Affogando dalla parte della fogna
L’on. Napolitano, memorabile il suo pezzo – “l’URSS porta la pace” – apparso sull’Unità, all’indomani dell’intervento sovietico a Budapest, oggi Presidente della Repubblica, ha avuto la buona idea di iniziare da Marsala le celebrazioni dell’Unità d’Italia, ed un popolo di sudditi senza dignità si è attivato per riempire la piazza di tricolori (e la Trinacria?) e di bimbi festanti , tutti rigorosamente in camicia rossa (poi dici le camicie…) in ricordo dell’illustre “Garibardo” e dei suoi Mille galantuomini.
I sudditi siciliani si sono attivati come in un reality in costume d’epoca, oggi tanto in voga perché la televisione ci guida ed avvelena, e cosi’ hanno legittimato, per l’ennesima volta, le menzogne storiche dello sbarco degli agguerriti liberatori a Marsala, dopo che da tre giorni in città non c’era più’ uno, dicasi un solo, distaccamento borbonico (i carabinieri a piedi erano stati trasferiti addirittura ad Agrigento, per ordine di un generale traditore, passato poi al servizio del regno sabaudo, more solito).
La storia ufficiale che Napolitano ha retoricamente ripetuto e che oggi riteniamo necessiti finalmente di una rivisitazione obiettiva, non parla sicuramente dei legionari ungheresi, vera forza militare della spedizione, rimasti a lungo al servizio di casa Savoia, altro che i mille sciampagnoni estasiati dal marsala, né delle due navi inglesi che hanno protetto, dal porto, lo sbarco dei garibaldini, né della flotta da guerra inglese che seguiva i due battelli di Rubattino e le navi sabaude di supporto, consci dell’inaffidabilità di quei “patrioti”. Ma nella Storiografia ufficiale tutto appare in linea con la salomonica suddivisione dei buoni da una parte e dei cattivi dall’altra, con buona pace, alla fine, della verità.
La Storia poi si morde la coda rivedendo oggi quei marsalesi in camicia rossa , pronipoti certamente di quei fieri marsalesi che, di tutta la vicenda garibaldina dello sbarco, avevano capito l’antifona e si erano premurati di affiggere sulle finestre delle loro case un cartello con sù scritto “domicilio inglese”.
Bene avrebbe fatto, a questo punto, Napolitano piuttosto a ricordare, pur tra gli incensi delle celebrazioni dell’Unità, altre date importanti, come quella dell’11 maggio del ’43, giorno in cui Marsala subiva oltre mille vittime per opera del bombardamento inglese della città, e, visto che si trovava in Sicilia, quella del 15 maggio 1946, anniversario dello Statuto di Autonomia, quello si’ anniversario importante per la Sicilia e per i siciliani, al di là di ogni retorica nordista sull’Unità.
E veramente oggi questo Paese appare si’ unito, ma non nel segno dell’Unità solidale, quanto invece nel segno del malaffare che ci sommerge tutti, italici e siciliani, responsabili delle fortune di una classe dirigente interscambiabile, corrotta e ladrona.
Se I giudici di Perugia, dopo 40 giorni, hanno scarcerato il signor Anemone, certamente lo hanno fatto dopo che il galantuomo ha vuotato il sacco che profuma di fogna, in nomine nomen.
Dopo Scajola, lo stesso che avrebbe dovuto difendere, a nome del governo, l’occupazione e il sito industriale di Termini Imerese, ( che volete aspettarvi?) ritorna quindi in primo piano ancora Bertolaso, che sembra avere imbrogliato su tutta la linea, ed oltre 400 personaggi legati alla politica, alla forze dell’ordine, alla magistratura e persino alla Chiesa, a dimostrazione che il sistema Italia è arrivato veramente alle fogne.
Un sistema di affari politico-malavitoso che fa passare anche la mafia per associazione goliardica, altro che stereotipo del vecchio mafioso, rigorosamente siciliano, tanto cara alla volgata corrente!.
Il Paese si arrabbatta tra crisi economica preoccupante, spasmodica ricerca di occupazione, da parte soprattutto dei giovani, ma la classe politica, la “de-generazione italia”, si divide, tra figli e nipoti, assunzioni, ristrutturazioni milionarie, tangenti d’oro, affari e ingenti guadagni.
Il Parlamento italico, qualunque cosa si possa dire, appare deleggitimato e la sola via d’uscita oggi sembrerebbe un ritorno alle urne. Vicenda pero’ senza speranza per i cittadini perchè, anche se si tornasse a votare, la legge vigente premierebbe sempre e comunque i soliti noti, pur confidando alla fine di un sussulto da parte degli elettori che decidessero di mandare tutti a casa e a….lavorare
In Sicilia, la lotta di potere cui Lombardo sembra voler resistere, spacciando per campagna anti-autonomista l’offensiva interna che attenta il suo potere , silenzia pero’ i gravi problemi economici che continuano ad affliggere l’Isola. Aziende e cooperative inventate dal genio dei millantatori politici per accaparrarsi i soldi che oggi sono finiti e mettono in crisi a Palermo l’AMIA, già fallita, la GESIP, con i suoi 1900 occupati e una perdita netta di 1 milione di euro mensili, in liquidazione, con la conseguenza che, per evitare la bancorotta, il Comune aumenta ICI e TARSU, sempre sulle spalle e alla faccia dei contribuenti, mentre si manifesta in tutta la sua vergogna lo scandalo SPO e della parentopoli legata a questa società: 97 figli di famiglia assunti senza concorso alla faccia dei figli di nessuno che cercano lavoro e che cominciano a preparare le valigie per una nuova diaspora, l’ennesima, la cui responsabilità ricade pardossalmente sugli stessi che, alla vigilia delle elezioni, hanno afffollato le segreterie politiche di quei candidati che oggi assurti a posti di potere, elargiscono a figli e parenti la manna a cui essi stessi sono stati delegati. Passata la festa , gabbatu lu santu
La magistratura ha il suo bel da fare, sempre che al Guardasigilli non riesca, obbedendo al suo mentore, di far passare quella riforma del processo penale che, vietando le intercettazioni, segnerebbe la fine delle indagini, segretando gli illeciti, con buona pace di Scajola, Bertolaso, e tutti gli innumerevoli collusi che siedono oggi anche negli scranni parlamentari italiani ed europei.
Nonostante le indagini oggi in evidenza a Palermo, nonostante le inchieste, nessuna condanna, restano sempre al loro posto.
L’ALTRA SICILIA si chiede: ma dove sono i soldi che mancano ai bilanci di questa società comunali?
Chi li ha rubati?
E se affiorano le responsabilità, come mai questi amministratori non vanno in galera?
Ormai stiamo affogando alla porta delle fogne, ci stanno abituando a tutto e ci accorgiamo con sconcerto che Italia e Sicilia si assomigliano pur nel liquame. Restiamo pero’ fiduciosi nel risveglio della coscienza critica della gente e della presa di coscienza della sola possibilità che le si offre per sanare questa immoralità dilagante: cambiare la classe politica con il voto o gettarla a mare con i forconi.
Ufficio stampa
L’ALTRA SICILIA – ANTUDO
14 maggio 2010