Tappeti persiani e quadri venduti all’asta. Della Fiera del Mediterraneo restano adesso solo i padiglioni
Nell’elenco dei beni pignorati e venduti all’asta ci sono due tele del pittore Alfonso Amorelli, tappeti persiani, il tavolo in rovere che si trovava nella stanza del dirigente, quattro scrivanie e molti computer. Tutto quel che resta della Fiera del Mediterraneo di Palermo ormai sono solo i padiglioni, ma anche quelli entro breve cadranno a pezzi.
Questo disastro non è dovuto alle avversità atmosferiche, né alla cattiva sorte o alla congiuntura difficile ma è il risultato di un costume diffuso ed ancora prevalente in Sicilia. Inutile prenderci ancora in giro, seguitare con gli appelli, gli auspici, i buoni propositi e le promesse di svolte. Sulla via di damasco non s’incontra nessuno.
La Fiera del Mediterraneo è l’icona del dissesto materiale e morale della politica siciliana. Ci sono consuetudini che non possono essere sradicate e cancellano le buone volontà, le competenze, i tentativi di cambiare strada.
La Fiera del Mediterraneo avrebbe potuto diventare lo strumento centrale di una politica di scambio fra l’Europa e la costa sud del Mediterraneo, fra Italia e Paesi arabi. Nessun popolo, nessuna regione europea avrebbe potuto fare meglio della Sicilia, se ci avesse provato: l’Isola, a differenza delle altre regioni dell’Italia, ha una storia “araba” ed una posizione geografica che rappresenta la naturale continuazione del Continente Europe con il Medio Oriente e l’Africa.
La geografia e la storia vanno bene nei banchi di scuola e non danno, da sole, vantaggi reali in un tempo in cui tutti possono fare tutto ovunque si trovino.
Lo spreco di risorse pubbliche, l’assistentato, l’inquinamento del mercato con interventi di favore, il clientelismo esasperato, l’assenza di una politica di innovazioni e sviluppo incentrata sulla ricerca, il terziario avanzato, la formazione, l’agricoltura di qualità, il turismo d’arte, hanno affossato l’Isola.
E chi oggi cerca di cambiare strada, non ha alcuna possibilità di farcela perché il lobbismo e gli interessi consolidati detengono un potere di veto.
La Fiera del Mediterraneo “pignorata” è la fotografia di questa Sicilia disastrata. Ci sono decine di migliaia di giovani ed ex giovani sequestrati da un precariato creato daindividui interessati a inventare catene di sant’antonio alle quali agganciare giovani senza arte né parte, perché questuassero per tutta la vita la riproposizione di un avvilente ed ”esclusivo” posto socialmente utile.
Chi ripagherà generazioni di giovani sospesi nel limbo di un lavoro malretribuito, d’infimo ordine, cui pure non possono rinunciare?
Chi ripagherà generazioni di giovani impossibilitati ad accedere ad un concorso pubblico perché l’amministrazione regionale, provinciale e comunale è stata invasa dal precariato?
E chi pagherà per questo disastro economico, morale, politico?
La Fiera del Mediterraneo rappresenta tutto questo.
Il mea culpa devono recitarlo in molti.
E’ possibile pensare che questo disastro della Fiera serva a fare rinsavire qualcuno? E’ possibile augurarsi che venga finalmente affidata a chi questo lavoro lo da fare?
Ieri 36 dipendenti dell’Ente si sono riuniti in assemblea per esaminare la situazione, “che – dicono – è disastrosa”.
Da cinque mesi i lavoratori non prendono lo stipendio e l’Ente non ha più programmi per manifestazioni o eventi, ne tanto meno fondi. Anzi nel bilancio ci sono debiti per 18 milioni di euro.
“Siamo al collasso – denunciano i lavoratori – Ogni giorno ci rechiamo al lavoro ma non facciamo nulla. Non c’é più attività, mancano gli strumenti, i padiglioni e la struttura fieristica si stanno lentamente degradando”. Dentro gli uffici non c’é quasi più nulla, i telefoni sono stati tagliati e nei viali della struttura fieristica vengono accumulati i rifiuti perché l’Amia, l’azienda per la raccolta dell’immondizia, non ritira più da giorni.
“La politica ha distrutto questa Fiera – aggiungono i dipendenti – A noi interessa soltanto il nostro posto di lavoro, non possiamo perderlo per colpa di chi negli ultimi dieci anni ha distrutto la Fiera e ha svuotato le casse”.
(27 nov. 2008)
Fonte: siciliainformazioni del 1 dicembre 2008
Commento all’articolo originale del 01.12.2008.
In sicilia ci sono cose che pochi vogliono e allora si possono fare.
Ci sono cose che qualcuno non vuole e quindi non si faranno mai. tra queste ultime c’è la Fiera di Palermo.
