco ha deciso la restituzione agli uffici competenti della delibera relativa al nuovo regolamento TARSU, il che significa, in mancanza di accordo sui nuovi criteri tariffari, che resteranno in vigore quelli degli anni passati, aumentati quindi del 75% e rapportati non alla consistenza numerica del nucleo familiare bensi’ all’estensione in m2 della residenza.
In Sicilia, fermo restando la gravissima situazione del comparto rifiuti, alcune emergenze sembrano prendere “viziosamente” rilievo più di altre. Il problema non è dato solo dal recapito della spazzatura, come avvenuto per i cassonetti “napoletani”, ma è costituito soprattutto dalla deficiente raccolta dei rifiuti, fallita con il fallimento degli ATO.
Insistere oggi a rilanciare la costruzione dei termovalorizzatori, che peraltro sarebbero operativi non subito, ma tra 3/4 anni e che, bene ha fatto il Ministro-Presidente Raffaele Lombardo, rinviando ogni decisione, a subordinare le ditte partecipanti al rigoroso rispetto dei requisiti richiesti, appare quantomeno sospetto.
Noi de L’ALTRA SICILIA restiamo in vigile attesa, convinti come siamo che, dietro questa vicenda dei termovalorizzatori, ci sia il combinato disposto di affari e mafia, a cui la classe politicante che ci governa non riesce né vuole opporsi.
Ufficio stampa – 28/05/2010
L’ALTRA SICILIA – Antudo