La macabra vicenda dei rifiuti tossici a Giardinetto

Orsara di Puglia, 28.01.2008 – Riesploso per molti come un fulmine a ciel sereno, il sito della più grande discarica di rifiuti tossici in Italia che insiste ancora oggi nella piana di Borgo Giardinetto sta calamitando una forte attenzione da parte di molti lettori già dal giorno in cui Antonio Gelormini firmava il suo primo articolo su queste stesse pagine (leggi l’articolo). Stupore e meraviglia anche tra diversi lucerini che hanno avuto modo di apprendere i particolari della macabra vicenda oggetto di un’inchiesta del giornalista free-lance Gianni Lannes che si occupa principalmente di inchieste legate al fenomeno dell’eco-mafia.

E a proposito di Lucera sembrano ormai avviati i contatti con i comitati di Troia e di Orsara e Castelluccio dei Sauri per portare anche nel centro federiciano un dibattito (magari rispettando il cliché della location individuata nell’aula consiliare) sulla vicenda alla presenza del giornalista già consulente nella bicamerale in materia di rifiuti tossico-nocivi.

Lannes il giorno dopo la sua venuta ad Orsara del 25 gennaio scorso aveva un altro impegno ad Orta Nova, dove pure montano le proteste per la realizzazione di una grande discarica di rifiuti tossico-nocivi.
Vicende che durante l’incontro tenutosi nel centro orsarese hanno anche risvegliato i ricordi di quella discarica che il Consiglio Comunale di Lucera stava per deliberare, da realizzarsi in contrada Del Sordo-Sequestro, in agro appunto lucerino, che vide proprio durante la seduta del giorno la presenza di cittadini di Orsara di Puglia. Tanto il problema ambiente teneva e tiene tuttora banco.
Dopo l’incontro organizzato dal dott. Edoardo Beccia nell’aula consiliare della città di Troia, di cui è primo cittadino, incontro a cui erano invitati i sindaci dei comuni interessati dal fenomeno visto che si parla di un raggio di incidenza di 80 km. quanto a rischio, venerdì sera se ne è tenuto un altro presso l’aula consiliare del Comune di Orsara di Puglia. Organizzato per la sera del 25 gennaio scorso dal gruppo consiliare “Alternativa Vera Orsarese”, per il quale era presente l’avv. Antonio Caraglia, ed avente per titolo “Rifiuti Industriali, Malati e Morti di Cancro”, il dibattito, «…che investe – come hanno tenuto a sottolinere gli organizzatori – le problematiche correlate ad una eventuale ipotesi di dissesto ambientale della piana di Borgo Giardinetto», ha visto la presenza dell’autore dell’inchiesta giornalistica, oltre che del sindaco di Orsara Mario Simonelli, dell’assessore provinciale all’ambiente Pasquale Pellegrino, dell’assessore alle attività produttive del Comune di Troia in qualità di delegato del sindaco Beccia ed una presenza foltissima di pubblico e di comitati provenienti anche dai centri viciniori, segno di quanto il problema sia sentito.

È stato un dibattito assai animato dopo la lunga storia raccontata da Gianni Lannes in un’aula caratterizzata da un clima di suspance, vuoi soprattutto per le numerose immagini che scorrevano davanti agli sguardi allibiti dei presenti.
Il Frizzo ha voluto documentare ai suoi lettori i contenuti di quella serata che, da quel che si sa, troverà un seguito anche coinvolgendo altri comuni (si parla di 43 centri della Capitanata interessati dalla questione). Lasciamo quindi spazio alle parole di Gianni Lannes ed alla sua lunga storia, per terminare con alcuni interventi degli aministratori presenti.
È una prima parte molto corposa e suggestiva, da leggere armandosi di buona pazienza. A mano a mano il pezzo che state leggendo subirà delle aggiunte dei vari interventi venuti anche dal pubblico.

Ad introdurre è stato l’avv. Caraglia: «Da quel che avete potuto apprendere dalle notizie emerse in questi giorni – ha detto –, la situazione che insiste nella Piana di Giardinetto è molto preoccupante e vede (ahimé!) interessati quasi tutti i comuni del bacino. Noi stessi ne abbiamo avuta notizia da alcuni amici di Troia e con il nostro Sindaco abbiamo deciso di adottare una delibera. È stata formata una commissione, un gruppo di studio che interagisca che un comitato spontaneo subito creatosi per affrontare questo argomento spinoso che vede di fronte una grossa ipotesi di inquinamento ambientale che mette a rischio la salute della popolazione dei comuni interessati e che avrebbe già compromesso non poco le colture nei nostri terreni».

Gianni Lannes: «Io entrerei subito nel merito, perché è una questione molto delicata. Vi mostrerò alcune immagini mentre cercherò di raccontarvi questa storia. Queste immagini sono state scattate da me nel maggio del 2007. Ho ricevuto la segnalazione di un amico, il quale mi ha chiesto di occuparmi di questa vicenda. Mi sono quindi portato nella località denominata appunto “Giardinetto”, in agro di Troia. In realtà a Giardinetto confluiscono molti altri territori, tra cui quello di Orsara di Puglia. Le immagini che scorrono si riferiscono ad uno dei capannoni all’interno della proprietà del signor Francesco Paolo Fantini ed eredi e mostrano rifiuti industriali provenienti da alcune regioni dell’Italia settentrionale, ma anche dalla provincia di Brindisi (ci sono infatti i fanghi dell’ENEL), così come dalla Germania e addirittura dalla Corea del Sud. Le quantità stimate ufficialmente ammontano a circa 50mila tonnellate. Ma questa è una sottostima, perché credo che non siano stati mai individuati tutti quanti i rifiuti.