Creata da un gruppo di imprenditori privati nel dopoguerra ( anni ’45) con assegnazione di parte del parco della Favorita ma con vincolo di destinazione d’uso fieristico dell’area che è demaniale e tale dovrebbe restare.
Mai stata una vera Fiera internazionale pur essendo iscritta a tale circuito per volontà governativa romana ( leggi i vari Ministri dell’Industria ) che unitamente a quella isolana della vecchia Dc e del PC non riteneva controllabile il sistema fieristico se affidato a privati.
Allora ai vecchi soci fondatori (i cui eredi esistono tutt’ora!!! e tra questi gli Ajovalasit) venne affiancato il Comune di Palermo (Sigh!!) e la locale Camera di Commercio (arci sigh!!).
L’Ente Fiera del Mediterraneo non è un ente pubblico anche se è ritenuto strumento della politica di sviluppo regionale (sigh!). La Regione non è socia ne tanto meno lo è la Provincia di Palermo, ma non si sa’ perche’ tutti i politici appartenenti a qualunque istituzione o ente regionale o locale si sono sempre sentiti padroni della Fiera.
Il male piu’ grande della Fiera comunque non sono stati solo i politici che l’hanno di fatto considetata un vero e proprio mandamento elettorale: postificio, stipendificio e cassa per le spese elettorali, il male peggiore è stata la qualita’ e il livello professionale del suo personale . Un inciso molti dei debiti della fiera sono stati accumulati durante le campagne elettorali dei partiti maggiorenti del momento ( un posto non lo si negava a nessuno e la pubblicita’ elettorale veniva pagata dalla fiera come se fosse un piano di comunicazione della stessa per gli eventi che annualmente si svolgevano !!!).
La qualita’ del personale – assolutamente avulsa dall’attivita’ fieristica, impreparatao e non idoneo alla stessa attivita’ (tra tutti i dipendenti non vi è nessuno che parla una lingua straniera!!) – è stata sempre legate a logiche esclusivamente raccomandaticcie elettorali e clientelari. Una questione a parte è poi la parentopoli interna. Padri , madri, figli, mogli, nipoti, cognati, etc.. Ad esempio bastava fare fare alla propria moglie o ad un parente la mschera per piu’ volte consecutive per ottenere dal giudice del lavoro, e certe volte anche senza il pronunciamento di questi , di essere assunti. E quindi i clientes raccomandati assunti a loro volta producevano propri raccondanti.
La Fiera, diventata poi dagli anni 90 – prima con Julio Cosentino il quale prima di andaresene commise il vero scempio delle riserve patrimoniali della fiera ( 4 miliardi di vecchie lire ) e costitui’ – con i sòdi della fiera – societa’ parallele parassite tra cui il CIEM (vero pozzo senza fondo) – poi con i forzisti Stapino Greco e Alessandro Trezza un vero e proprio strumento elettorale, perdera’ del tutto la sua mission originaria e diventera’ solo ed esclusivamente il motivo di pagare degli stipendi a dei clientes e delle parcelle a consulenti e avvocati. E quindi vai con le spese pazze per consulenze, assunzioni di giovani volenterosi che si erano distinti nelle campagne elettorali ( il personale in questi anni arriva a 70 unita’) , autisti, manutentori che non manutenevano, etc.. E Vai anche con nuovi assunti nelle due societa’ partecipate ( fino ad arrivare a ventuno dipendenti) e vai con gli affidamenti di incarichi anche per cercare reperti antichi nel terreno della Fiera . Nel frattempo alcuni dei dipendenti – i piu’ intisi – si sono fatti il loro angolino in fiera. Chi ha la propria autorimessa delle moto d’epoca e della auto d’epoca, chi ha il proprio magazino degli attrezzi, chi si è fatto il buen ritiro per appartarsi nelle ore diurne e forse anche notturne. E cosi’ in Fiera ci sono dipendenti che lavorano con colleghe che sono le prime e le seconde mogli e le fidanzate in transito. Tanto qualcuno paga, paga sempre e comunque. Non bisogna fare pero’ di un erba un fascio . Questo è vero ma i dipendenti che in Fiera possono essere considerati all’altezza si contano senza aprire completamete le dite di una sola mano. Ma tanto la politica regionale : tutta! la nuova fiera la vuole in periferia e al posto di questa un bel complesso edilizio con parcheggi e supermercati. Nessuno strumento normativo o finanziario , di tanto in tanto una elemosina attendendo che arrivi il tempo della dismissione per forza di cose.
