Il dispetto agli italiani all’estero: la candidatura Di Girolamo
Per fare luce sulla vicenda del voto all’estero e perché le comunita qui residenti riflettano e possano ricordare, domani, analizziamo le origini della candidatura Di Girolamo che si intreccia con la fine di uno dei più antichi comitati dell’emigrazione italiana, il CTIM.
Il primo atto era stato quello di infiltrare il movimento legato ad Alleanza Nazionale all’estero, appunto i CTIM, i vecchi comitati tricolore nel mondo, il cui segretario generale era l’on. Tremaglia, padre putativo del voto all’estero.
Il comitato, già nel 2006, aveva presentato una sua lista alle elezioni all’estero: “Italiani nel mondo con Tremaglia” e aveva cercato di organizzarsi, pur se quelle prime elezioni – che avrebbero dovuto costituire il fiore all’occhiello di Tremaglia ma che avvenivano immediatamente dopo l’immatura scomparsa di Bruno Zoratto, storico collaboratore del ministro, coordinatore mondiale dei CTIM e futuro deputato in pectore – si siano poi risolte in una grande baresina per Tremaglia, con O eletti e con una serie di disfunzioni che oggi , col senno del poi, diciamo sicuramente volute.
Per onore di cronaca ricordiamo che la stessa lista de L’Altra Sicilia, senza fondi né santi in paradiso, era riuscita a raddoppiare il risultato ottenuto dai CTIM, ormai arrivati al capolinea.
Ma certamente la colpa non poteva ricadere sui vecchi militanti, ma sulla sua organizzazione volutamente verticistica e mal sopportata dai maggiorenti del partito: basti pensare che nessuno dei candidati aveva ricevuto alcuna coperatura mediatica nè dal giornale di partito “il Secolo” (sarebbe stato il minimo che un partito avesse potuto fare) nè dalla Rai International, ( l’allora direttore, Massimo Magliaro, ex portavoce di Almirante e addetto stampa del MSI-DN avrebbe almeno potuto organizzare delle interviste per tutti i candidati, mica solo per i “suoi”) nè, ad esempio, opportuna comunicazione da parte dell’ufficio centrale, i sigg. Andrini e Ferretti, circa la tariffa speciale per l’invio di materiale promozionale a disposizione del partito (0,19 cent a busta) invece della tariffa normale di 1,5 euro.
C’era poi pure la testardaggine di Tremaglia che, mentre tutti i partiti rispolveravano le loro identità per recuperare il voto dei residenti all’estero, si ostinava a presentare una lista civica con il riferimento al suo solo nome , quasi fosse l’alternativa popolare a Berlusconi, o a Casini, rifiutando persino una lista che facesse riferimento al leader di AN, Gianfranco Fini o l’apparentamento con la lista dell’allora Casa delle libertà nel cui stemma campeggiava il nome di Berlusconi.
Ma tutto si lega: alla scomparsa di Zoratto infatti Tremaglia aveva affidato il compito di coordinatore a Gian Luigi Ferretti e al suo vice, Stefano Andrini, collaboratori di Alemanno, allora ministro dell’Agricoltura (così si spiegavano i banchetti offerti all’estero anche dal presidente della regione Lazio, Storace, ancora dentro AN e strettamente legato ad Alemanno e quelli organizzati dallo stesso comparto delle politiche agricole e forestali), nel cui gabinetto operava Di Biagio, oggi deputato e addirittura responsabile esteri del PdL (chissà se Tremaglia lo sa…).
Tutto era pronto per il 2008, data del secondo voto all’estero.
Questa volta il sistema era ben oleato. Ferretti bisticciava con Tremaglia -che, tra l’altro, lo accusava di brogli e ammanchi contabili – ed insieme ad Andrini , che al momento faceva la spola con il Sudamerica, mettevano tutta l’organizzazione CTIM sotto l’illuminata guida politica di Marco Zacchera, allora coordinatore del dipartimento esteri di AN, ma con uffici in via della Stelletta.(sede CTIM, ndr)
E’ Zacchera ad imporre a Barbara Contini, responsabile FI, la lista dei candidati provenienti da AN nella nuova Casa delle Liberta, e per tenere buoni i delegati CTIM, rinviava ad un ipotetico studio demoscopico l’effettiva responsabilità della identificazione dei candidati ideali: al senato proponeva quindi Di Girolamo, che intanto aveva messo sul tavolo 500mila euro per essere candidato, ( sono confidenze riferite da Zacchera stesso, ndr) e alla camera il duo più titolato costituito da Di Biagio, responsabile Enas non all’estero ma in via Barberini e il suo factotum Caruso, imprenditore nel ramo “musicassette e Cd” ben conosciuto dai connazionali in Germania.
E tutto questo avveniva a dispetto di Tremaglia, che proponeva invece una sua lista con il coordinatore europeo dei CTIM candidato al Senato e un binomio di candidati alla camera formato da un noto imprenditore siciliano che opera in Gran Bretagna e un commercialista residente nel sud della Francia.
Un’alternativa che sicuramente avrebbe rotto i piani, ormai ben rodati intorno a Di Girolamo e a Di Biagio/Caruso per quanto attiene allo spazio ex AN.
Chi decise poi?
Naturalmente Tremaglia non riusciva ad imporre i suoi candidati e, dopo un’oculata opera di convincimento sottoscriveva per i candidati di Zacchera, accettati anche da Fini (che non può ora raccontare di non essersene interessato). Iniziava così la fine dei CTIM con una serie di dimissioni a catena da parte di quei membri che avevano capito la manovra e non potevano accettare candidati che non provenissero dal mondo dell´emigrazione (un comunicato Aise confermava la rottura).
Il resto è cronaca: Di Girolamo è eletto al Senato, Di Biagio alla Camera, Caruso resta fuori a vantaggio del candidato di FI, Picchi, che recuperava le preferenze altrimenti destinate all’imprenditore siciliano di Londra.
Questo è il resoconto di un testimone dei fatti; ne abbiamo riferito alcuni passaggi perché vi abbiamo ritrovato elementi che si intrecciano con la cronaca di questi giorni e nomi ed avvenimenti che si delineano sembrano essere via via confermati dalle indagini della magistratura oggi in corso.
Ufficio Stampa
L’Altra Sicilia