Questa storia è iniziata il 30 ottobre 1996.
Una premessa è d’obbligo.
Io sono un giornalista investigativo e svolgo questa professione da 21 anni. Lavoro per molte testate giornalistiche italiane e anche per la Radio Televisione Italiana, la RAI per intenderci. Tutto quello che vi racconterò stasera è documentato. Documentato innanzitutto da un riscontro giudiziario. C’è stato un processo con una condanna in primo grado presso il Tribunale di Lucera, la cui Procura se ne è occupata. E poi è documentato da un’inchiesta giornalistica vera e propria che è ancora in itinere. Io ho ricostruito un po’ tutta la vicenda sulla base degli atti giudiziari e tecnici della amministrazione provinciale. Ma quello che soprattutto mi preme è il lavoro ancora in corso per ricostruire le storie delle persone che si sono ammalate e di quelle che sono decedute.

In questa provincia, come sapete, vivono circa 720mila persone. Alcuni epidemiologi a cui ho sottoposto questa storia hanno fatto una stima: hanno stimato che almeno 43 comuni della provincia di Foggia sono a rischio, perché c’è una probabile contaminazione. Ovviamente bisognerebbe fare uno studio epidemiologico ed alcuni giorni fa io ho sottoposto la richiesta al presidente della amministrazione provinciale Carmine Stallone, un medico della Casa Sollievo della Sofferenza, il quale ha manifestato immediata disponibilità.
L’area su cui insiste questa immensa discarica si estende per circa 27 ettari di rifiuti visibili. In realtà la proprietà è grande 70 ettari. Noi sappiamo, da testimonianze di alcuni operai, che hanno interrato nottetempo i rifiuti pericolosi e sappiamo anche i punti dove sono stati interrati, a circa 10-20 metri di profondità. Ora vi chiederete: “Come mai nessuno si è reso conto di questo andirivieni in pieno giorno ed anche di notte?”. Ci sono decine di testimonianze di cittadini e di residenti a Giardinetto che hanno anche segnalato la cosa alle autorità istituzionali ed anche alle forze dell’ordine. Io, per esempio, ho qui degli esposti firmati da decine e decine di cittadini finiti in un cassetto e mai presi in considerazione. I rifiuti sono eterogenei: ci sono metalli pesanti…, mi ha colpito soprattutto la presenza del cromo, del cadmio e del piombo…, fanghi, ceneri… È impressionante! Ma non è tutto.

In questa immagine vediamo uno dei capannoni con dei sacchi di rifiuti provenienti dalla Germania: poi ce lo diranno anche le bolle di accompagnamento, ma, giusto per capire. Ecco, vedete questi sacconi? Qualcuno ha detto, in maniera irresponsabile, qualcuno che siede magari alla testa di un comune, che questi sono rifiuti innocui e che la situazione non è grave. Questo è irresponsabile da parte di qualche primo cittadino. […] Qui è in gioco la salute umana e nessuno di noi giornalisti, compreso coloro i quali mi hanno aiutato a ricostruire questa storia che ancora non è finita, è qui per sollevare polveroni o per fare polemiche. Io non ho interessi di parte, non faccio politica, faccio inchiesta e cerco la verità. Cerco di dare la parola ai cittadini che non hanno parola e che non hanno la possibilità di difendersi. Qui è in gioco non soltanto la qualità della vita, ma anche la qualità dell’ambiente, la salvaguardia ambientale che non è fatta soltanto di parole e di promesse.

Questi rifiuti sono qui praticamente dal 1996. Questa attività illegale si è protratta fino al 5 luglio del 1999 quando il NOA Carabinieri, alla presenza di alcuni tecnici della amministrazione provinciale e della ASL ha posto sotto sequestro il sito di proprietà Fantini. Fantini è deceduto recentemente. È un imprenditore nato in Abruzzo che ha fatto fortuna a Lucera. Un signore che nel 1996 si è messo in società con un tale Giuseppe De Munari, […]. È stato condannato in primo grado a Lucera nel 2002 a un anno e due mesi di carcere… Non ha scontato neppure un secondo di galera. […]

Scorriamo ancora le immagini e chiediamoci: com’è potuto accadere? Centinaia e centinaia di TIR che dal 1996 al 5 luglio del 1999 sono arrivati impunemente ed indisturbati in località Giardinetto, in questa ex fornace Fantini, ed hanno versato sui piazzali, nei capannoni e nel sottosuolo migliaia e migliaia di tonnellate di rifiuti altamente pericolosi. Rifuiti letali, rifiuti che uccidono senza far sconti a nessuno. Rifiuti che sono stati dispersi nell’atmosfera. Rifiuti che sono entrati nella catena alimentare. Pensate, questa è un’area che si estende per 70 ettari e attorno a questo sito ci sono delle coltivazioni: si coltivano ortaggi, ci sono campi di grano. C’è gente che vive.
In questi mesi sono venuto da queste parti in incognito ed ho visitato queste case. Ho incontrato queste persone. Adesso posso dire una cosa, perché ho raccolto la documentazione e non soltanto le storie; qualcuno non c’è più, se n’è andato, gli ultimi morti, due, risalgono a qualche giorno fa. Persone che mi hanno fornito anche la documentazione clinica. Pensate, addirittura il comandante della Stazione Carabinieri di Troia, Giuseppe Mastrulli, che si è occupato di questa vicenda ed è uno di quelli che effettuò il sequestro del sito, si è ammalato, ha un “linfoma non Hodgkin” e non sa quanti mesi di vita gli rimangono.

