Scappare da Melilli per morire di Melilli


Gli avvenimenti dell’attualità sembrano concatenati in maniera ineluttabile: negli USA, troppo spesso modello e misura di tutto, una centrale a gas ubicata a Middletown, in Connecticut, è saltata in aria mietendo morte e distruzione.

A questo punto l’attualità deve riparlare forzatamente di Sicilia.

Middletown è soprannominata, infatti, la piccola Melilli perché, dal 1901, vi esiste una comunità di oltre 15mila melillesi colà trasferiti, emigrati nel nord lontano, e tanto uniti, al di là del faro, da riuscire ad eleggere, nel lontano 1934, pure un sindaco, Leo Santangelo.

Scappare da Melilli per morire di Melilli titoliamo per sottolineare l’ineluttabilità del destino: la “signora di Samarcanda” ha raggiunto ieri i melillesi anche a tanti chilometri di distanza, in un luogo ritenuto sicuro proprio perché così lontano dall’appestata Melilli.

Capita spesso, nella storia di Sicilia, che un’industria del nord offra occupazione dove non ce n’è e ne approfitti invece per fare utili e per trasformare quel territorio in inferno.

E’ successo pochi anni fa nel triangolo maledetto di Priolo, Augusta e Melilli, per l’appunto.

Dieci chilometri di industrie chimiche e petrolchimiche che da oltre 50 anni avvelenano uomini e cose. Ciminiere che bruciano ai lati della statale che va a Siracusa da Ragusa, passando tra Priolo e Melilli, sei tonnellate quotidiane di smog, recrudescenza di tumori del 30, 33% nella zona maledetta, presenza persino nel mare di mercurio, in quantità superiore di 20mila volte ai limiti previsti dalla legge, triglie, tordi e fauna in genere gonfi di piombo, nichel e mercurio.

E pensare che una volta in quei luoghi sorgevano, tra l’altro, la colonia greca di Megara Iblea, la marina di Melilli, la cosiddetta “baia degli Dei”, primo insediamento della storia dell’uomo, la famosa Thapsos.

Oggi invece cinque raffinerie Esso, Agip, Enichem, Isab Erg, uno stabilimento petrolchimico Sersol, un impianto gassificatore e compressione Isab Energy, due centrali Enel, una fabbrica di magnesite Sondag, la cementeria di Augusta, l’arsenale della Nato nelle colline di Melilli, con sospette presenze di missili nucleari, ancora roulotte e baracche che albergano i terremotati del dicembre del ’90, terremoti, come tutte le tragedie siciliane, troppo in fretta dimenticati con i loro carichi di sofferenze e distruzioni ma anche rinascite, come l’emigrazione dei Melillesi negli USA per sfuggire a miseria e malattie e creare un avvenire per i figli, oggi come tanto tempo fa.

Ma ieri, la “signora di Samarcanda”, puntuale e ineluttabile come il destino che la descrive, aspettava i melillesi a tanti chilometri di distanza da Melilli, proprio lì a Middletown, in Connecticut, USA.

Ufficio stampa
L’Altra Sicilia