La nostra opinione sulle elezioni all’estero
“La legge Tremaglia è certamente da rivedere. “Tocca anche all’informazione italiana nel mondo, ai grandi e piccoli editori, stimolare i nostri politici su questo tema, che non può e non deve cadere nel dimenticatoio”
La nostra opinione sulle appena trascorse elezioni all’estero? In una parola: un disastro. E non ci riferiamo ai candidati che sono stati eletti o meno: i connazionali hanno deciso, e – che piaccia o no – questi saranno i 18 eletti oltre confine che ci accompagneranno per cinque anni, durante tutto il corso della legislatura.
Rimane tuttavia l’amarezza nel cuore, per quanto riguarda lo svolgimento vero e proprio del voto. Tante le irregolarità, spesso anche molto forti (vedi le schede taroccate a Castelnuovo di Porto, vedi i 120 mila plichi in più in Argentina – erano plichi, e non buste, non raccontiamoci balle – , vedi i voti comprati in Germania e – ne siamo certi – anche in tanti altri paesi), tutte cose di cui abbiamo parlato su Italia chiama Italia: addirittura sono stati messi in lista candidati che si erano iscritti all’Aire solo qualche mese prima delle elezioni.
La legge Tremaglia lo consente? Purtroppo sì. Un errore, secondo gli stessi addetti ai lavori e quelle persone che ogni giorno si occupano di italiani all’estero. Anche qui, bisognerà correggere tutto ciò che non va.
Come del resto bisogna rivedere anche il voto per posta. Lo ha detto persino Tremaglia, padre della legge che porta il suo nome: meglio istituire dei seggi nelle Ambasciate o nelle Sedi Consolari, ma anche – perché no – nelle scuole italiane, negli istituti di cultura, eventualmente anche in ristoranti italiani frequentati e conosciuti: meglio questo, piuttosto che avere centinaia di migliaia di schede che possono essere manipolate, rubate, comprate e vendute, sostituite, scambiate, falsificate. La stessa cosa hanno detto diversi parlamentari eletti e non, opinioni che noi abbiamo raccolto la scorsa settimana e che proprio Gente d’Italia ha pubblicato con un servizio a due pagine. Non solo: anche riguardo lo scrutinio delle schede, sono tutti d’accordo che Castelnuovo di Porto è ormai una scelta irripetibile: anche qui, scrutinio nei Consolati, con le dovute garanzie, e poi invio dei dati al Ministero degli Esteri.
Insomma, il voto degli italiani all’estero ha dimostrato ancora una volta che così com’è, non funziona.
Speriamo che il governo Berlusconi possa pensare anche a questo, speriamo che i 18 eletti all’estero si spremano le meningi per trovare possibili soluzioni.
Tocca anche all’informazione italiana nel mondo, ai grandi e piccoli editori, stimolare i nostri politici su questo tema, che non può e non deve cadere nel dimenticatoio.
Ricky Filosa – Gente d’Italia/Italia chiama Italia