Vedete questa collina? Sembra innocua no? Ma pensate: la pioggia, il vento, hanno disperso queste sostanze inquinanti per più di dieci anni, sono finite nei campi, sono finite negli organismi viventi, negli organismi umani. Io mi chiedo: ma dov’erano le istituzioni sanitarie in questa provincia? Io so, io so perché ho le prove, che sapevano e che erano perfettamente informate sui fatti. […]
Io sono un giornalista, non sono uno che può risolvere i problemi, non sono un politico. Io vorrei un po’ di giustizia, un po’ di verità. Vorrei che i responsabili pagassero, ma non soltanto bonificando quel sito che continua a fare danni e ad uccidere mentre la popolazione non è assolutamente al corrente dei rischi e dei pericoli: qui è in gioco la vita umana e se vogliamo anche l’economia. Questa è una terra meravigliosa e va preservata. Vanno preservate la sua storia, le sue ricchezze naturali, ma non in questo modo. Questo non è sviluppo. Questo non è progresso. Questo è un inferno.

Questa immagine mostra un piazzale di cemento. Qui sotto ci sono rifiuti tossico-nocivi. Guardate cosa hanno combinato a distanza di più di dieci anni! Qui è stato creato uno stagno artificiale. C’è una condotta sotterranea che da uno dei capannoni si diparte e finisce in questo stagno. Hanno anche realizzato un canale artificiale che è in comunicazione con il torrente Sannoro che, come tutti sanno, è un affluente del fiume Cervaro che, a sua volta, si getta nel golfo di Manfredonia. Quanti contadini non sanno di questa situazione di inquinamento e utilizzano le acque di questo torrente o del fiume per gli ortaggi? Ci sono stati mai controlli sanitari veri, autentici? Non risulta agli atti, altrimenti questa situazione sarebbe stata risolta.
[…] Ho lavorato anche all’estero e sono un esperto di traffico internazionale di rifiuti tossico-nocivi e radioattivi. Sono stato in Somalia, per esempio, dove abbiamo esportato un sacco di robaccia, dove due giornalisti sono stati ammazzati nel 1994 (Ilaria Alpi e Miran Hrovatin) perché avevano scoperto che cosa accadeva: i nostri rifiuti industriali, quelli più pericolosi, li portavamo lì.

Torniamo alle immagini. Vedete i campi coltivati? Perché, per esempio, la Provincia non ha mai realizzato uno studio epidemiologico? Eppure sapeva. Sapeva dal 1996. Perché il sito non è mai stato messo in sicurezza? Perché non è stato bonificato? Perché i responsabili non hanno pagato? Vorrei mostrarvi qualche immagine particolare… Questo ragazzo ha 19 anni, si chiama Antonio Cornacchia. Gli hanno asportato un polmone. È nato nel 1988 a Giardinetto. Anche sua sorella recentemente s’è ammalata. Stessa patologia. Questa è la sua cartella clinica. Il 17 novembre 2007 ha sporto una formale denuncia al Comando Provinciale dei Carabinieri. Che responsabilità aveva di questa situazione? Perché nessuno l’ha informato? Queste sono le sue lastre. E questa è la denuncia. Come vedete noi giornalisti non ci mettiamo niente. Questa è soltanto una ricerca di verità.

Io mi chiedo: come mai tanti miei colleghi che vivono e lavorano in questa provincia non si sono mai occupati di questa problematica? Perché non hanno mai aperto un’indagine? Ed è molto strano, perché io ho fatto una trasmissione per RaiUno l’11 novembre 2007, dopo l’inchiesta preliminare. Siamo andati in onda. Abbiamo raccontato alcune storie, uno stralcio dell’indagine… E non è accaduto nulla. Siamo alla fine di gennaio ed io attendo ancora dalle istituzioni delle soluzioni a questo problema. Io ho chiesto delle cose, qualche giorno fa… Mi auguro che il Presidente, che è una persona di parola, tenga fede a quanto ha promesso. Ma in fondo ha promesso a voi, perché voi siete nati qui e questa è la vostra terra, la vostra vita.

Un’altra immagine: Giorgio Carlomagno. È morto a tre anni: “linfoma non Hodgkin”. Nato anche lui a Giardinetto. Questi sono i genitori di Giorgio. Anche loro chiedono verità e giustizia. Non c’è una casa, una famiglia dove non ci sia un morto o delle persone che si sono ammalate. Queste persone mi hanno raccontato una cosa: mai nessuno è venuto a trovarli o si è preoccupato dei loro problemi. Mai nessuno. Abbandonati a se stessi. Eppure siamo a poche decine di km. dal capoluogo provinciale!?!
Questo signore ha perso, nell’ordine: la figlia e il marito. Ed anche lei è malata di cancro. Vive a Montecalvello Giardinetto da sempre. Si è sposata e viveva con i suoi affetti. Ora è sola. Questo è il dott. Monaco di Orsara, uno dei primi medici che ho contattato, perché il mio interesse era anche quello di cominciare a ricostruire i casi clinici. E i medici di base sono quelli che in paese hanno il polso della situazione. Il dott. Monaco ha molti pazienti di Giardinetto. Lui ha cominciato a raccontarmi delle neoplasie presenti in questo paese che conta circa tremila residenti. Un paese che ha subito un forte calo demografico. Io credo che se le stime e gli atti ufficiali sono esatti, la situazione si è quasi dimezzata in ventanni. Questa è un’altra signora che si è ammalata di cancro… Altre cartelle cliniche…

