17 Giugno 1945 l’eccidio di stato
Il 17 giugno 1945, sulla strada che da Randazzo porta al bivio di Bronte-Cesarò, in contrada “Murazzu Ruttu” il motofurgone Guzzi 500, targato EN 234, guidato dal separatista Giuseppe Amato,sul quale viaggiavano il Comandante dell’Evis Mario Turri, il Vice Comandante Carmelo Rosano e i giovani guerriglieri Nino Velis e Giuseppe Lo Giudice, tutti studenti, incappò in un posto di blocco di Carabinieri.
Secondo la versione dei fatti fornita dai militari dell’Arma, il motofurgone all’alt avrebbe rallentato la corsa dando l’impressione di fermarsi. Subito dopo, però, avrebbe accelerato tentando di eludere il blocco. A questo punto, partì un colpo di moschetto, a scopo intimidatorio, da parte dei carabinieri che a piedi inseguirono il mezzo, il quale, improvvisamente si bloccò.
Seguì una sparatoria, la cui responsabilità, a seconda delle testimonianze e dei rapporti, viene rimbalzata da una parte all’altra. I Carabinieri asserirono che per primi spararono i separatisti, altre fonti tutt’oggi evidenziano il contrario.
Dopo la sparatoria, a bordo del motofurgone restarono gravemente feriti Antonio Canepa, Carmelo Rosano e Nando Romano, mentre Giuseppe Lo Giudice morì sul colpo.
Il Maresciallo Rizzotto e il Carabiniere Calabrese rimasero leggermente feriti. Il Vice Brigadiere Cicciotto non riportò ferite di alcun genere. Pippo Amato, approfittò della confusione del momento per fuggire con il motofurgone verso il centro abitato di Randazzo, probabilmente con la speranza di raggiungere l’ospedale. Il mezzo, tuttavia, come scrivono i militari dell’Arma, si fermò dopo 680 metri dal luogo del conflitto, avendo sbattuto contro un muro in Via Marotta.
Pippo Amato e Nino Velis ebbero modo di dileguarsi.
Sul motofurgone abbandonato restarono a lungo i feriti che vennero portati, successivamente, all’ospedale del paese. Canepa morì subito dopo il ricovero, Rosano la stessa sera. A bordo del mezzo furono trovati ordigni, armi, munizioni e la somma di lire 305.000.
L’unico ferito ancora in vita, Nando Romano fu, ad un certo punto, ritenuto morto. I Carabinieri si affrettarono a portare via i cadaveri per farli tempestivamente tumulare nel cimitero di Jonia (oggi Giarre).
Il custode del cimitero, Isidoro Privitera, sorpreso per l’insolita procedura e sicuro di avere sentito un lamento, pretese che le casse fossero aperte per una verifica dei cadaveri. Da quel controllo emerse che il Romano era ancora vivo e fu possibile salvargli la vita, riparò nella Legione Straniera. Circa un mese dopo i tragici eventi di Randazzo, il 19 luglio, sul monte Soro cadde Francesco Ilardi (nato a Catania 1l 10 luglio 1926).
Questi faceva parte di quei nuclei di giovani che si trovavano ancora tra i boschi delle Caronie. Morì in un conflitto a fuoco con alcuni avventurieri, che abusando del nome dell’Evis, estorcevano denaro e derrate ai contadini.
L’eccidio di Randazzo ed in particolare la morte di Canepa, suscitarono in Sicilia un’ondata di sdegno popolare che non fu percepita, nella sua gravità, dalla classe politica né dagli organi di polizia. La Prefettura di Catania e il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, nei loro rapporti al Ministro dell’Interno, lasciarono trasparire la convinzione che l’Evis era stato definitivamente smantellato; che la maggioranza degli indipendentisti si era dissociata dall’estremismo separatista; ed infine che vi fosse un grande impegno per far tornare a casa i giovani che hanno preso la via della montagna.
Negli stessi rapporti si nota una certa diffidenza nei confronti di alcuni “irriducibili” separatisti come Guglielmo di Carcaci, Attilio Castrogiovanni e Concetto Gallo. Soprattutto, il Prefetto di Catania si augurava che il nuovo Governo Parri assumesse una linea più dura nei confronti del separatismo.
L’Evis non smobilitò. Si ricompattò, immediatamente, abbandonando i boschi di Cesarò per trasferirsi nelle campagne di Caltagirone in una tenuta della madre di Concetto Gallo. Il successore di Canepa venne subito individuato in Concetto Gallo, aveva 32 anni, un fisico atletico, possedeva fama di uomo coraggioso e leale. Godeva della fiducia sia dei vecchi e sia dei giovani separatisti.
In occasione del 64° anniversario dell’eccidio di “Murazzu Ruttu”, Domenica 28 giugno 2009, alle ore 17,00, a pochi chilometri oltre il centro abitato di Randazzo, sulla Statale 120 che porta a Cesarò, si svolgerà la commemorazione dei caduti dell’EVIS (Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia) e di tutti coloro che in ogni luogo e in ogni epoca hanno perso la vita per gli ideali indipendentisti. Alla manifestazione organizzata dal Fronte Nazionale Siciliano, interverranno in clima di fraternità i componenti del Comitato Nazionale del MIS (Movimento per l’Indipendenza della Sicilia) e diverse delegazioni di gruppi sicilianisti.
Salvatore Musumeci
Presidente del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia