Lombardo. Dopo i “Casini” di Catania, scaricato dai PDL, non gli resta che l’autonomia
Lombardo è stato messo all’angolo dai due partiti nazionali che hanno determinato la sua elezione a presidente con l’aggravante all’interno del PDl apparentemente ci sarebbe in atto un progetto di costituzione da parte di Miccichè, del PDL/Sicilia.
Una creatura di cui ancora nessuno ha individuato i contorni ma che fa parte del biabolico gioco della politica siciliana dove tutto è possibile oggi ed impossibile domani.
Qualcuno crede ancora nell’operazione sicilianista di Miccichè che ai più attenti osservatori appariva come una spaccatura nel PDL, ma che con il passare del tempo si è rivelata per quello che è: una semplice quanto pirandelliana operazione per scalzare Lombardo dalla poltrona presidenziale, facendogli credere di essere dalla sua parte…
Lo stesso Miccichè del resto fa mistero delle sue intenzioni e ricordando che qualche tempo fa ha affermato che il Partito del Sud di cui tanto si parlava e che sembra essere stato sostituito dal PDL Sicilia, non era l’obiettivo, ma il mezzo. Il mezzo per scalzare Lobardo visto che secondo il Gianfranco, Berlusconi, da cui comunque non si staccherà mai (e questo è tutto dire in chiave autonomista) è molto contento di quanto sta facendo in Sicilia.
D’altra parte a chi come noi non siamo attenti ai fatti della politica politicante siciliana, è apparso sin da subito chiaro il progetto di Micchè anche se tutti, quelli più attenti, pensavano a grandi ideali sudisti.
Lombardo s’è cacciato in un tunnel buio, solo e vittima del suo stesso modo di far politica mestierante dando chiari segni di incapacità politica autonomista. La sua solitudine è figlia della sua politica degli inciuci nazionalisti.
Chi non ricorda cosa disse a Bari. “Noi non ci metteremo con nessuno, non staremo nè con la destra nè con la sinistra. La gente non ci capirebbe e ci chiamerebbe ascari” .
Rinnegando clamorosamente le sue dichiarazioni, per raggiungere facilmente il potere, ha scelto di allearsi con la destra di Berlusconi e la il centro di Casini.
Proprio quel Casini che oggi invita a firmare una mozione di sfiducia contro il presidente.
Eppure Lombardo ha avuto il merito di “sdogonare” l’autonomismo siciliano e quindi di far agitare le segreterie dei partiti nazionalisti che attraverso i loro vassalli siciliani hanno iniziato una vera e propria guerra politica che Lombardo ha subito fortemente senza aver avuto il coraggio di attraversare il guado del fiume “Oreto”.
Già sin dopo la sua elezione, il suo pragmatismo democristiano lo ha portato a varare una giunta di basso profilo e con il conseguente ed ovvio rimpasto, ha accentuato i suoi sbagli politici.
Ha scelto secondo il manuale Cencelli gli uomini di governo dopo aver litaniato per lungo tempo il principio autonomistico e la libertà di scelta degli uomini della compagine governativa.
Con la decisione di inserire magistrati in giunta ha completato la frittata. Un governo deve reggersi su uomini politici capaci e non deve essere “a sovranità” controllata. E i magistrati in giunta hanno dato la netta impressione di essere i controllori della politica o quanto meno questo è il messaggio che è passato.
Non è che poi i magistrati nominati assessori si siano dimostrati la soluzione migliore. Anzi, come si è ben notato in questi ultimi mesi, l’assessore alla sanità, Massimo Russo, è stato uno dei principali problemi di Lombardo … e dei cittadini.
Completamente bloccata l’attività politica, con assessori che sembrano la brutta copia di quanti li hanno preceduti, oltre l’azione concentrica del PDL e di Miccichè, arriva la decisione di Casini di chiedere una mozione di sfiducia per Lombardo.
Il presidente, malgrado il suo continuo affannarsi appare alla frutta e nel catanese, patria di Lombardo, si mormora di possibili elezioni anticipate … nella primavera del 2010.
Questa ipotesi appare non verosimile considerato l’attaccamento alle poltrone della casta siciliana e quindi tutto sembra destinato a rimanere così per i prossimi anni … terribili per Lombardo e per la Sicilia.
Ci vuole un cambiamento. Con questi uomini e con questi partiti non c’è possibilità per la Sicilia di parlare di sviluppo sociale ed economico dell’Isola. Sono troppo legati alle segreterie dei partiti nazionali e troppo distanti dalla Sicilia.
Lombardo quindi, alla fine può solo accettare le condizioni del PDL e dell’UDC, ma questo equivarrebbe segnare l’inizio della sua fine (politica) a meno che non rientri in qualche partito nazionale.
Oggi Lombardo appare come un presidente di Regione a sovranità molto limitata, senza maggioranza e soprattutto senza un partito alle sue spalle, e dopo dopo aver incassato le linee di credito della galassia autonomista e sicilianista, Lombardo sta rischiando di perdere anche questo consenso.
La soluzione? Si dimetta e vada alle elezioni anticipate. Si presenti da solo per la presidenza e si porterà dietro la Sicilia e i Siciliani. Probabilmente non sarà rieletto presidente ma quasi sicuramente porterà a Palazzo Reale un folto numero di deputati “sicilianisti” che potranno dare battaglia per una politica siciliana e sicilianista.
Ne avrà mai il coraggio?
Fonte: Osservatorio Sicilia