Presidente Lombardo non si preoccupi, noi non l’abbandoneremo mai!
Gentile Presidente,
noi siamo abituati a vederLa cadere sempre in piedi come un gatto. A vederLa sempre con il coltello
dalla parte del manico anche nel più scottante dei compromessi. Siamo abituati a vederLa usare astuzie
politiche alle quali neanche il più scaltro dei politicanti romani aveva mai pensato.
Quanti ora sarebbero capaci di ricordare una Sua uscita a vuoto che non fosse in verità una finta per
spiazzare gli avversari?
E tutti noi questo lo riconosciamo. Tutti noi Siciliani(sti), gruppetto del quale ci presumiamo umili
componenti. Tutti le riconosciamo doti politiche di notevole spessore. E tutti in fondo saremmo pronti a
qualche piccolo compromesso se questo potesse veramente dare respiro al nostro martoriato Popolo.
C’è una cosa soltanto però di fronte alla quale non possiamo indietreggiare. Un tipo di compromesso
che ci fa ribrezzo e che non riusciremmo mai ad ingoiare anche perché è proprio su questo tipo di
compromesso che si è basata l’eliminazione morale dei Siciliani.
Ci riferiamo al compromesso culturale. E Lei, gentile Presidente, non può scivolare proprio su
questo. Il compromesso culturale è l’unico tabù che non deve mai essere superato se si vuole veramente
salvaguardare l’identità di un Popolo. E Lei sta scivolando pericolosamente in questa direzione.
Ma per fortuna ci siamo noi, che corriamo in suo aiuto senza chiederLe niente in cambio. Che la
avvertiamo del pericolo che sta correndo per semplice e disinteressato amore della Patria. Con tutte
queste nostre associazioni che Lei spesso inavvertitamente rischia di schiacciare senza tanti
complimenti.
Perchè è ovvio che uno non può diventare Siciliano all’improvviso arraffando qualche libro in via
Etnea. Ha bisogno di tenersi in costante aggiornamento. E noi questo facciamo. Le permettiamo con i
nostri siti, i nostri blog, i nostri giornali, di tenersi aggiornato. La avvertiamo per tempo, se Vuole.
E questa volta ci sentiamo di farle notare che forse è stato un po’ avventato nel dichiarare recentemente
che “Per rinsaldare il legame con il Belpaese, bisogna far studiare l’italiano ai figli degli emigrati” [1].
Perchè questo è un argomento per l’appunto scivoloso, periglioso.
Perchè i nostri emigranti (ed i loro figli) sono gli unici che ancora si ritrovano come prima lingua il
Siciliano, che a chi è rimasto in Sicilia hanno impedito di imparare. Come Lei ben saprà anche in forza
di precise circolari ministeriali. A precisi progetti di riprogrammazione culturale.
Le sembra questo il momento di appoggiare certe iniziative che come unico obiettivo hanno il
completamento del genocidio culturale del Suo (nostro…) popolo?
E per giunta poi a sostegno di una associazione che ha sede guarda caso a Roma… Non sarebbe più
giusto occuparci da noi dei nostri fratelli emigrati in modo finalmente serio e fattivo, e senza
organizzare viaggi ed ozi da pagarsi poi con la carta di credito “aziendale”?
Ma veramente Lei si trova in sintonia con gente che dice di sentirsi rammaricata perchè “proprio nel
Bicentenario di Garibaldi, che salvò l’indipendenza dell’Uruguay, le autorità scolastiche del governo
più progressista della sua storia, hanno abolito l’obbligo di studiare la nostra lingua, dopo 60 anni!”[2].
Ma davvero dall’interno dell’MPA, dove sappiamo essere tanti che condividono appieno il nostro
pensiero, nessuno ha pensato ad avvertirla?
Non ci fraintenda. Noi non manchiamo di rispetto alla lingua italiana, che ci appartiene e che più di
altri popoli italiani abbiamo contribuito a forgiare. Ma non possiamo accettare che il nostro Presidente
offra il suo appoggio a quegli aguzzini che dopo aver costretto i nostri conterranei ad emigrare e ad
abbandonare la loro terra sono riusciti a raggiungerli finanche oltre l’oceano per continuare a torturarli
imponendogli anche l’oblio della loro cultura.
E che nella loro nequizia si permettono di richiamare alla memoria quell’assassino di Garibaldi. Guardi
che le Sue condivisibilissime parole sul nizzardo non le abbiamo scordate. O dobbiamo ricordarLe
anche quelle?
E pensare che sono anni che dal nostro sito proponiamo una legge sulla lingua siciliana e che offriamo il
nostro supporto senza volere nulla in cambio.[3]
Ma nessuno di questi autonomisti dell’ultima ora ha avuto il coraggio di cogliere la palla al balzo…
Ufficio Stampa,
L’Altra Sicilia