Sabato scorso ho fatto una conferenza a Troia ed ho avuto un confronto dialettico con il sindaco Edoardo Beccia, che è un medico tra l’altro. […]
Questo signore, questo sindaco di Troia, dice che noi solleviamo polveroni. Lui sabato si è dovuto ricredere. Diceva di non sapere. È stato sindaco per molti anni nel suo paese. Un medico. Anche lui ha molti pazienti, tra cui il Maresciallo Mastrulli ed altri che si sono ammalati e molti altri che invece sono deceduti, sempre a causa di neoplasia ovviamente.
Ora mi fermerei con le immagini e partirei con un dato di fatto. Questo dato di fatto è un documento di natura giudiziaria, un rapporto inviato al Procuratore della Repubblica presso la Procura Circondariale di Lucera il 3 dicembre del 1997. Lo firmò il Comandante di quella che all’epoca si chiamava Polizia Faunistica Ambientale, il qui presente Luigi Marino, ed informava l’Autorità competente territorialmente di quello che stava accadendo a Giardinetto. Io torno spesso su questo documento e non lo cito a caso, perché se questa situazione fosse stata bloccata sul nascere nel 1997 probabilmente oggi non saremmo neanche qui. Probabilmente non ci sarebbero state tante persone ammalate e tanti morti. Voi mi chiederete: “Ma come si fa a stabilire un nesso di causalità?”. È possibile. È possibile anche fare delle stime che dal punto di vista scientifico sono molto attendibili. Ci sono delle patologie tumorali che possono nascere soltanto dalla presenza o dal contatto con alcuni agenti inquinanti. Mi sono preso la briga di sottoporre questo caso ed alcune situazioni particolari a degli esperti epidemiologi, con l’intento anche di fare avviare, dal punto di vista legale, delle cause pilota. Delle cause in cui noi saremo in grado di dimostrare il nesso di causalità, la presenza di quei rifiuti industriali con le patologie. Ci sono casi di riferimento come quello particolare di Giorgio Carlomagno morto a tre anni.

Il mio primo obiettivo fondamentale è quello di dare informazione cercando di onorare la mia professione. Vi assicuro che da quando sono qui e mi sto occupando di questa situazione ho avuto molti impedimenti. C’è qualcuno che mi consiglia di smettere, qualcuno che mi consiglia di andare in vacanza. Il mio intento non è quello di sollevare polveroni.
È importante questo rapporto di Polizia Giudiziaria. È molto importante ed è stato anche molto sottovalutato. Sono abituato a portarmi dietro i documenti perché c’è sempre qualcuno che si alza e dice: “Non è vero”. Ho qui un esposto dei cittadini di Giardinetto datato 28 maggio 2006 e firmato da 37 residenti, alcuni dei quali sono deceduti. Questo documento è indirizzato all’Arma dei Carabinieri “Nucleo Operativo Ecologico” di Bari, ai Carabinieri di Troia ed all’Ufficio Igiene di Troia. Non è successo praticamente nulla. Abbiamo addirittura le analisi del Presidio di Prevenzione (Settore Chimico e Ambientale). Analisi che parlano chiaro della presenza di cadmio, cromo, mercurio, rame, solventi organici e clorurati, di oli minerali, zinco eccetera. Siamo al 5 luglio del 1999 quando avviene il sequestro. Il processo inizia soltanto nel 2002. I reati contestati sono sedici. Qualcuno sa che i reati ambientali dopo quattro anni vanno in prescrizione. Il processo, poi, si conclude nel 2004 con la condanna a un anno e due mesi di reclusione per Giuseppe De Munari. Il signor Fantini e uno dei suoi figli se la scampano perché i reati erano andati in prescrizione. Però da questo processo madre scaturiranno altri due procedimenti giudiziari per i quali il signor Fantini, noto imprenditore, chiederà il patteggiamento. Quindi se la caverà praticamente pagando una multa. La Corte d’Appello di Bari, in seguito, annullerà la sentenza di condanna in primo grado per vizi di forma e finisce in una bolla di sapone.

Io mi sto prodigando per far riaprire un nuovo procedimento giudiziario perché ho scoperto, e adesso posso anche documentarlo perché ho le prove e so con esattezza dove sono (e ho anche delle testimonianze) i rifiuti che non sono stati mai individuati e non sono mai stati sequestrati. Sono nel sottosuolo, ad una profondità variabile fra i dieci e i venti metri, all’interno della proprietà Fantini che si estende, come ho già detto, per 70 ettari. Siamo davanti, per estensione territoriale e per variegata tipologia di rifiuti, alla più grande discarica di rifiuti industriali presente attualmente in Italia. Io faccio sempre una comparazione con l’Abruzzo perché l’anno scorso, in quella regione, il Corpo Forestale dello Stato ha individuato alcune discariche industriali della Montedison molto pericolose, come questa. Ma molto più piccole: si tratta di discariche di quattro o cinque o sei ettari di estensione territoriale. Lì qualcuno si è prodigato e c’è stato il sequestro. Ora c’è il procedimento giudiziario. Lì sono stati individuati immediatamente i responsabili e sono state messe in sicurezza queste discariche.