Qualcuno ha citato il Commissario avvocato Giovanna Livreri e ha fatto bene perche’ questa donna eccezionale ( chi l’ha conosciuta in azione e ha avuto modo di lavorare con lei non puo’ non convenire ) è stata un momento di vera speranza per la Fiera del Mediterraneo, per Palermo e per tutto l’indotto e lo dico da impenditore. Intelligente, preparata, capace e per bene. Ed è per questo che è stata l’unica vera vittima di tutto questo sistema che la stessa si ostinava con tenacia a combattere. Scelta, non a caso, ma per le sue effettive capacita’ professionali e manageriali conosciute piu’ dai siciliani in continente e all’estero che da noi in Sicilia ( la Kronos che mangia i suoi figli) . Messa li’ dall’ Assessore Lo Monte con il concerto del Ministro D’Urso – due politici viosionari, il primo UDC poi ‘MPA, che sognava, a ben ragione, un rilancio della Sicilia attraverso il sistema fieristico; l’altro un faber, serio e professionale, usato q.b.(quanto basta) dal suo partito.
La commissaria Livreri all’esterno parte con determinazione e si mette subito in cordata con gli altri Enti fieristici Italiani, al suo interno liquida gli enti inutili, taglia i rami secchi, risparmia su tutto, riconsegna l’auto di lusso, da’ il ben servito al CIEM (altro totem parapolitico che l’internazionalizzazione la ricorda quando deve percepire i contrinuti) licenzia i raccomandatissimi figli di papa’ (soggetti di spessore in politica) assunti a stipendi d’oro come dirigenti ma senza possederne i titoli, le competenze e senza avere fatto un concorso, dimezza il personale, toglie a tutti gli inuitili e dispendiosi privilegi, riporta gli stipendi a 14 mensilita’, dismette le consulenze inutili, si siede con pazienza con chiuque desideri incontrarla, ascolta e prende appunti e provvedimenti, si mostra futurista e futuibile, scrive contratti e predispone bussines plane, si dedica a far quadrare i bilanci, chiude accordi con enti fieristici nazionali e internazionali, costituitsce un comitato tecnico fatto da tutte le realta’ produttive e commerciali dell’isola (fa sedere insieme tutti per progettare insieme una nuova fiera con annesso centro congressuale), scrive il nuovo statuto del nuovo Ente Fiera e ne predispone il progetto, ottiene dalla Paolocci la promessa di qualche milione di euro per il rifacimento degli immobili, si paga di tasca ristoranti e aerei, chiude e ottiene l’approvazione sindacale per il primo e unico bilancio serio della Fiera sin dalla stagione Cosentino e poi Stapino Greco e quindi Trezza, chiude accordi con gli Enti previdenziali per il rientro del pregresso, pianifica il calendario fieristico con le Fiere Nazionali e Internazionali, mette in sicurezza gli impianti elettrici dell’intera area fieristica, si rifiuta di assumere direttamente le centinaia di maschere che ogni anno vengono assunte ( con lottizzate indicazioni politiche ) per la campionaria e da’ in service tale incarico a societa’ del Nord, ritorna a fare sedere la Fiera del Mediterraneo tra i suoi pari al congresso degli entri fieristici internazionali. Viene chiamata in Procura a Palermo, dove gia’ sono pervenute denuncie contro le prcedenti amministrazioni e produce documentazione che prova il falso in bilancio nei confronti di questi illustri predecessori, fa altrettanto quando la manda a chiamare la Corte dei Conti. ( a proposito che fine hanno fatto questi procedimenti penali nei confronti di questi signori ??) Ottiene che la Giunta di Governo regionale deliberi il primo vero statuto, secondo legge, dell’Ente; chiude le esposizioni debitorie con il personale licenziato pagandogli anche il TFR e facendoli riproteggere presso altri enti regionali.
Ecco che allora il Commissario Livreri tira fuori un progetto di rilancio vero e possibile dove mette nero su bianco che il personale deve essere ridotto a 10 unita’ lavorative di quelle esistenti ( ridoette nel frattempo da lei stessa da 80 a 38) per ripartire e comincia a contattare le banche disponibili a contrattualizzare un mutuo per pagare i creditori e rilanciare l’attivita’ fieristica. C’è quasi riuscita . Il Mutuo , dimostra la Commissaria Livreri, in una riunione pubblica che tiene con tutte le realta’ produttive e le istituzioni , puo’ essere pagato con l’attivita’ derivante da un corretto e profiquo programma fieristico e quindi da un corretto uso strumentale del patrimonio fieristico consistente nei padiglioni e l’area fieristica e il marchio.
L’imprenditoria ne segue il ragionamento e lo condivide, il progeto eè valido e di possibile attuazione , forse c’è speranza di riuscire.
La Regione che non le ha dato alcun contributo per il rilacnio dell’attivita’ osserva.
La politica invece comincia a vedere in questa donna avvocato “troppo saper fare”, troppa capacita’ imprenditoriale e amministrativa, senza sottacere che costei parla e scrive in lungua inglese e si muove agevolmente nel mondo arabo, ne capisce di legge e di contratti e non ci mette un minuto a licenziare un intoccabile!.
