Tornatore e la lingua siciliana
Pochi giorni fa Giuseppe Tornatore ha incontrato un gruppo di studenti a Catania per presentare il suo ultimo lavoro.
L’occasione è servita anche per ribadire il concetto dell’importanza dello studio del nostro dialetto nelle scuole.
L’Altra Sicilia – ormai 3 anni fa – ha espresso il proprio punto di vista a tal riguardo con una proposta di legge di iniziativa popolare su “LINGUA, CULTURA E MEDIA SICILIANI” (ART.12 DELLO STATUTO) cui ancora nessuno tra i nostri politicanti ha dato riscontro (Scarica e diffondi il testo della proposta di legge).
Sottoscriviamo le parole di Tornatore, con l’augurio che qualcuno ascolti almeno le sue parole.
Tornatore a Catania… e i sogni non si mollano di Andrea Sessa.
Un incontro con una folta platea di studenti, avvenuto nell’Aula Magna della facoltà dei Benedettini, ha tirato fuori un Tornatore inedito.
Il regista di Bagheria, presente con il giornalista Pietrangelo Buttafuoco e con l’autore del libro “Baaria, il libro della mia vita” Pietro Calabrese, ha parlato per oltre un’ora e mezza del suo film, del libro, ma soprattutto del suo modo di vedere la Sicilia e la vita in generale.
“Ho sempre avuto in mente l’idea – afferma Tornatore – di realizzare un film epico, che raccontasse più di mezzo secolo della storia siciliana tramite gli occhi di un unico personaggio. Parlavo da anni con i miei più stretti collaboratori di questo progetto – aggiunge sorridendo – finchè un giorno mi hanno costretto a presentarlo ai produttori, i quali hanno subito accettato la mia proposta”.
Ci sono voluti tre anni per realizzare Baaria e il successo di critica e pubblico è stato immediato, grazie anche ad una campagna di lancio degna di un colossal hollywoodiano.
Parecchie sono le peculiarità del film su cui Tornatore si è soffermato. In particolare sulla scelta di far recitare in dialetto, affermando che “il siciliano è una lingua che va tutelata, come tutti i dialetti del resto”
“Credo che soprattutto da noi – afferma il nostro Tornatore – il dialetto debba essere maggiormente considerato, anche nelle scuole”.
Non sono mancati i momenti di ilarità, con i racconti di Pietro Calabrese, grande amico del regista, che raccontava aneddoti riguardanti le riprese del film con riferimento alla madre di Tornatore che “ha fatto cambiare più volte delle scenografie non contenta della riproduzione dell’antico corso di Bagheria”.
Il regista ha consigliato agli universitari di non demordere mai, raccontando della sua partenza per Roma a 27 anni in cerca di fortuna.
“Abitare a Bagheria e voler fare del cinema è molto difficile – ammette Tornatore – ma con impegno ho continuato a studiare e a migliorarmi. Finchè una volta a Roma ho tentato di proporre le mie sceneggiature, ma ricevevo solo rifiuti. Il miglior antidoto per andare aventi è convincersi invece del contrario. Io lavoravo come se avessero accettato le mie proposte”.
E fu così che dopo sei anni di permanenza a Roma arrivò l’Oscar.
Una storia proprio da film quella del regista, che testimonia come talento e voglia di fare possano poi far arrivare lontano.
Infine Tornatore si è soffermato sulla valenza della politica, molto presente in tutto il film, e ha sottolineato come i giovani si siano un po’ disaffezionati ai partiti.
Alla fine dell’incontro il regista si è dedicato ai fan firmando autografi e prestandosi alle foto di rito.
Resta un messaggio di speranza per tutti i giovani: inseguire il proprio sogno. Chissà che poi alla fine da una trottola rotta esca la mosca viva, proprio come nel finale di Baaria.
Andrea Sessa
Fonte: http://www.siciliatoday.net/