È ufficiale: dal 2010 il 15 maggio è Festa dell’Autonomia, con troppi padri
E’ notizia di questi giorni che dal 2010, proprio nell’anno in cui la Sicilia ed il sud subiranno l’onta delle “celebrazioni” italiane a ricordo dell’annessione violenta, la Regione Siciliana istituisce ufficialmente la “Festa dell’Autonomia”.
Dal 15 maggio 2010 quindi, scuole ed uffici chiusi per ricordare un patto tradito dallo stato complici i vassalli siciliani.
E’ una vittoria della Sicilia e dei siciliani e, anche se la decisione del Presidente Lombardo è scaturita graziel’input lanciatogli alcuni mesi fa dai rappresentanti MIS, Salvatore Musumeci e Nello Rapisarda (presidente e segretario nazionali del Movimento Storico Indipendentista della Sicilia), non può essere dimenticato che si è arrivati a ciò grazie all’opera incessante e volontaristica di una associazione di siciliani che ha sede a Bruxelles: L’Altra Sicilia.
Oltre 10 anni di lotte, ben tre feste dell’autonomia fatte contro tutti e contro tutto. Indimenticabile la prima a Mazara del Vallo, a cui moltissimi sindaci e quasi tutti i presidenti di provincia avevano dato l’adesione, salvo non presentarsi il giorno della festa senza alcuna spiegazione. Malgrado tutto la festa riuscì e l’associazione, che restituì al presidente Cuffaro il contributo di 5 mila euro che egli aveva concesso, sopportò con proprie contribuzioni tutti i costi della manifestazione.
Anche la festa di Adrano del 15 maggio scorso era stata organizzata dall’Associazione di Bruxelles che ha ritenuto di chiamarsi fuori quando strani situazioni erano cominciate ad evidenziarsi e troppe rinunce improvvise alla partecipazione ai convegni arrivavano inspiegabilmente dopo il lancio della manifestazione.
Dopo un decennio di lotta quindi, la Sicilia ha la sua festa dell’autonomia, unica in Italia per la particolarità e specificità dello Statuto che ricordiamo nasce ben prima della Repubblica italiana. Va riconosciuto comunque al governo Lombardo di aver rotto gli indigi riconoscendo il 15 maggio come una data da ricordare e celebrare ufficialmente e non di nascosto. E’ una questione di orgoglio per un popolo comunque votato all’autodeterminazione.
Lombardo ha dato ai siciliani un motivo per essere ancor di più orgoliosi di essere siciliani, ma ha mandato a Roma capitale anche un messaggio politico chiario: l’autonomia non si tocca.
Ora sarebbe bello sarebbe se a questa decisione il governo regionale ne facesse seguire un’altra: far divenire lo Statuto siciliano materia di studio presso le scuole medie di secondo grado, così da far conoscere ai giovani il grande valore indipendentistico di un patto tradito dall’Italia.