Paternò nel cul de sac
Non ci meraviglia più nulla, però qualcosa non riusciamo proprio a capirla. Nel ragionamento che segue non facciamo nomi, non addossiamo responsabilità, vogliamo solamente addurre delle riflessioni per capire prima noi stessi cosa presiede ai fatti che in questi giorni hanno avuto una ribalta improvvisa ed inaspettata.
E ci stupiamo di fronte alla circostanza che nemmeno all’epoca dei fatti bui, ci riferiamo agli anni ‘90, tale livello era mai stato raggiunto in queste proporzioni, né aveva sortito l’esito di una formale proposta di scioglimento per mafia, eppure allora si era mobilitata la sinistra, adesso tace.
Ma andiamo con ordine facendo dei ragionamenti che lasciamo alla valutazione ed al commento di chi ci legge.
La notizia, pubblicata prima da Repubblica ma che riporta solamente alcuni brani dell’articolo che l’indomani sarebbe stato pubblicato da Panorama. L’ha spiattellata proprio il settimanale della famiglia Berlusconi.
Come mai un fatto talmente grave per l’immagine del ministro La Russa viene proprio riportato dal magazine tanto autorevole del centrodestra? Chi vuole l’attacco a La Russa per i fatti accaduti nella sua città natale, dove lui stesso ha creato questo equilibrio politico “imponendo” il suo uomo di fiducia come sindaco, ed il contorno? Qualcosa non torna nell’equilibrio politico tutto interno alla coalizione di governo.
Noi riteniamo che adesso dopo l’accelerazione di Panorama proprio il ministro si trovi in un “cul de sac”, sia che il comune venga sciolto per mafia, ma ancor di più se tale evenienza non si verificasse, perché si potrebbe sempre obiettare, che vista la relazione degli ispettori inviati dal governo che sottolineano fatti gravi e propongono lo scioglimento, vi sia stato l’intervento autorevole del ministro per bloccare il successivo decreto. In altri termini: la politica che calpesta il diritto?
Ricordiamo tutti che qualche settimana fa il caso del comune di Fondi, anche se ha avuto molta meno ribalta mediatica, è stato ampiamente discusso nel tavolo del governo, dopo varie sollecitazioni per lo scioglimento da parte del Prefetto di Latina (riportiamo qui prima di questo un articolo tratto dal notiziario Uno Notizie sul caso), ed è stato deciso di non procedere al commissariamento antimafia proprio perché nessuno degli amministratori locali aveva ricevuto alcun provvedimento giudiziario, nemmeno un avviso di garanzia.
Questa decisione assume il valore di interpretazione autentica da parte del governo della legge, definita come “lodo Fondi”, che detta la condizione per lo scioglimento dei comuni per mafia: l’iniziativa giudiziaria degli inquirenti che devono concretamente formalizzare in atti tali contestazioni. A Paternò è successo di più. Un arresto di un amministratore, e una dettagliata richiesta inviata al Prefetto da parte della Procura della Repubblica per lo scioglimento.
In ultimo ricordiamo che abbiamo ascoltato le reazioni politiche locali prima dell’insediamento degli Ispettori ministeriali, tutti erano contenti ( sindaco ed onorevole) perché così finalmente si sarebbero fugati i dubbi circa la trasparenza, in tal senso, dell’amministrazione comunale di Paternò . Ma adesso che la certificazione di qualità è stata negata, tutti quelli che al tempo erano felici per l’insediamento della “commissione esaminatrice” della trasparenza amministrativa, oggi che dicono atteso che le cose non sono andate così come loro auspicavano? Si dimettono? Questa sarebbe la via d’uscita, indolore, anche per togliere d’imbarazzo il ministro La Russa che tanto vogliono bene.
Adomex
Fonte: www.osservatorio-sicilia,it