Cariverona, Unicredit e la fine del Banco di Sicilia
La mappa del potere italico si dipinge sempre più’ delle voglie esternate da Bossi, che ha capito che il successo elettorale rimane puro merletto, accademia di numeri, se poi non si riesce a fare cassa, per tenere fede agli impegni assunti in campagna elettorale e, giù’ la maschera, più’ semplicemente per soddisfare la voglia di poltrone che si è scatenata nella Lega.
Così la dichiarazione ripresa da tutti i media di voler occupare i consigli di amministrazione delle banche , è il manifesto delle voglie leghiste, altro che separarsi dall’Italia… dove la troverebbe una manna simile?
Il partito del federalismo, della gente e per la gente del Nord, antimeridionale per antonomasia, che cerca pero’ di fare breccia anche al sud grazie agli utili scemi che esistono dappertutto (vedi i nuovi leghisti di Modica) dimostra il suo vero volto: occupare i gangli del potere economico del Paese che finalmente, grazie anche all’insipienza del vuoto a perdere che si chiama Fini, gli si offre su un piatto d’argento.
Disquisire oggi sulle nomine nelle banche è pura accademia. Il monopolio decisionale che si era cercato di togliere alle Banche attraverso l’invenzione delle Fondazioni ha fatto di queste ultime il motore portante che regge le banche ed oggi è la società civile, che si rispecchia in queste fondazioni, che ormai nomina consigli d’amministrazione e organi gestionali. La politica quindi, allontanata a favore della società civile, rientra oggi quindi proprio grazie a quella stessa società civile .
Gridare quindi allo scandalo se il partito che è maggioranza, nel Nordest specialmente, vuole controllare il potere economico è sbagliato proprio perché ha il consenso e il seguito del territorio. Poiché le fondazioni rispecchiano le esigenze del territorio, gli enti locali, la diocesi, le università, le imprese che sono rappresentate nelle fondazioni, devono forzatamente dover rappresentare il partito che ha ottenuto il maggior consenso elettorale. Le fondazioni decidono i comportamenti degli istituti nel territorio, quindi rivestono grande rilievo nei rapporti con l’artigianato, con le piccole e medie imprese che creano reddito su quel territorio e che con quell’istituto devono poter avere un rapporto privilegiato. E il nuovo governatore del veneto, Zaia, l’ha capito e ha già fatto i complimenti al signor Profumo, l’amministratore delegato di Unicredit per la propensione che dimostra nei confronti del nordest. Ricordiamo :Unicredit e preoccupiamoci…
Si sta chiudendo il cerchio: si discutono gli assetti economici di quel Paese che si chiamava Italia e che oggi si chiama Nordest leghista e la Sicilia, dove si discute ancora e sempre di partito del sud , resta ancora ai margini del sistema che muove l’economia del paese a cui siamo federati e in più’ subisce in prima persona sulla sua pelle i disegni del potere. Nessuno si domanda più’ dello scandalo della Protezione civile e delle vicende di Bertolaso capace di negare pochi soldi agli sfollati di Giampilieri e lo fa con sfrontatezza , tanto nessuno gliene chiederà conto, imbecilli come siamo!
Nessuno oggi si chiede più’ cosa succederà poi di Termini Imerese . Accada quel che deve accadere, a Lombardo ed ai i siciliani non interessa il loro unico settore produttivo che, svenduto da Marchionne con la complicità delle autorità italiche, ha gettato sul lastrico 1200 lavoratori Fiat, più’ quelli dell’indotto e le loro famiglie.
Ma che importa, qualcuno poi penserà a inventarsi i “work experience” a 800 euro mensili per 10 mesi… Così’ come non preoccupa la vicenda del Banco di Sicilia, quel banco territoriale che rispondeva alla filosofia tremontiana di istituto di credito che doveva nascere per rappresentare il territorio ( quello del Nord pero’, nelle intenzioni di Giulio).
Banco di sicilia che continuerà a pompare soldi per le sedi centrali stabilite fuori dall’Isola, con la conseguenza che nemmeno l’Irpef dei suoi 7000 impiegati siciliani resterà alla Regione, in ottemperanza alla scandalosa sentenza della Corte Costituzionale, incompetente in Sicilia, dove lo sarebbe solo l’Alta Corte, dismessa pero’ nel ’57, che ha depredato anche le tasse siciliane trasferendole al Nord, senza che nessuno abbia osato opporsi… Che vergogna! Nel gioco dei nuovi assetti bancari, i territori del nordest, virtuoso per la caparbietà di chi li rappresenta, vincono su tutta la linea e la Sicilia invece subisce affronto sopra affronto grazie ad una classe dirigente incapace e di pupi che non hanno nemmeno più puparo…
Ritorniamo a Unicredit: Unicredit raccoglie i risparmi dei clienti del banco di sicilia e li passa, attraverso la fondazione Cariverona, indovinate dove? Ma nel nordest. Così’ come tutte le attività bancarie di Unicredit, oggi come oggi vengono trasferite alle sue partecipate dei paesi dell’est , ad esempio in Romania e , come il caso della Fiat, in Polonia, dove gli impiegati percepiscono 300 euro mensili e riescono a svolgere tutte le operazioni informatizzate, i conti elettronici, la contabilità , la digitazione degli assegni che oggi vengono effettuate dal personale siciliano e che, a partire dal novembre di quest’anno ,verranno tolte al personale siciliano e trasferite nei Paesi dell’Est, alla faccia della solidarietà nazionale e dello spirito sociale internazionale.
Quale futuro per altre 7000 famiglie siciliane? Che cosa sta facendo il ministro presidente della regione siciliana per preparare risposte adeguate anche ai tracotanti banchieri del Nord, non domani, quando sarà troppo tardi, ma oggi che già è troppo tardi?
Con quale coraggio cerchiamo di trovare oggi chi cautelerà e tutelerà la nostra occupazione e i posti di lavoro siciliani se abbiamo delegato la nostra rappresentanza a persone incapaci e soprattutto ai doppiogiochisti che hanno fatto la rovina della terra (una volta) impareggiabile?
Ufficio Stampa
L’Altra Sicilia