A Lucera tutto questo non è avvenuto. […] Il grave errore, a mio avviso, è stato quello di non mettere in sicurezza questo sito al momento del sequestro. E poi la mancata bonifica… Secondo alcuni esperti ci vorranno circa 50 milioni di Euro per bonificare quell’area. Qualcuno si chiederà: “Ma chi li tirerà fuori questi soldi? I cittadini? Gli enti locali? Lo Stato?”. Lo Stato non ha questi soldi in questo momento. Io ho consultato alcune fonti governative giorni fa e mi hanno detto che non ci sono soldi per bonificare Giardinetto attualmente. E allora chi? I responsabili? E come? Avviando un procedimento giudiziario. Non ci sono altre strade purtroppo.

Nel processo nessuna autorità istituzionale si è costituita parte civile: né la Provincia e neppure gli enti locali. Alcuni sapevano, altri hanno fatto finta di non sapere e si sono girati dall’altra parte. E questo è indecoroso, perché chi siede su quelle poltrone rappresenta i cittadini, gli interessi dei cittadini e, in questi casi, sono interessi vitali. Io so che in questo paese sono decedute tantissime persone. Ci sono tantissime neoplasie in questo paese. Anche i ragazzi… Io non sparo a casaccio. Non voglio citare i nomi per non violare la privacy. Io sono perfettamente a conoscenza: conosco i nomi, i cognomi ed anche le cartelle cliniche. Ma per rispetto a queste persone io questa sera non parlerò dei residenti di Orsara.

Ancora qualche informazione. Questi signori, nel 1993, creano una società ad hoc denominata “I.A.O.” (Industria Agricola Olearia). La ragione sociale di questa società, inizialmente, riguardava la olivicultura. Pensate: “olivicultura”. Ovviamente dopo qualche tempo cambiano denominazione in “Industria Ambientale Organizzata”: responsabile legale Giuseppe De Munari, ma poi in realtà il proprietario è sempre il signor Francesco Paolo Fantini. Io ho un ultimo documento che mi è pervenuto da questa società, che adesso si fa viva nuovamente in quanto il sito è stato dissequestrato recentemente e questi signori, come se niente fosse, tornano alla carica perché ovviamente vogliono riprendersi questo sito. Io non vedo serietà in questa cosa. Ho fatto analizzare i documenti della I.A.O. a degli esperti e ancora una volta c’è da dire che ci prendono in giro.

Io ho chiamato la proprietà Fantini. Sono tre mesi che aspetto una risposta. Nessuno si è fatto ancora vivo. Voglio solo fare loro delle domande. Vorrei capire sino a che punto si spinge il loro senso di responsabilità civile e morale. Vorrei anche capire quando, finalmente, le istituzioni locali difenderanno i legittimi interessi dei cittadini e quando, da quale data, cominceremo ad operare per la salvaguardia ambientale. Tutti quanti hanno in bocca le belle parole di “ecologia”, “protezione della natura”. Questa è soltanto teoria, però poi in realtà ciò non accade. Io sono qui, stasera, per dare delle informazioni, ma soprattutto per rispondere alle vostre domande. Abbiamo con noi l’assessore provinciale all’Ambiente Pasquale Pellegrino, il sindaco di Orsara Mario Simonelli. Abbiamo anche il responsabile tecnico della Provincia, una persona che conosce molto bene i fatti perché se ne è occupato direttamente. È un geologo. Abbiamo il Comandante della Polizia Municipale Luigi Marino, colui che ufficialmente, a far data dal 3 dicembre del 1997 ha segnalato la questione alla Procura della Repubblica di Lucera.

Vorrei porre una domanda all’assessore Pellegrino. Vorrei capire concretamente, e qui abbiamo tanti cittadini presenti, quando la sua amministrazione avvierà uno streaming sanitario sulla popolazione per capire fino a che punto si è spinto l’inquinamento ambientale. Quando partirà uno studio epidemiologico?

Pasquale Pellegrino: «Dopo quello che ha detto il dott. Lannes sono rabbrividito. Sembra di stare in un cimitero. Per quanto riguarda la storia la Provincia, già dopo il 1996, dopo la lettera che ha fatto il comandante Luigi Marino, il sequestro l’ha fatto qualche anno dopo la Provincia di Foggia. Cetamente noi saremo vicini e tutto quello che c’è da fare lo dobbiamo fare. Tecnicamente spiegherà tutta la procedura il dott. Dattoli. Anch’io avevo pensato a dei contributi a livello ministeriale. Però ora ci vuole lo studio immediato e vedremo come fare sia come ente Provincia che come Regione Puglia che andrà interessata. Lei ha detto che le istituzioni evidentemente a quell’epoca non si sono costituite. Questo non glielo so dire: 1996/1997… Però dico che oggi, per tutte quelle controversie che ci sono noi ci costituiremo parte civile. Per discariche così abusive noi ci costituiremo parte civile. Ora il problema esiste. Noi vogliamo stare vicini alla cittadinanza e a tutti quei comuni che sono interessati. C’è stato qualche malinteso o frainteso con la struttura amministrativa. È stato ricevuto dal Presidente Stallone che si è impegnato per qualla richiesta che lei ha fatto. Farò anche stasera da portavoce. Io mi scuso di non essere stato a Troia (in un precedente incontro, ndr), ma sono stato impegnato in un fatto gravissimo. Come ho detto anche a lei stamane, è anche il caso che come Provincia facciamo un coordinamento per tutti i comuni e vedere quale linea seguire. Sono cose serissime, molto allucinanti. Io ho lavorato dieci mesi a Borgo Giardinetto, dal 1964 al 1965. Allora era la fornace “ALA-RDB”. Continueremo ad impegnarci per questo fatto gravissimo.

