TORNERA’ A FIORIRE IL MANDORLO ?

Bruxelles, 27 gennaio 2000

Forse oggi Agrigento – la Girgenti di Pirandello, con la sua Valle dei Templi, uno dei luoghi piu’ straordinari del Paese, centro tra i piu’ importanti della Magna Grecia, ma devastato dallo scempio edilizio che assedia un’area archeologica che tutto il mondo ci invidia – cercherà di mettere le toppe alla ferita dell’abusivismo selvaggio che l’incuria e la connivenza mafiosa dei governanti, quasi irrimediabilmente, le hanno inferto.

E lo farà pero’ grazie all’intervento del fondo per l’ambiente italiano, il FAI, che per 25 anni si è visto affidare l’area di Kolymbetra dalla Regione siciliana, a palese dimostrazione delle difficoltà che incontrano le autorità regionali nel gestire direttamente il grosso patrimonio archeologico dell’Isola.

“L’altra Sicilia” ricorda a questo punto lo stato in cui versano i beni culturali dell’Isola, nel migliore dei casi, abbandonati all’incuria e al menefreghismo. Un patrimonio, riconosciuto dall’Unesco di valore mondiale, versa in condizioni di abbandono, mentre, negli altri paesi europei – il piccolo Lussemburgo ad esempio, riesce a magnificare qualche pezzo di muro di un castello fine 800 ( il castello di Hesperange) che diventa bene architettonico e viene sapientemente illuminato e valorizzato.

Perle ai porci, se è vero che nell’area dei Templi – profanata da 1054 case abusive (a proposito, chi ha concesso l’autorizzazione alle costruzioni?

E a quando le demolizioni tante volte annunciate ?


Dai pali di un vecchio telegrafo e dai binari di una ferrovia dismessa – rinascerà, grazie al FAI, il giardino di Kolymbetra.

Perle ai porci se non siamo mai riusciti a trasformare in occupazione, posti di lavoro e possibilità effettive di impiego, in un’area colpita da endemica disoccupazione, le opportunità che invece offre il patrimonio archeologico siciliano esistente.

E che tristezza dover accontentarsi di miseri obiettivi – riuscire a ripulire dalle erbacce, entro due anni, il sito che nel IV secolo avanti Cristo le sorgenti trasformavano in un grande lago, come descriveva Diodoro Siculo!

E che rabbia se nello stesso tempo si scopre a Gela, città sconvolta dall’industria petrolchimica e dall’abusivismo, sotto tre metri di scorie industriali il piu’ grande emporio dell’antichità con botteghe che espongono altarini e anfore di inestimabile valore. !

Ecco le possibilità realmente esistenti di sviluppo e progresso occupazionale dell’Isola, le potenzialità su cui costruire il futuro dei giovani siciliani, impedendo loro di abbandonare la nostra Isola e cercare nel nord lontano quelle opportunità di lavoro che invece possono e devono esistere là dove essi sono nati.

Francesco Paolo Catania,
Eugenio Preta