Ryanair agli irlandesi: votate sì al referendum sul Trattato europeo
O’Leary: slogan elettorali sugli aerei
L’Europa ha trovato un insospettato alleato nel rude e franco (altri dicono arrogante e sfacciato) amministratore delegato di Ryanair Michael O’Leary. L’uomo che ha paragonato l’Ue allo Zimbabwe e che, nei momenti buoni, definisce i leader europei «quei burocrati idioti di Bruxelles » ha dichiarato il suo appoggio per il Trattato di Lisbona, sul quale l’Irlanda si ri-esprimerà in un referendum il 2 ottobre. «Ho letto il Trattato. E’ stata una rottura di scatole. Sono morto di noia » ha detto in una conferenza stampa.
Ma ha concluso: votare sì è «la fot…a cosa sensata da fare».
E ignorate «i deficienti e gli analfabeti di economia » che dicono il contrario.
Sul referendum l’Europa ha gli occhi puntati: un nuovo no degli irlandesi (l’1% dell’Ue) rischia di uccidere la revisione dei meccanismi decisionali interni e della politica estera dei 27 membri.
Un sondaggio del quotidiano Irish Times rivela che l’appoggio per il Trattato nel Paese si è ridotto di 8 punti in estate: è al 46%.
E allora aziende come Ryanair e la divisione irlandese di Intel, simbolo di quella che una volta era la forza della Tigre celtica (innovazione e investimenti esteri) scendono in campo con questo messaggio: l’economia irlandese ha preso troppe botte, non può permettersi di snobbare l’Europa.
Non sono solo parole. Il capo della compagnia low cost, oggi la più grande in Europa (10% del traffico, 222 mila passeggeri al giorno), mettendo da parte l’ossessione a risparmiare ogni penny, spenderà mezzo milione di euro nella campagna per il sì al Trattato: 200 mila in pubblicità sui media, 300 mila in «posti superscontati » per sottolineare il ruolo di Bruxelles nel ridurre i costi dei voli.
E per essere certo che il concetto non sfugga a nessuno farà scrivere «Vota sì all’Europa» su un aereo della flotta.
Anche la campagna del no punta sull’economia: sostiene che il Trattato consentirà a Bruxelles di imporre nuove tasse.
Ma questa paura che funzionò (insieme ad altre) nel giugno 2008, quando la disoccupazione era al 5.9% e gli irlandesi si sentivano ricchi, forse fa meno presa oggi che il 12% è senza lavoro, i prezzi degli immobili sono crollati, una banca è stata nazionalizzata, il governo pensa di spendere 90 miliardi (metà del Pil) per acquistare titoli tossici. Il governo appoggia il Trattato, ma il premier Brian Cowen e il suo partito Fianna Fail hanno il 15% di approvazione: gli irlandesi potrebbero trasformare il referendum in un voto contro di lui.
Ma forse O’Leary ha trovato il marketing perfetto: votate sì, dice, perché senza l’Ue «l’economia irlandese sarà gestita da politici incompetenti ».
Ha criticato la «sconvolgente gestione decennale del governo di Bernie Ahern (predecessore di Cowen, ndr) che ha lasciato l’Irlanda impreparata agli effetti della crisi immobiliare e bancaria e della recessione, tanto che, non fosse stato per l’aiuto dell’Europa, ci sarebbe stato un collasso dell’economia». Ha aggiunto: «La differenza tra l’Irlanda e l’Islanda non sta in una lettera, ma nel fatto che siamo membri dell’Ue».
Curioso, però, questo cambiamento di opinione, osserva il campo del «no». Un anno fa, O’Leary disse che un nuovo referendum non aveva senso: «Sembra che solo nell’Ue, in Irlanda e in Zimbabwe si debba votare due volte. Il voto dovrebbe essere rispettato. E’ la sola cosa democratica da fare ».
Lui dice d’essere sempre stato pro Europa nonostante i dissidi con l’Ue legati a sussidi a linee aeree e restrizioni. «Sono contro la cattiva gestione e la corruzione di Bruxelles.
Odio la burocrazia. Ma l’Ue e l’integrazione hanno fatto bene all’Irlanda e agli affari». C’è chi l’accusa di aver fatto accordi per ritentare la scalata della compagnia compatriota Aer Lingus, bloccata finora da Dublino e Bruxelles.
Il partito Sinn Féin, principale sostenitore del no, dice che O’Leary appoggia il trattato perché promuove «un approccio tipo Ryanair all’economia, con una corsa al ribasso dei salari e delle condizioni dei lavoratori». «Volete un’Europa alla Ryanair? » chiede agli irlandesi.
Lui ribatte: «Chiunque non sia persuaso dalle ragioni economiche, per carità di Cristo dia un’occhiata ai deficienti nel campo del No».
Viviana Mazza
Fonte: www.corriere.it – 09/09/2009