Avv. Antonio Caraglia: «Voglio ricordare che il Presidente Vendola non è qui perché purtroppo gli hanno consegnato tardi l’invito rivoltogli promettendo che nel prossimo futuro parteciperà».

Gianni Lannes: «Vorrei fare una domanda al dott. Dattoli. Vorrei sapere cosa si può fare per mettere in sicurezza quel sito. Vorrei che rispondesse esclusivamente a questa domanda».

Dott. Dattoli: «La messa in sicurezza può essere di due ragioni: definitiva o provvisoria. Poi, in ultimo, viene la bonifica. Stiamo aspettando che venga completata la prima fase, cioè quella dell’indagine preliminare. È stato già fatto uno screening di base attraverso cui ci annuncia la quantità di rifiuti che sono stoccati in quel sito. La nostra intenzione è di estendere una terza e quarta matrice ambientale. C’è un punto, per esempio, dove il Torrente Sannoro lambisce la proprietà in questione. Si tratta di verificare a che distanza i sedimenti fluviali hanno concentrazioni significative. L’altra matrice è il suolo agrario. Faremo un semicerchio per verificare se ci sono degli accumuli nella matrice suolo. Anche per le colture, essendo di carattere stagionale, va verificato se vi sono tracce di questi contaminati».

Gianni Lannes: «Posso chiedervi quali sono i tempi per realizzare tutta questa progettualità? Sono passati 12 anni».

Dott. Dattoli: «Ho saltato una fase. Nella parte dell’indagine preliminare, qualora si rinvengono delle sostanze particolari vanno adottate delle misure di emergenza per confinare la punta di contaminazione. Quindi se quella fase di screening rivela una serie di fonti di contaminazione mi pare ovvio intervenire con misure di emergenza».

Gianni Lannes: «Io insisto che lo screening vada fatto subito sulla popolazione per capire il rischio a cui sono esposti ed eventualmente fare prevenzione. E questo bisogna farlo subito. Poi va fatto, ribadisco, uno studio epidemiologico, ma bisogna interpellare organismi scientifici altamente qualificati e super partes. […] La domanda che vorrei fare al sindaco Simonelli è la seguente: vorrei sapere da lui, concretamente, cosa intende fare per garantire la sua cittadinanza ed il suo territorio. Vorrei una risposta secca».

Mario Simonelli: «Sì, la risposta sarà secca, però se ci vogliamo confrontare e garantire certe cose, deve dare anche l’opportunità di poter parlare. Nel precedente incontro noi abbiamo sollecitato il sindaco di Troia a fare un tavolo istituzionale di partecipazione non solo dei sindaci, ma anche delle istituzioni e degli enti preposti al controllo e alla competenza. È importante la presenza della Provincia e quella della Regione. Perché questo? Perché in quel layout che è stato fatto, che è sempre di parte, bisogna intervenire celermente in quanto gli enti preposti al controllo, quindi l’ARPA e la Provincia, devono verificarificare quel layout presentato».

Gianni Lannes: «Ho qui il documento di cui trattasi, datato 10 ottobre 2007 e redatto dal dott. Balice per conto della I.A.O., il cosiddetto piano di riqualificazione e risanamento. È un documento abbastanza ridicolo. Vi leggo le conclusioni: “Si nutre una notevole fiducia che i risultati analitici eseguiti forniranno risposte adeguate, ossia risposte in termini di concentrazione inferiore alle concentrazioni-soglia di contaminazione. Tale fiducia è sostanziata dal fatto che le aree esterne risultano tutte […] e che, come risulta dalla relazione idrogeologica il sottosuolo risulta costituito da strati di argilla in parte con spessore di varie decine di metri”. È chiaro? Mettono già le mani avanti. Ma il punto non è questo. Non è che si può ingannare la gente con i tecnicismi. Io mi occupo di questa materia da più di vent’anni… Qui, e per il momento non posso rivelare la mia fonte che è autorevolissima, parlo di un epidemiologo italiano di chiara fama che si occupa solo di questo a livello internazionale, il problema è che questo inquinamento a livello locale è entrato praticamente nella catena biologica. C’è un’area praticamente a rischio che, da Giardinetto si estende per un raggio di 80 km. Il vento, per esempio, non fa sconti a nessuno. Pensate ai venti che ci portano sabbia addirittura dal Sahara. Circa quelle sostanze inquinanti, alcune delle quali sono estremamente volatili, come quelle che sono sui piazzali, nelle foto del 1997 vi erano colline di rifiuti industriali che nelle foto del 2003 risultano più che dimezzate. Io ho la testimonianza di agricoltori e di cittadini che vivono in quei luoghi. Mi hanno raccontato che hanno raccolto, tra i pomodori, quelle sostanze inquinanti, tra i campi, nel grano… E questo processo di inquinamento va ancora avanti. Sono trascorsi 12 anni.