La Commissaria Livreri organizza il 9 giugno 2006 un forum Internazionale con i rappresentatnti le fiere arabe e annuncia in quella sede di avere stipulato un accordo con la fiera di Algeri e qeulla di Tunisi per un progetto in cui la Fiera del Mediterraneo è capofila . Tutti i giornali di economia nazionali e anche esteri parleranno dell’evento. La regione , cosi’ come tutti i rappresentati Istituzionali sono ospiti ma non hanno messo un euro . Il forum è organizzato con il COPPEM e finanziato dalla Ferrovie dello Stato.
Per la politca Il troppo è troppo.
Infatti un assessore della provincia di Palermo abbandonera’ la sala congressuale vistosamente urtato dalle capacita’ dimostrate da questo avv.to Livreri che non chiede e quindi non è succube.
Per la politica quindi il passo è segnato. Qualche d’uno, nei salotti palermitani e nei consessi imprenditoriali, comincia a dire che l’avvocato Giovanna Livreri – e perche’ no – potrebbe essere anche un ottimo sindaco di Palermo.
A tal punto la misura è colma e bisogna farla fuori. Ma come ? visto che il suo mandato in pratica si conclude solo a seguito dell’effettiva ricostituzione del consiglio di amministrazione e quindi della conseguita nromalita’ dell’Ente. Allora i politici chiamano gli amici in Procura e qualche avvocato disponibile e organizzano il piattino al Commisssario.
Viene enfatizzato al massimo che è indagata per questioni afferenti la sua professione e nel settembre 2006 è costratta a dimettersi. Il suo mandato ha avuto inizio appena nell’ottobre 2005. In meno di un anno la Commissaria Livreri ha dimostrato che cambiare si puo’ . Ma non ha sostegno politico e la Fiera appartiene alla politica.
Quindi prima di doversi dimettere la Commissaria Livreri compie l’ultimo gesto a garanzia del progetto di rilancio e liquida l’Ente con delibera commissairale.
A SETTEMBRE 2006 la Commissaria avvocato Livreri METTE IN LIQUIDAZIONE L’ENTE FIERA!.
Ovviamente per gli addetti ai lavori la liquidazione è come un reset dell’Ente il quale, eliminate le sue patologie puo’ ripartire. Infatti, nel caso specifico, le patologie da eliminare erano l’ ingerenza pubblica (facendo entrare imprenditori privati) e il personale (gli attuali 38) assolutamente incompetentI e indaguatI. Personale che neanche in 10 anni di formazione avrebbe potuto essere consono alla missione dell’Ente.
Ma cambia l’assessore, va via Lo Monte (Mpa) e arriva Beninati (FI) e la determina commissariale di liquidazione finisce nel nulla – vaporizzata – e viene nominato con assoluta incoscienza un altro commissario, non veramente straordinario questa volta ma solo con la funzione di amministrare : Porretto, ex burocrate regionale in pensione, il quale si illude che – con lui -che ha l’investitura politica giusta : FI , il miracolo di possa compiere. Ma costui non rischia, non ha animus impresae e giustamente prudentemente conduce la barca per altri due anni sfruttando quanto di buono fatto dal suo predecessore ma senza impegnarsi piu’ di tanto e addirittura aumentando fisiologicamente il dissesto dell’Ente di almeno tre milioni di euro.
Da imprenditore nato in sicilia ma che da anni lavora in Romagna e che opera da molti anni nel settore Fieristico internazionale resto convinto che l’avv.to Giovanna Livreri, avendola conosciuta nel ruolo di Commissaria della Fiera, era la scelta giusta per cambiare, per girare pagina e la colpa è di tutti noi e degli imprenditori siciliani in particolare che quando è stata attaccata ( cosa che ci dovevamo apsettare succedesse visto come si mostrava fuoire dalle logiche spartitorie del potere politico) non abbiamo preteso che non si dimettesse e che le fosse dato ancora il tempo per portare a termine il difficilissimo compito che le era stato assegnato e che sono sicuro avrebbe portato bene a termine . Tolta lei è finto tutto. Quando i Siciliani compreso io, realizzeranno che non è solo la mafia dei pecorai il loro problema ma è anche quella seduta nelle loro istituzioni e che si ingerisce come un morbo e che distrugge quanto di buono possa farsi avanti , allora non consentiranno piu’ che sia l’assessore di turno a decidere della loro sorte e del futuro dei loro figli. Purtroppo con tristezza si deve assistere ad un continuo peggioramento della qualita’ e delle capacita’ dei figuri che di volta in volta si susseguono sulle poltrone istituzionali e di governo degli enti locali.
Onore quindi alle armi ad un Commissario come l’avvocato Giovanna Livreri che si era dimostrata un commissario veramente straordinario.