Io penso: nel 1997, il 3 dicembre, c’è un rapporto di Polizia Giudiziaria della Procura di Lucera; si poteva bloccare questo business. […] Ma le vite umane hanno un presso economico secondo voi? Ma anche se si fosse trattato di una sola vita umana… Chi può escluderlo? Ma qui parliamo di centinaia di vite umane. Io vorrei fare una domanda ad una pesona, vorrei chiamarlo in causa perché sa far bene il suo lavoro e soprattutto è la memoria storica di questo territorio e vorrei chiedere a lui se questa mia considerazione ha un valore. Se questo rapporto del 1997 fosse stato preso seriamente in considerazione si sarebbe potuto bloccare questo traffico illecito di rifiuti già allora? E lo chiedo appunto al comandante Luigi Marino».

Luigi Marino: «Certamente sì, perché com’è successo in altri casi in cui la Magistratura è intervenuta più direttamente si è avuto sia il blocco che i conseguenti e conclusivi arresti alla chiusura del procedimento. Purtroppo oggi paghiamo lo scotto. Forse non siamo stati molto bravi a portare avanti quella nota del 1997, comunque dopo due anni la Provincia, con la collaborazione del NOE e dei Carabinieri è riuscita a bloccare il traffico e la movimentazione dei rifiuti. Purtroppo, come spesso succede in questi casi, la questione è rimasta imbalsamata fino a questo punto, con tutte le conseguenze del caso».

Gianni Lannes: «L’11 novembre scorso la vicenda è stata oggetto di una trasmissione televisiva su RaiUno che io stesso ho curato. La cosa strana è stata che la proprietà, due giorni dopo la messa in onda della trasmissione, ha mandato i suoi operai a chiudere il sito. C’era un cancello che era spalancato. Quando sono arrivato con la troupe della Rai anche loro si sono meravigliati. Io c’ero andato prima, in primavera, quando ho scattato le immagini che avete visto. Impressionante, perché noi abbiamo girato indisturbati. Siamo stati lì alcune ore e vi assicuro che non c’era nessuno. Poi siamo tornati con la televisione ed abbiamo girato le riprese per più di due ore. E soltanto dopo la messa in onda del servizio questi signori si sono preoccupati di chiudere il cancello. […] E attendo ancora da loro una risposta».

Mario Simonelli: «Vorrei dire qualche altra cosa. Innanzitutto, seguendo l’evoluzione della vicenda, ci siamo trovati di fronte ad una gigantissima operazione di Polizia Giudiziaria. Il NOE, la Polizia Provinciale e il Dipartimento di Prevenzione della ASL di Foggia hanno messo in atto appostamenti anche notturni e, una volta completata questa indagine, c’erano gli elementi giuridici per poter chiedere il sequestro e quindi l’avviso di reato. E invece poi la cosa si è persa. La mia meraviglia è che quando c’è un intervento di Polizia Giudiziaria e se c’è un pericolo incombente, in un modo celere non bisogna assolutamente trascurare l’eventuale pericolo che proviene da un sequestro. Quindi è stata fatta una leggerezza, perché nel momento in cui è stata sequestrata l’area bisognava anche accertarsi dell’eventuale danno e prendere un provvedimento per la messa in sicurezza dell’area. Ora non so perché la Magistratura non…».

Gianni Lannes: «Io ho intervistato il PM Antonio Laronga che è stato il PM titolare dell’indagine. È venuto fuori che si è trattato di un errore tecnico, una sottovalutazione del problema. […] Vorrei spendere anche un’altra parola sui meriti. Indubbiamente ce ne sono a chi ha denunciato la cosa nel 1997 come Luigi Marino, ma non certamente alla ASL che, su questo, ha parecchio depistato. Ho una marea di documenti per dimostrarlo».

Mario Simonelli: «Dottor Lannes le voglio dire che dopo il referendum ci siamo trovati nel vuoto legislativo dove la competenza all’ambiente dalla ASL passava alla Provincia».

Gianni Lannes: «Per voi sindaci è fondamentale la chiarezza. Io non uso tecnicismi. Voglio farmi capire da persone che magari di questa materia non ne sanno granché: competenze, leggi… Io so soltanto, ed ho le prove per dichiararlo, che ci sono state delle irresponsabilità, a livello istituzionale, soprattutto della ASL competente territorialmente, di alcuni dirigenti in particolar modo. E questo per me basta. So anche che c’è stato un cittadino che ha avuto il coraggio di segnalare all’autorità giudiziaria personalmente questa situazione prima ancora che si muovesse tutta la macchina istituzionale. E vi assicuro che i cittadini non li ascolta nessuno. Non a caso ho fatto un esempio di un esposto presentato il 28 maggio 2006 da 37 cittadini residenti a Giardinetto, con nomi e cognomi e le firme. Cittadini che si sono esposti in prima persona. Questo esposto è rimasto in un cassetto. È stata mia premura andare a verificare in Procura se c’era stato quantomeno un fascicolo, un’indagine, uno stage… Niente. Vi assicuro: niente. Questo soltanto meno di due anni fa.

Io mi auguro tanto che i sindaci come lei sappiano difendere gli interessi dei loro cittadini, anche perché il sindaco è anche un’autorità sanitaria… Io sono arrivato a fare delle domande, senza premesse, e vorrei delle risposte. Io le avevo chiesto, prima, e lei non ha risposto: concretamente, da sndaco, per quello che le compete, lei cosa fa domani mattina per difendere i suoi cittadini e salvaguardare questo territorio?».

Mario Simonelli: «Concretamente noi non è che possiamo essere i paladini della situazione, anche perché è normale che la mia sensibilità è quella di poter lavorare per… Io dico una cosa semplice: oggi grazie a lei sta uscendo fuori una cosa che probabilmente rappresenta un pericolo…».

Gianni Lannes: «Io e lei ci siamo sentiti anche telefonicamente e le voglio dire che Gianni Lannes è un giornalista che fa questo mestiere da più di vent’anni. Lavoro per il Corriere della Sera, per L’Espresso, per Panorama, per la Rai… Io sfido chiunque a ssostenere che mi sto inventando delle cose. Io ho scoperto un problema. Sto facendo un’indagine e sto cercando di dare voce a cittadini che non hanno assolutamente la possibilità di difendere il loro diritto alla vita. Semplicemente questo. Devo dire che da parte di alcune istituzioni a livello locale c’è stato un aiuto, da altre no. E le assicuro che il settore sanitario ancora in questo momento mi sta boicottando, nel senso che non fornisce assolutamente informazioni, sono assolutamente impermeabili a questa problematica. Questo tanto per chiarire».

Mario Simonelli: «Il servizio sanitario, purtroppo, non va su supposizioni. Lei sta facendo un ottimo lavoro. Dopo l’iter della Magistratura sta uscendo fuori un bubbone…».

Gianni Lannes: «Sindaco, lei proprio vive a Giardinetto: come mai non si è mai preoccupato di questo problema? Lei era a conoscenza di questa situazione?».

Mario Simonelli: «Io sono a consocenza del sequestro dell’area… Ma lo sa che quando c’è un iter giudiziario lei non può fare proprio niente? Il dissequestro è stato fatto a ottobre. Oggi siamo a gennaio. Quindi non è che abbiamo avuto tutto questo tempo».

Gianni Lannes: «Io spero che lei sia in buona fede, però queste cose a me non le può raccontare, perché ho un po’ di esperienza e conosco perfettamente il diritto in questo caso. Allora le dico che anche se c’è un sequestro giudiziario c’è la possibilità di difendere realmente gli interessi sanitari di un territorio».

Mario Simonelli: «Io le dico solo una cosa. E cioè che noi stiamo partendo con un lavoro serio di indagine, anche cartaceo. Quei dati che lei ha detto io li ho richiesti…».

Gianni Lannes: «Lei perché non parte subito formalizzando la richiesta alla ASL di fare uno screening sulla popolazione residente…?»

Mario Simonelli: «Io le posso dire che ufficiosamente Orsara, a differenza dei dati che lei ha detto, ha un’incidenza dal 2 al 4 percento di morte per tumore. Dati ISTAT che ogni anno fanno il rilievo…».

Gianni Lannes: «Lo sa come lavora l’ISTAT? Mi sono preso la briga di battere tutti gli ospedali della provincia di Foggia, pubblici e privati, mi sono rivolto alle banche dati dell’ENEA… E parlo anche dell’Istituto Nazionale Tumori. L’ISTAT si limita a riportare semplicemente quello che viene registrato nei comuni. Cosa succede? Che una persona può morire anche di cancro, però la causa primaria che viene registrata è “arresto cardiocircolatorio”. E qualsiasi medico presente in questa sala glielo può spiegare tranquillamente. Per cui non si evince dalle statistiche ISTAT questa patologia tumorale».

Mario Simonelli: «In ogni caso bisogna fare ricerche subito, specifiche, con l’ARPA, controllando l’acqua e il terreno».

Gianni Lannes: «Mi scusi, ma allora io prima ho parlato al vento. […] Ho suggerito di rivolgersi ad un organismo scientifico super partes. In Italia ne esiste uno, per esempio, a Bologna, che a livello internazionale è tra i più qualificati».

Mario Simonelli: «Scusi, questo è un caso specifico e va quindi preso di petto. Poi, nell’insieme, c’è una prassi di controlli igienico-sanitari che è normalissima. Vengono fatti dei campioni a seconda di un programma regionale che si rifà alla Comunità Europea. Nella zona di Giardinetto ci sono delle attività che hanno autorizzazione sanitaria per la lavorazione dei prodotti orticoli. E queste attività hanno degli obblighi di certificazione e di controlli che vengono fatti. A tutt’oggi non è mai arrivato un certificato per le acque che parli di inquinamento. Qui si fa credere che queste aziende producono prodotti inquinati che non possono essere venduti».

Gianni Lannes: «Questa è una sua interpretazione. Io non creo allarmismi. Ho portato qui delle prove scientifiche, amministrative, tecniche… Se non avessi sollevato questo problema l’ASL competente quando avrebbe fatto questi controlli? Fra 50 anni?».

Mario Simonelli: «Ma io le sto dicendo che grazie a lei sta uscendo fuori qualcosa successivo al discorso del sequestro che a me fa piacere, però non bisogna andare oltre la misura».

Gianni Lannes: «Guardi che a un giornalista non è che può consigliare lei qual è la misura. Non dimentichi che il giornalismo, in una democrazia vera, è il cane da guardia del potere».

Servizio curato da Roberto Notarangelo

Fonte: www.ilfrizzo.it/Ambiente2006/Ambiente0910.htm